Una “mandrakata” a favore della doppia preferenza di genere, quella escogitata dall’esponente Pd Alessia Bausone, che però il Consiglio regionale tenta di vanificare contradicendo le sue stesse regole statutarie.
Nei mesi scorsi, la proposta di legge regionale per introdurre modifiche che assicurerebbero maggiore partecipazione femminile all’Assemblea, era stata portata all'approvazione in diversi Consigli comunali della Calabria, a partire da Catanzaro che ha fatto da capofila e apripista, grazie al lavoro della consigliera comunale Manuela Costanzo. Lo statuto regionale, infatti, prevede che le proposte di legge deliberate dai consigli comunali debbano essere obbligatoriamente discusse e votate dall’Assemblea regionale. L’idea, dunque, era quella di vincere la melina del Consiglio regionale, che da tempo immemorabile rimanda l’argomento, obbligandolo ad occuparsene proprio in forza delle deliberazioni comunali. E invece, neppure questo è bastato affinché la proposta di legge venisse calendarizzata.

 

Misura colma per Bausone e Costanzo, che hanno così deciso di denunciare al prefetto di Catanzaro il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, «quale rappresentante dello Stato per i rapporti con le autonomie locali». Le due esponenti politiche hanno dunque presentato un esposto «con il sostegno – affermano - di alcuni tra i più rilevanti rappresentanti del mondo associazionistico catanzarese tra cui Elena Mancuso di Adusbef, Francesco Di Lieto del Codacons, Elena Bova di ItaliaNostra e Doriana Righini di Unione Donne Italiane».

 

Nell'esposto si attenziona al Prefetto «il mancato rispetto degli artt. 39-40 dello Statuto regionale da parte della Presidenza del consiglio regionale in riferimento alla mancata calendarizzazione della proposta di legge regionale ad iniziativa del Consiglio Comunale Capoluogo di Provincia ex art. 39 dello Statuto Regionale e legge regionale 5 aprile 1983, n. 13 oggetto della deliberazione consiliare n. 118 del 16 novembre 2018 e dichiarata ammissibile con deliberazione dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale n. 5 del 30 gennaio 2019»”.
Nello specifico, «lo Statuto della Regione Calabria, prevede che i progetti di legge di iniziativa popolare, del Consiglio delle Autonomie locali o degli enti locali sono portati all’esame del Consiglio regionale entro tre mesi dalla data di presentazione, termine scaduto il quale il progetto è iscritto all’ordine del giorno della prima seduta del Consiglio e discusso con precedenza su ogni altro argomento».
«Il termine ultimo è ampiamente decorso - affermano i firmatari -, tant'è che ci sono stati ben cinque consigli regionali senza che tale proposta venisse calendarizzata per la discussione in aula a causa di resistenze bipartisan».

 

Nell'esposto si evidenzia, inoltre, l'importanza «che la Presidenza del consiglio regionale dia dignità e voce all'orientamento netto espresso da molti territori della Calabria con capofila il Capoluogo di Regione a favore della promozione della rappresentanza di genere e di un nuovo protagonismo femminile».
La proposta di legge da novembre è stata già approvata, dopo Catanzaro, in vari Comuni tra i quali Cosenza, Rende e Roseto Capo Spulico (Cs), Ricadi e Arena (VV), Bovalino (RC), Verzino (Kr).