«È il momento di prosciugare il terreno a chi, per istinto di sopravvivenza e autoconservazione, ha dilaniato il Partito con lotte intestine e sterili guerre di posizione». Il primo cittadino della città metropolitana di Reggio, Giuseppe Falcomatà, prova a scuotere il Pd calabrese dal torpore causato dalla batosta elettorale, che l’ha lasciato tramortito con appena il 14,5 per cento di consensi, circa 5 punti in meno del già catastrofico risultato su scala nazionale. Una percentuale che garantisce l’elezione di appena tre parlamentari: Enza Bruno Bossio, Antonio Viscomi ed Ernesto Magorno, che è anche il segretario regionale del partito.

L'appello di Falcomatà ai sindaci

È proprio l’esito fallimentare dell’ultima tornata elettorale a dare energia alle rivendicazioni del giovane sindaco, che - dopo aver invocato, come di prassi, la solita “seria riflessione” -, lancia il suo j’accuse: «In Calabria il Partito democratico non vince più una competizione elettorale dal 2014. Le ultime grandi affermazioni risalgono alle amministrative reggine e alle regionali. Ora è giunto il momento che si prenda atto di quest’ennesima sonora bocciatura e si lasci spazio alle energie già presenti nel Pd, ed a quelle che si vorranno unire in questo percorso, per l’apertura di una fase politica nuova, costruita dal basso, capace di interpretare realmente i bisogni e le speranze di un popolo che oggi non si sente più rappresentato. In questo modo la Calabria potrà rappresentare concretamente un laboratorio politico nazionale per la nuova stagione del Partito Democratico».
Insomma, chi è d’accordo batta un colpo. L’appello è rivolto soprattutto ai sindaci, che ancora una volta vengono presi ad esempio della politica che funziona: «Persone che ci mettono la faccia e spesso pagano il conto di “consumazioni” di cui non sono responsabili. Sono i sindaci e gli amministratori locali ad essere al tempo stesso antenna e parafulmine del territorio, con pochi strumenti ed enormi responsabilità. Ecco, è da qui che si deve ripartire: dal coraggio della responsabilità».

 

 

La vecchia guardia del Pd nel mirino


Un messaggio forte e chiaro rivolto alla vecchia guardia ma soprattutto al segretario regionale, Ernesto Magorno. Quest’ultimo, dal canto suo, intesta la sconfitta a tutto il gruppo dirigente e si dice pronto a farsi da parte per affrontare la stagione congressuale, ma con la stessa tempistica che detterà Renzi a livello nazionale. In altre parole, finché l’ex presidente del Consiglio resiste, anche Magorno sembra intenzionato a restare in sella, sebbene il suo mandato sia comunque scaduto formalmente il 23 febbraio scorso.

 

Il centrodestra pensa alle regionali ma deve fare i conti con i 5s


Intanto, il centrodestra gongola e con la testa è già alle regionali del 2019. Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, infatti, si dice pronto ad affrontare la sfida per la presidenza della Regione, dando forma compiuta a una previsione che già da un po’ appariva scontata. Ma se fino a qualche tempo fa la strada sembrava tutta in discesa, grazie soprattutto ai demeriti degli avversari, oggi le cose sono più complicate, perché bisognerà fare i conti con gli astri nascenti della politica regionale, quei 17 parlamentari cinquestelle usciti dalle urne del 4 marzo, che questa volta, c’è da scommetterci, non resteranno a guardare.


Enrico De Girolamo