Se è vero che le colpe dei padri non ricadono sui figli, di parenti ingombranti di candidati alle regionali il Movimento cinque stelle ne sta collezionando un bel po’.

E se a imbarazzare l’aspirante governatore pentastellato Francesco Aiello, è il cugino, il boss mafioso Luigi Aiello, ucciso nella faida del Reventino, anche il capolista 5s in circoscrizione Calabria nord, Vittorio Bruno, vanta qualche parentela che politicamente potrebbe essere fonte di imbarazzo. Bruno è infatti figlio dell’onorevole Paolo, il cui nome compare negli elenchi della P2 di Licio Gelli con tessera n181.

Insomma, è stato fra i primi “fratelli” ad essere reclutati da Gelli nella loggia segreta poi sciolta come organizzazione eversiva, sfiorata, lambita o al centro dei misteri d’Italia degli ultimi trent’anni, dal golpe Borghese allo scandalo del Banco Ambrosiano, passando per le stragi che hanno insanguinato l’Italia negli anni della strategia della tensione.

Consigliere regionale per dieci anni, quindi eletto alla Camera con il Psi prima e con il Psdi poi -  nella stessa legislatura e sotto le stesse bandiere di Paolo Romeo, già condannato definitivamente per concorso esterno e attualmente imputato come capo strategico della ‘ndrangheta reggina - Bruno senior è stato anche per due volte sottosegretario, al Tesoro e alla Sanità. E da lui il figlio Vittorio sembra aver ereditato la passione per la politica.

Il M5s è infatti il terzo partito con cui cerca di raggiungere un posto al sole. Candidato alle regionali del 2005 con l’Alleanza Popolari e Repubblicani europei per la Calabria, alle politiche del 2006 invece ha cambiato bandiera ed è passato con l’allora rampante Italia dei Valori di Di Pietro. Ma in entrambi i casi è rimasto deluso. Negli stessi anni però ha potuto consolarsi con più comodi ruoli a chiamata nella giungla della Regione.

Di certo, di recente è stato assistente dell’attuale eurodeputata Laura Ferrara, della quale – dicono fonti interne ai 5s – è uno dei pupilli. Non a caso, quando nel meet up di Cosenza è scoppiata la polemica proprio per l’autonoma decisione della Ferrara di scegliere Bruno come proprio assistente, l’europarlamentare si è affrettata a difenderlo.

E sul forum pubblico del meetup scriveva «ho cominciato a chiedere la disponibilità a Vittorio Bruno, Maurizio Benedetto e Monica Fortino, in funzione di tre figure che rispondono a requisiti di stretta fiducia prima ancora che di competenza». Quali siano i motivi di questa stretta fiducia però non è dato sapere.