Il Movimento nazionale per la sovranità non abbassa la guardia sulla questione della soppressione del Tribunale di Rossano e chiama in causa il governatore Oliverio ed il PD, rei di aver assunto in merito alla questione giustizia nell’area ionica cosentina una posizione pilatesca. Tant’è che oggi il coordinamento sovranista provinciale di Cosenza, alla cui guida da qualche giorno è stato chiamato Luigi Pirillo, militante storico del Movimento Sociale Italiano e avvocato già in prima linea contro la chiusura del palazzo di giustizia bizantino, chiede che si stringano i tempi per «addivenire alla immediata riapertura di un Presidio di Giustizia e di Legalità che è stato eliminato contro ogni regola ed ogni logica, determinando così una fuga dello Stato da un territorio, quale l'area della Sila Greca e della media e bassa Sibaritide, che rappresenta una della realtà più importanti e più economicamente e socialmente sviluppate della provincia di Cosenza e di tutta la Calabria. E che, per questo, è particolarmente appetibile per la criminalità organizzata».

Se non si conosce Luigi Pirillo, si direbbe che è un fiume in piena. Chi invece ne conosce storia e vissuto, sa, invece, che il neo segretario provinciale sovranista - che non ha mai rinnegato le sue idee di uomo appartenente alla destra radicale post-fascista – ne ha ben donde di “cartucce da sparare” contro quel sistema che ha affossato il diritto alla giustizia nella Calabria del nord-est. “E’ solo l’inizio” si direbbe. 

«Una soppressione nonsense»

«A nessuna logica risponde la soppressione di un Tribunale, istituito nel 1865 – scrive Pirillo - posto a servizio di un circondario in cui ricadono venti comuni in un'area di oltre 1.500 kmq, con una popolazione di circa 150.000 abitanti e con un capoluogo, all’epoca Rossano appunto (indipendentemente dalla oggi vigente fusione con Corigliano), fra i più popolati di tutta la Calabria e sicuramente il più abitato dei comuni calabresi sedi di Tribunali non provinciali».

Ma se questo non bastasse, Luigi Pirillo trova (o meglio, rispolvera) altre “motivazioni” che a Roma (così come a Catanzaro e a Reggio calabria) proprio non vogliono sentire. «La soppressione del Tribunale di Rossano – dice - non risponde neanche ad alcuno dei criteri posti dalla legge delega sulla riforma della cosiddetta geografia giudiziaria». E questo perché i tempi di percorrenza verso la giustizia per l’area ionica cosentina si sono raddoppiata (differentemente da quanto previsto dalla riforma che i tempi li avrebbe dovuti ridurre!), così come anche la qualità della mobilità e dei trasporti tra Castrovillari ed il suo territorio giudiziario è tra le peggiori d’Italia. E poi c’è la mole di lavoro dell’ex Tribunale di Rossano che «vantava pendenze considerevoli sia nel settore civile che in quello penale, superiori a quelle dei Tribunali non soppressi».

«Negato il diritto alla giustizia»

Alla risultanza di tutto ciò ne viene fuori che «l’accesso alla giustizia risulta palesemente calpestato e reso irragionevolmente molto più oneroso con cittadini evidentemente discriminati, non giustificandosi il trattamento in tal modo loro riservato dallo Stato». E per il coordinatore provinciale del Mns a pagare le costose conseguenze della soppressione del tribunale sarebbe anche lo Stato (e quindi i cittadini tutti). Si pensi «all’aumento dei costi delle notifiche che, nei processi civili e penali, sono a carico dello Stato, sia in conseguenza degli spostamenti per grandi distanze e per tempi ben più lunghi cui è costretto il personale della Polizia giudiziaria (dipendente dallo Stato e dagli enti periferici) per recarsi presso il Tribunale di Castrovillari, sia in dipendenza degli spostamenti dei detenuti dal carcere di Rossano (il terzo più grande dei dodici presenti in Calabria) a Castrovillari» e di conseguenza tutto il sistema giustizia sarebbe stato inficiato da questo accorpamento “nonsense”.

Poi l’affondo contro Oliverio e il Pd

«Orbene – richiama Pirillo con ardito sussulto sovranista - è arrivato il momento di rimediare a tale stato di cose ed a questa situazione non più tollerabile. Lo Stato deve riconoscere il fallimento totale della scelta di chiudere il tribunale di Rossano. E deve rendersi conto che, nel contesto attuale, non è possibile continuare a mantenere senza la presenza di un presidio di giustizia un territorio in cui ora ricade la terza Citta più grande della Calabria, quella nata dalla fusione dei comuni di Corigliano e di Rossano. In ciò la Regione Calabria deve assumersi le proprie responsabilità. Deve svolgere un ruolo fondamentale che gli è proprio a difesa del territorio regionale… un ruolo, rispetto al quale Oliverio ed il governo regionale del Pd sono rimasti latitanti» Poi, l’assalto finale: «Il Movimento nazionale per la sovranità chiede a gran voce che tutti i soggetti politico-istituzionali (nazionali e regionali) presenti sul nostro territorio svolgano convintamente e senza ulteriori tentennamenti tutte le azioni che ad essi competono per determinare la riapertura del Tribunale di Rossano. E chiede, al contempo, che la Regione Calabria si assuma al riguardo le proprie responsabilità, per indurre il governo nazionale a riconoscere l’errore compiuto».  

 

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