Le parentele scomode di Aiello scatenano una guerra fratricida all'interno dei 5 stelle. Morra attacca, Parentela e Melicchio difendono il candidato governatore
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La faida è scoppiata nel Movimento 5 stelle. Le rivelazioni sulla parentela “scomoda” di Francesco Aiello, cugino del boss Luigi Aiello, ucciso in un agguato nel dicembre 2014, hanno allargato le crepe già presenti nell'universo pentastellato calabrese.
La notizia diffusa dal Fatto Quotidiano, se da una parte non attesta alcuna “vicinanza” del candidato governatore alla criminalità organizzata, dall'altra ha però indubbiamente creato non pochi imbarazzi nel Movimento calabrese. Una parentela di questo tipo, in un altro partito, avrebbe provocato timide alzate di spalle e niente più; per i 5s – che da anni cavalcano l'onda giustizialista – è invece tutto diverso.
Situazione imbarazzante
Le vicende di Luigi Aiello, che – secondo quanto riporta il Fatto – avrebbe anche lavorato con la sua impresa nella villetta di Carlopoli (già finita al centro delle cronache perché semi-abusiva) del candidato governatore, hanno sostanzialmente spaccato in tanti rivoli un Movimento che si era già diviso proprio in occasione della candidatura del prof dell'Unical.
La nomination di Aiello, infatti, era stata ratificata solo dal 53% degli iscritti sulla piattaforma Rousseau. La cuginanza scomoda, in un quadro già abbastanza instabile, rischia ora di avere ulteriori effetti negativi nelle urne.
Le bordate di Morra
A far discutere sono state, in particolar modo, le (poche) reazioni politiche, tutte interne al Movimento. Mentre i partiti avversari hanno sostanzialmente taciuto e preferito non capitalizzare l'evidente momento di difficoltà dei pentastellati, Aiello è stato infatti costretto a difendersi dal “fuoco amico” di Nicola Morra; che non è uno qualunque, ma il presidente della commissione nazionale Antimafia. «Non darò alcun sostegno alla lista», ha detto il senatore, che da Aiello si sarebbe aspettato «maggiore pubblicità e trasparenza sulle sue parentele».
Un colpo basso, secondo diversi portavoce e attivisti calabresi, che certo non si aspettavano una sortita di questo tipo da uno dei parlamentari calabresi più in vista nel panorama nazionale. A molti, inoltre, l'uscita di Morra è parsa come il tentativo di crearsi l'alibi giusto per quel disimpegno elettorale di cui, tra l'altro, il presidente dell'Antimafia era stato il massimo teorico.
La difesa di Aiello
Aiello si è comunque difeso con le unghie: «Non c'entro nulla con mio cugino, peraltro morto 5 anni fa. Con lui non avevo alcun rapporto e ho fatto tutta la mia vita all'università, prima da studente, poi da professore. Peppino Impastato era figlio di un mafioso e nipote di un mafioso, ma non era mafioso. Io sono Francesco Aiello, punto».
A schierarsi dalla sua parte anche il coordinatore della campagna elettorale, Paolo Parentela, che ha risposto piccato a Morra: «Ricordo che secondo la Costituzione la responsabilità penale è personale, e questo dovrebbero tenerlo a mente tutti, a partire dai rappresentanti istituzionali».
Dello stesso parere anche il deputato Alessandro Melicchio, ieri ospite di Perfidia, la trasmissione di Lac Tv condotta da Antonella Grippo: «Morra aveva le liste in mano ben prima che le depositassimo, ma non ha battuto ciglio, né su Aiello né su altri candidati. La domanda è: perché esce fuori adesso? Aiello non ha commesso alcun reato, se Morra aveva qualcosa da ridire lo doveva fare prima, visto che è anche il presidente dell'Antimafia. Io non gli chiederei mai di dimettersi da quel ruolo se avesse un congiunto scomodo».
Parentela e Melicchio, tra i principali sponsor di Aiello, ci hanno dunque messo la faccia. Il guaio è che diversi altri portavoce la pensano più o meno come Morra.
La trasparenza nel M5s
«Noi – commenta un altro parlamentare – abbiamo costruito il nostro movimento sul concetto di legalità e Aiello, anche se non c'entra niente con questa storia, avrebbe dovuto parlarci delle sue parentele, è una questione di trasparenza. Magari l'avremmo candidato ugualmente, magari no, magari avremmo soppesato la cosa. Il punto è che lui ci ha nascosto tutta questa storia».
L'imbarazzo, dicono alcuni pentastellati, è «tanto» e riguarda anche l'atteggiamento, tra l'ondivago e l'indifferente, del capo politico Di Maio, «che ha deciso di non rompere il sistema che da anni domina la Calabria e di esserne infine schiacciato».
Il ministro degli Esteri, salvo sorprese, prima del voto dovrebbe venire in Calabria due volte, la prima il 19 gennaio. Ma al suo arrivo rischia di trovare un Movimento dilaniato come non mai.
Guerra fratricida in corso
La polemica che ha coinvolto Aiello non ha fatto altro che alimentare una guerra fratricida sotterranea da cui non potranno certo fuoriuscire benefici elettorali per il Movimento.
E mentre deputati e senatori grillini continuano a dividersi e a darsele di santa ragione, gli avversari insistono con la strategia del popcorn: tanto il Movimento si fa male da solo.
bellantoni@lactv.it