«Insieme ai colleghi sindaci abbiamo sempre affermato che il limite dei due mandati consecutivi fosse un'assurdità da rimuovere al più presto. Adesso è ancora più evidente alla luce della riforma che ha rimosso questo limite per i Comuni più piccoli e che vorrebbero farlo per i presidenti di Regione. Sarebbe più giusto lasciare ai cittadini la scelta, cosi come avviene per tutte le altre cariche elettive, valutando in piena democrazia se un sindaco ha fatto bene o male e se debba o meno essere riconfermato alla guida di una comunità». Lo afferma, in una nota, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, che è anche il responsabile per il Mezzogiorno e la Coesione territoriale di Anci.

«Il ritiro dell'emendamento avanzato dalla Lega in Commissione Affari Istituzionali - prosegue - è un fatto grave e significativo. È evidente che siano prevalsi ordini di scuderia alle legittime aspettative dei territori. Di positivo c'è che si è risollevato un dibattito che ha coinvolto tutte le forze politiche e che dovrebbe far riflettere. Da questo punto di vista ritengo che il Partito democratico, all'interno del quale militano i sindaci di tante importanti città italiane, possa assumere una posizione più netta a livello nazionale, abbandonando tiepidi tatticismi. Non si capisce perché se un principio democratico è giusto debba valere per tutti gli organi elettivi dello Stato, tranne che per i sindaci delle città medie e grandi. Se esiste un pericolo di incrostazioni, come è stato detto, dovrebbe valere dappertutto, non solo nei Comuni».

Decaro: «Battaglia che non si ferma qui»

A far da eco, le dichiarazioni del presidente di Anci, Antonio Decaro: «La partita sul terzo mandato per tutti i Comuni non si chiude qui perché l'Anci non lascerà cadere questa battaglia, che abbiamo condotto sempre in maniera unitaria. Dopo che, con il decreto Elezioni è stato abolito il limite di mandati per i Comuni sotto i 5mila abitanti e si è portato a 3 il limite di mandati per i Comuni fino a 15mila - aggiunge - ci è sembrato logico e inevitabile che la stessa questione si ponesse anche per gli ultimi 730 sindaci (sul totale di quasi 8000 in tutta Italia!) rimasti con il limite dei due mandati, cioè quelli dei Comuni sopra i 15mila abitanti».

Per il presidente Anci «la permanenza del limite solo sopra la soglia dei 15mila abitanti è irragionevole e crea situazioni insostenibili, come quelle di Comuni di popolazione quasi identica, magari distanti pochi chilometri uno dall'altro, i cui elettori non avranno però lo stesso diritto di confermare o meno il proprio sindaco. Noi - osserva - abbiamo sempre seguito una linea assolutamente istituzionale nell'avanzare la nostra richiesta, con deliberazioni sempre assunte all'unanimità ma la risposta a questo nostro atteggiamento è stata deludente perché una scelta che dovrebbe essere dettata solo da valutazioni sul buon funzionamento del governo locale e sul rispetto di un diritto fondamentale del cittadino elettore è stata condizionata da una prova di forza fra tutti i partiti dell'arco costituzionale. Così - rileva il presidente Anci - i diritti degli elettori di 730 Comuni italiani sono finiti ostaggi di uno scontro di Palazzo. L'opposto di quello che dovrebbe succedere. Questa è la politica che non guarisce dal proprio male e anzi lo aggrava, aumentando il distacco delle persone nei suoi confronti».