«Ci metto la faccia in modo che non si dica che so solo criticare, perchè voglio una Calabria diversa, e che se chiamato a fare un passo avanti mi tiro indietro». La spiega così la sua candidatura al consiglio regionale, Antonio Marziale, che corre nel collegio sud nella lista di Fratelli d’Italia.
Da Oliverio fino alla Santelli, ma anche prima con Chiaravalloti, il regionalismo calabrese ha conosciuto un percorso inverso rispetto a quello fatto dal sociologo, uscente e non riconfermato dal centrodestra alla guida dell’ufficio del Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza. Da sempre i tecnici sono stati premiati nelle varie giunte perché non collegati direttamente ai partiti, con Marziale si sfata il mito della società civile che ha pudore a schierarsi sotto le insegne di una parte.

«Ho una visione che si avvicina molto a quella di Fratelli d’Italia – prosegue Marziale - e Giorgia Meloni ha individuato temi importanti come la famiglia che non devono essere fanalino di coda. Roberto Occhiuto, inoltre, ha il fegato giusto per andare a Roma a rivendicare i diritti».
E sì che di cose romane l’aspirante consigliere regionale ne capisce, eccome. Un impegno fin qui politicamente trasversale, il suo, con alle spalle collaborazioni con ministri di destra come Gasparri e una nomina avuta dal centrosinistra, due legislature regionali fa, Marziale lancia un monito.

«È importante che la gente guardi ai curricula dei candidati – avvisa a margine di una iniziativa organizzata dal circolo meloniano di San Ferdinando, guidato da Maria Carmela Digiacco - si deve parlare di sociale non per essere sloganistici, si deve parlare di sociale perché la Calabria è la regione con il più alto indice di povertà educativa e se chi si candida non tiene conto di questa emergenza, questa regione ha una sola prospettiva: morire». Un avviso che Marziale collega ad un allarme.
«In Calabria negli organici degli assistenti sociali c’è un deficit del 90% - conclude – e credo che aggredire questo problema sia una delle principali priorità se si vuole veramente una nuova stagione delle politiche sociali».