Ersilia Amatruda spiazza persino se stessa e scende in campo nella competizione continentale (l'auspicava, ma non se l’aspettava). Figurarsi la sorpresa di alleati e stimati colleghi in Cittadella. Inevitabile il pensiero diretto ad una suggestiva scommessa di Giorgia Meloni
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Sorpresa pure lei. Anzi, soprattutto lei. L'auspicava, la desiderava, incassarla per davvero però è altra cosa. Tutta un'altra cosa. Figurarsi, in termini di sorprese, se la candidatura europea per Fdi di Ersilia Amatruda, responsabile Anticorruzione della Regione, potevano minimamente immaginarsela Ciccio Cannizzaro e Giusy Princi che con Ersilia Amatruda condivide la regnanza dell'assessorato alla Cultura ogni giorno gomito a gomito. Stima reciproca vera tra loro, giura chi frequenta meandri in Cittadella e non solo. Con relativa telefonata di auguri e un grandissimo in bocca al lupo al femminile per la corsa di tutte e due, con Forza Italia la vicepresidente e assessore alla Cultura e con Fratelli d'Italia di “Giorgia” la responsabile Anticorruzione e dirigente dello stesso dipartimento di cui Giusy detiene la delega.
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Un derby nel derby, al femminile e tutto interno al centrodestra di governo nazionale e regionale ma che nessuno si azzardi a farlo notare tantomeno alla “sergente di ferro” dell'Anticorruzione di Calabria. Solo clima disteso e nessuna competizione se ne ricava come ricevuta di ritorno. Sorpresa sì però, diffusa e stratificata a Palazzo. Della serie, una candidatura che scompagina da sé. E che solo il comando generale di Fdi, che di nome fa “Giorgia”, poteva tirare fuori dal cilindro.
Già, “Giorgia”. Difficile non pensare direttamente al premier e leader nazionale di Fdi in termini di genesi. Il resto è un dato tutto politico attorno alla candidatura che di politico, a ben vedere, potrebbe avere ben poco inteso in senso stretto e “notabile”. Meloni potrebbe aver visto in Ersilia Amatruda quel profilo a tratti ideale per scardinare l'immaginario del politico navigato ma fine a se stesso però. Non proprio casta, ma ci siamo capiti e in ogni caso tutt'altro rispetto ad Ersilia.
Amatruda quindi in prima linea e in campo per la società civile che non necessita di propaganda né di vetrina per farsi largo, è già in trincea e da anni ai vertici di delicati settori della pubblica amministrazione a Roma e in Calabria, prima di guidare l'Anticorruzione dall'aprile del 2019 (peraltro accolta con l'epigrafe poco rassicurante per i malintenzionati e cioè “sergente di ferro”). Una specie di “bagno popolare” per questa corsa europea di Fdi ma per niente populista, quella è altra roba. Una candidatura con radici passionali e civici importanti e che non dispiace affatto al mondo della Chiesa.
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Il significato politico (e non solo politico) della corsa di Ersilia Amatruda “rischia” però di essere anche qualcos'altro che un solo viaggio introspettivo dentro il popolo di Fdi che “Giorgia” intende estendere, rendere sempre più percettibile e popolare, aprendo porte e finestre. Un doppio messaggio che la premier e leader del principale partito del Paese manda ai naviganti, a tutti i naviganti sparsi in giro.
Il primo è di per sé, significante e significato assieme. La responsabile dell'Anticorruzione della Cittadella in campagna elettorale di fianco a tutti i concorrenti, che fanno un altro mestiere rispetto a lei. Non è poco a pensarci bene. Non ci sono nemici o avversari ma nemmeno alleati, ognuno corre per sé in questa tornata. Il secondo, di messaggio, è “figlio” del primo. Metodi, liturgie, leadership e “principati” di Calabria lasciamoli ai tempi andati. Se “Giorgia” ha una visione e una passione, procede. Anche inaspettatamente e senza avvertire, ma procede.