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Ma davvero Enzo Ciconte vuole indietro il suo posto di vicepresidente della giunta? Che voleva dire chiedendo di poter proseguire il suo impegno istituzionale dopo la richiesta di archiviazione arrivata dal pm? Questi gli interrogativi che stanno rimbalzando in maniera ossessiva sia a palazzo Alemanni che nelle stanze dei bottoni del Pd calabrese, ancora tin subbuglio dopo l’esplodere dell’inchiesta Erga Omnes. Sotto i colpi delle indagini e dei sequestri i vertici del partito, su diretta imposizione romana, hanno deciso per l’azzeramento della giunta e il cambio del presidente del Consiglio, per dare il richiesto segnale di discontinuità con il passato.
Le scelte di Mario Oliverio e di Ernesto Magorno sono state assai sofferte e avevano già prodotto profonde ferite e lacerazioni. L’ex assessore al Lavoro Carlo Guccione, ad esempio, il consigliere che ha raccolto più voti di tutti alle elezioni dello scorso novembre, non ha per nulla digerito la sua defenestrazione. Convinto di aver svolto un buon lavoro era altrettanto certo che la sua posizione nell’ambito dell’inchiesta sui fondi destinati ai gruppi sarebbe stata chiarita molto velocemente. Ed in effetti, appena qualche giorno fa, i suoi conti sono stati dissequestrati.
Ad aggravare la situazione, adesso, la comunicazione con la quale Enzo Ciconte, al quale i conti erano già stati dissequestrati come al collega, ha annunciato che il pm avrebbe richiesto l’archiviazione della sua posizione. Tanto da presentare immediatamente il conto al partito chiedendo di essere rimesso dov’era o qualcosa di molto simile.
L’aria che tira in casa Pd, insomma, non è per niente buona. Tutti hanno fatto finta di aver accettato le decisioni calate dall’alto, ma è chiaro che Guccione e Ciconte, ma anche Antonio Scalzo stanno aspettando l’occasione giusta per far esplodere la questione legata al garantismo e alle modalità di gestione del partito, alla prima occasione utile. Guccione ha già pungolato più volte il governo regionale su questioni assai delicate, come la gestione degli enti strumentali e la sua assenza durante l’ultimo vertice di maggioranza non è certo passata inosservata.
“Rimborsopoli” pare dunque destinata a condizionare la vita del partito e la prosecuzione della legislatura anche dopo l’azzeramento dell’esecutivo e della presidenza del Consiglio. La ventata di novità imposta da Roma ha finito solo con il nascondere la polvere sotto il tappeto della stanza di Mario Oliverio e non è certo riuscita a spazzarla via del tutto. Anzi, adesso, con eventuali alleggerimenti di altre posizioni processuali si potrebbe rischiare l’effetto boomerang per Oliverio e Magorno, rei secondo ampia frangia del partito di essersi troppo supinamente rimessi alle volontà romane davanti ad un’inchiesta che affondava le radici in fatti compiuti durante la precedente legislatura ed ancora in fase embrionale.
Ricucire gli strappi sarà dunque la mission dei diplomatici democrat che adesso dovranno evitare pericolose spaccature. Perdere consiglieri regionali (anche Giovanni Nucera di Sel è su posizioni assai critiche) potrebbe far diventare assai risicata la maggioranza in Consiglio. Per la gioia dei consiglieri Ncd di Gentile che potrebbero diventare sempre più determinanti.
Riccardo Tripepi