Il leader leghista nella conferenza stampa a spoglio elettorale ancora in corso rivendica la vittoria e mette sul tavolo il contratto di governo: «Ora avanti con le grandi opere». A cominciare dalla Tav
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Ha baciato il crocifisso. Come aveva fatto sul palco di Piazza Duomo, a Milano, al comizio con gli altri leader sovranisti. L’ha fatto di nuovo, se possibile in maniera ancora più ostentata, quasi a sfidare chi quel gesto lo aveva condannato ritenendolo strumentale, a cominciare da ambienti del Vaticano e dalla stampa cattolica. Matteo Salvini ha tenuto la sua conferenza stampa per commentare i risultati delle Europee stringendo la piccola croce nella mano destra, quando lo spoglio non aveva ancora raggiunto il 50 per cento delle schede scrutinate e le proiezioni davano la Lega al 32 per cento. Più che abbastanza, però, per ringraziare gli elettori e chi «da lassù aiuta il futuro del Paese e di un continente». «Qualcuno ha negato le radici giudaico-cristiane dell’Europa e io sono stato sbeffeggiato», ci tiene a rimarcare.
Ma il primo vero messaggio politico lo lancia agli alleati di governo, quel Movimento Cinquestelle che esce dalla consultazione europea cone le ossa rotte, sorpassato dall’odiato Pd e sotto il 20 per cento (aggiornamento alle ore 1,20). «Per quanto mi riguarda - dice Salvini ai numerosi giornalisti presenti – non cambierà nulla. Il mio avversario rimane la sinistra. Gli alleati per me restano degli amici con i quali domani si torna a lavorare serenamente». E spiega meglio il suo pensiero rimarcando che «la Lega non chiederà mezza poltrona in più». «Non ci saranno regolamenti di conti interni alla maggioranza - assicura -. Questa è una logica da vecchia politica che non mi appartiene. La mia parola vale più dei sondaggi, più dei voti. Il mio avversario non è in casa, ma è il Partito democratico».
Il ministro dell’interno mostra dunque un ramoscello d’ulivo agli alleati, ma con l’altra mano, forse proprio quella che brandisce il crocifisso, mette sul tavolo il conto per i Cinquestelle: «Una cosa però la chiederò - prosegue -: un’accelerata sul contratto di governo». Un contratto che ora sembra estendersi nei contenuti, finendo per ricomprendere come clausole obbligatorie tutti i temi più cari alla Lega, dalla sicurezza alla lotta all’immigrazione, passando per le «grandi opere bloccate». L’allusione alla Tav, sembra chiara, soprattutto quando Salvini allude al voto per le regionali in Piemonte, dove gli exit poll stanno annunciando un futuro governo di centrodestra (lo spoglio vero e proprio inizia domani), con Alberto Cirio nettamente in testa nei sondaggi post-voto. «Se la Lega vince in Piemonte – avverte Salvini – il messaggio degli elettori sarà chiaro: le grandi opere devono continuare».
C’è anche il tempo per considerazioni personali, legate alla campagna elettorale che si è appena conclusa. «Ho vissuto questa campagna con orgoglio - dice -, ma ho subito attacchi vergognosi. Questi milioni di voti mi ripagano di mesi di oltraggi, di processi, di denunce. Mesi di battaglia ad armi impari contro quasi tutto e tutti. L’unica parola che mi sento di dire è grazie».