Il senatore: «Ho scritto al presidente Conte affinchè si intervenga a tutela di questi lavoratori. Entro domani, confermano, la questione sarà risolta»
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Il senatore di Italia viva, Ernesto Magorno torna sulla questione Lsu-Lpu calabresi: «Nella giornata di ieri – dice - ho inviato una lettera al presidente Conte, per invitarlo a sanare entro il 31 dicembre il grave vulnus consumato ai danni degli lsu-lpu calabresi. Inopinatamente, la commissione bilancio prima e la Camera dei deputati poi, con l’avallo del governo hanno cancellato la norma di salvaguardia e di tutela per questi lavoratori. È tragicamente grave quanto avvenuto. Nel mentre, si toglieva certezza e prospettiva a tante famiglie, si distribuivano centinaia di milioni di euro in mance inutili a tanti deputati e lobbisti che assediavano e intralciavano i lavori parlamentari. Nessuno – aggiunge l’esponente Iv - può immaginare di scaricare sui sindaci o altri amministratori locali le follie legislative, i veti e l’inefficienza dei ministeri. I sindaci, non hanno scudi che li proteggono dalla Corte dei Conti. Ho chiesto un intervento del presidente del Consiglio che deve materializzarsi “hic et nunc” (qui e ora)».
I provvedimenti, a giudizio di Magorno, devono essere celeri: «Nella missiva avevo avvisato il presidente che in alternativa sarei stato costretto a valutare negativamente l’intera manovra finanziaria, non avendo i normali strumenti e le prerogative delle procedure parlamentari, strozzate dal voto di fiducia. La Calabria non può essere schiacciata e umiliata, non può essere abbandonata, non può essere derisa e oltraggiata. Non è possibile offendere oltre l’intelligenza dei calabresi calpestandone la dignità. I calabresi, non chiedono con il cappello in mano favoritismi legislativi».
Per il senatore «È tempo della dignità e della responsabilità non verso il governo ma nei confronti della Calabria. Una terra forte ma che spesso i suoi rappresentanti istituzionale hanno fatto diventare debole Una terra di uomini liberi, imprigionati dai bisogni che la politica non elimina ma alimenta. Una terra dove l’ascensore sociale fatica a funzionare; la meritocrazia è sostituita anche nelle università dalle appartenenze e gli ultimi e i non protetti vengono respinti, calpestati, umiliati e anche scacciati dalla loro terra per inseguire un futuro migliore. Un futuro, negato in Calabria, da chi controlla la scala sociale tenuta aperta prioritariamente per i sodali al sistema. Al sistema politico, al sistema accademico, al sistema, burocratico, al sistema economico. Un sistema unico, intriso di falso perbenismo e di patetico moralismo che vuole tenere ingabbiata la regione».
«Oggi – conclude - ho avuto rassicurazioni istituzionali che entro domani la questione sarà risolta. Mi fido delle istituzioni e quindi mi appresto a votare la fiducia. La fiducia nella vita è una cosa seria. Viene concessa ma può essere ritirata se tradita. Io non ci sto ai balletti della politica».