L'arcivescovo e presidente della Cec alla vigilia della festa di San Vitaliano: «Non basta preservarci dal contagio, servono nuove economie»
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«I cento giorni della pandemia hanno causato alla nostra città una ferita profonda. Gli esperti ci dicono che ci vorrà molto tempo, molte risorse e molte energie. Saranno sufficienti il tempo, che ora scandiamo ancora in fasi in rapporto al decremento del contagio? Saranno sufficienti le risorse finanziarie ed economiche anche dell'Europa? Le risorse, senza idee e senza piani potrebbero non servire, così che anche le energie ne sarebbero frustrate se venisse a mancare una sana forza di cambiamento».
Lo scrive l'arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra monsignor Vincenzo Bertolone nella sua riflessione alla vigilia della festa di San Vitaliano, patrono di Catanzaro e dell'Arcidiocesi.
«Oggi – prosegue – il patrocinio di Vitaliano ci occorre non soltanto per preservarci dal contagio, ma per avviare nuove economie, indirizzare in determinate direzioni i flussi finanziari (penso al Terzo settore, che tanto ha potuto fare nella gestione dell'emergenza, grazie alle associazioni che hanno curato la distribuzione di viveri e generi di prima necessità, attraverso le cooperative sociali che hanno garantito i servizi nei luoghi più esposti al contagio, e molto altro ancora). Parliamo del futuro che ci aspetta, delle nuove attività da sviluppare, dei nuovi posti di lavoro da inventare nel settore della cura e dell'assistenza, nel rafforzamento del sistema sanitario, soprattutto locale, nei servizi educativi e culturali, nella manutenzione del territorio e nella rivitalizzazione di centri minori e delle aree marginali, nella produzione in forma collettiva di energia da fonti alternative, nello sviluppo del turismo, e in molti altri ambiti presenti e futuri. A san Vitaliano, grazie ai suoi valori ed al suo esempio, possiamo, dobbiamo chiedere di aiutarci a trovare il valore aggiunto della nostra Calabria e del Sud, terra a vocazione storico-culturale, filosofica, turistica, agroalimentare, ambientale. Possiamo pregare il santo Patrono di sollecitare chi ne ha i mezzi a ritrovare la propensione all'investimento, per un tenore di vita non da “fanalino di coda” perché noi stessi non ci possiamo permettere di continuare a pensare come prima della crisi».
«Come san Vitaliano, che decise di andare altrove dopo quanto gli era successo – conclude monsignor Bertolone – bisogna dare un po' di spazio alla fantasia creativa, per raccogliere senza filtri le istanze dei territori, costruire le priorità dei bisogni e gli ambiti più avvertiti di intervento, per comprendere le reali necessità della nostra Regione».