L’emergenza criminalità nella Sibaritide ha da tempo superato i livelli di guardia. I tredici omicidi, la miriade di atti intimidatori – perpetrati anche contro le istituzioni – negli ultimi cinque anni dovrebbero “costringere” la politica, a tutti i livelli, a serrare i ranghi e ad accelerare i tempi sulla riattivazione del tribunale di Corigliano Rossano, il consolidamento delle forze dell’ordine ed il rafforzamento degli organici di polizia giudiziaria.

Di elevazione a distretto di polizia del commissariato di Corigliano Rossano se ne parla, ad esempio, da un lustro. Eppure, al di là dei tanti annunci farlocchi, di impegni e assunzioni di responsabilità della politica, nonostante la “pratica” sia da tempo sui tavoli del ministero dell’Interno, passare dalle parole ai fatti sembra impresa titanica.

Di recente, come annunciato dal senatore di Fratelli d’Italia, Ernesto Rapani, è in fase di valutazione anche l’elevazione a “gruppo” del reparto territoriale dei carabinieri istituito a seguito della fusione dei comuni con l’assorbimento delle compagnie di Rossano e Corigliano. Servirebbe, quindi, uno sforzo già compiuto per l’elevazione a distretti di polizia di Lamezia Terme, Gioia Tauro e Siderno e per i gruppi dei carabinieri istituiti a Locri, Lamezia Terme e Gioia Tauro.
Ha quindi senso l’istituzione di un tribunale, per la quale sono in movimento azioni politiche in fase avanzata, senza il rafforzamento degli organici di polizia giudiziaria? Quesito più che lecito in giorni in cui la proposta di legge sulla revisione della geografia giudiziaria, passata al vaglio della commissione Giustizia del Senato, sta per giungere sul tavolo del Consiglio dei ministri.

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Alla domanda risponde Ernesto Rapani, impegnato sin da suo insediamento nella mission ripristino del tribunale di Corigliano Rossano, anche nelle sue vesti di componente della commissione Giustizia e relatore della proposta di legge sulla revisione della geografia giudiziaria.
«Partiamo dal un presupposto: sono convinto – dice ai microfoni di LaC News24 – della necessità di un’azione sinergica tra i vari soggetti interessati. È per questo oltre al ministero della Giustizia ho interessato dei problemi e dei fenomeni criminali infiltrati nella Sibaritide anche il ministero dell’Interno ed il capo della Polizia, Vittorio Pisani, e per conoscenza il procuratore della Repubblica del tribunale di Castrovillari, Alessandro D’Alessio col quale proporremo azioni comuni, il prefetto ed il questore di Cosenza, Vittoria Ciaramella e Giuseppe Cannizzaro».

«Stiamo lavorando ad una attenta valutazione del territorio, raccogliendo tutta una serie di dati utili a riassumere la giusta contezza della permeabilità criminale e le competenze delle forze dell’ordine in servizio sul territorio. E questo – spiega ancora Rapani – perché il presidio di giustizia in sé non risolve il problema se gli organici di polizia giudiziaria e del nucleo investigativo non sono e non saranno adeguati alle esigenze della piana di Sibari e di una città di 80mila abitanti».
Insomma, per il senatore di Fratelli d’Italia, il Tribunale è necessario, alla stregua dell’implementazione delle squadre investigative specializzate sul territorio.
«Nel frattempo – rivela Ernesto Rapani – stiamo lavorando al potenziamento del tribunale di Castrovillari, perché le note inoltrate al ministero della Giustizia a firma del procuratore e del presidente del tribunale mettono in evidenza tutti una serie di carenze, tra spazi fisici insufficienti e personale non rispondente al carico di lavoro elevato. Così com’è, di fatto, il foro di Castrovillari non può più continuare ad operare e per questo da un lato va potenziato, dall’altro sgravato e alleggerito del lavoro. Ciò può avvenire solo attraverso la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, quindi restituendo a Corigliano Rossano il suo tribunale».

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Le speranze che Corigliano Rossano possa (ri)avere il suo tribunale, sono più che concrete. In primis perché il territorio risponde perfettamente ai criteri stabiliti dal disegno di legge. E poi perché il governo ha avocato a sé, «per il tramite del sottosegretario Ostellari», la proposta “lavorata” in questi mesi in commissione Giustizia, per trasformarla in disegno di legge governativo. «Ciò significa – evidenzia Rapani – che il governo ha tutte le intenzioni andare fino in fondo, di rivedere le circoscrizioni e riattivare i tribunali chiusi ingiustamente».

Qualora il governo approvasse il testo elaborato dal comitato ristretto della commissione Giustizia del Senato, come proposto proprio da Ernesto Rapani, la legge agirebbe sui due fronti perché l’articolo 1 prevede sostanzialmente la riattivazione dei tribunali soppressi in possesso dei requisiti – e Corigliano Rossano li assolve tutti e meglio di tutti gli altri presidi chiusi – mentre l’articolo 2 impegna il governo stesso a “controriformare” la geografia giudiziaria con una legge delega.
Anche in chiave politica, dunque, il governo Meloni sta imprimendo una accelerata sostanziale: l’assunzione del testo come iniziativa del governo impegna l’intera maggioranza, fornisce al provvedimento una corsia preferenziale che prevede anche una rapida approvazione da parte dei due rami del Parlamento, con i passaggi prima al Senato e poi alla Camera dei Deputati.

In definitiva, teoricamente basterebbe qualche mese per rimettere a posto le cose e restituire al territorio il suo presidio di giustizia, barbaramente scippato nel 2012, anche grazie alla “produzione” di «carte false», come dichiarato al tempo dal senatore Enrico Buemi.

La partita resta doppia

Insomma, per contrastare l’avanzamento della criminalità organizzata nella Sibaritide, la partita da giocare è doppia: ripristinare il presidio di legalità, rafforzare le forze dell’ordine e le squadre investigative. «Su questi due livelli stiamo agendo e lavorando, perché si elevi il commissariato di Corigliano Rossano a distretto di polizia e si inizi a valutare anche l’elevazione del reparto territoriale dei carabinieri in gruppo», conclude il senatore Rapani.