L’emergenza Coronavirus contenuta in qualche modo dal punto di vista sanitario rischia di diventare adesso una vera e propria bomba sociale ed economica. Troppe le richieste sul tavolo del governo guidato da Giuseppe Conte e pochissime le risorse da poter distribuire, tanto che i ritardi nell’emanazione dei provvedimenti attesi da imprese e lavoratori sono ormai diventati intollerabili.

A fare le spese di questa situazione potrebbero essere i Comuni italiani che hanno ricevuto una pesante sforbiciata sui finanziamenti sperati e che adesso rischiano il dissesto. Lo hanno scritto in una lunga lettera al premier, come ha spiegato il presidente di Anci Antonio Decaro.

La lettera dei sindaci

«Il governo ci ascolti, potrebbe saltare l’erogazione di servizi essenziali. Non vorremmo ritrovarci a gestire “pericolosi assembramenti” di rifiuti lungo le strade delle nostre città – scrivono i sindaci –. Caro presidente, purtroppo, il decreto "Rilancio" non sembra cogliere in pieno la complessità delle problematiche che investono i Comuni. La continuità dei servizi sul territorio può essere garantita solo con impegni concreti, senza i quali non solo potrebbero incrinarsi il dialogo e la collaborazione tra le istituzioni, ma verrebbe a crearsi un grave pregiudizio per i sindaci nell’esercizio delle loro funzioni sui territori e nei confronti delle proprie comunità».

Alcuni dei primi cittadini sono perfino volati a Roma per esprimere il proprio dissenso personalmente. Tra questi il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà che al termine della sua giornata nella Capitale ha espresso le proprie preoccupazioni in diretta facebook. «Non riusciremo a erogare i servizi essenziali – ha detto Falcomatà – e se salta il sistema dei Comuni vuol dire che salta il sistema Paese».

La richiesta dei Comuni per far fronte alle perdite era di circa 5 miliardi, il governo avrebbe intenzione di concederne 3 con un’anticipazione di liquidità limitata al 30%. Troppo poco per potere proseguire la normale attività dopo avere anche azzerato i tributi locali.

 

Naturalmente la situazione è ancora più a rischio in Calabria dove i Comuni già versavano in pessime condizioni economiche prima dell’emergenza sanitaria e per Reggio in particolare che si appresta a lavorare ad un bilancio difficile da chiudere per come emerso dall’ultima delibera della Corte dei Conti e con circa 80 milioni di debito da restituire alla Regione solo per i servizi idropotabile e di conferimento rifiuti.

Per i 16 milioni di debito per i rifiuti, inoltre, la Regione ha già chiesto l’immediato pagamento paventando la possibile azione esecutiva.