Sono cinque i ricorrenti fra gli esclusi dal consiglio regionale pronti a dare battaglia nelle aule di Tribunale, convintisi insieme ai loro legali di poter far dichiarare l’ineleggibilità (e quindi la decadenza) di quanti li hanno preceduti, di poco o di tanto, nelle rispettive liste andando poi a occupare un seggio appunto nell’assise di Palazzo Campanella.

Il primo fra quanti hanno per così dire contestato il verdetto delle urne è stato, come noto, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, Antonello Talerico, rimasto fuori dai giochi (almeno in prima battuta) malgrado gli oltre 6.700 voti conseguiti. Un risultato ragguardevole che tuttavia - almeno per adesso - sembrerebbe non essere bastato. Se non fosse appunto per l’ancora ipotetica violazione di alcune leggi relative alla posizione professionale dei candidati, sul piano teorico favoriti per la natura e l’apicalità del ruolo ricoperto se in carica durante il periodo elettorale. È il motivo per cui il presidente delle toghe del capoluogo è divenuto, fin da subito, una spina nel fianco di Forza Italia nelle cui file è sceso in campo, venendo superato da Michele Comito e Valeria Fedele.

E proprio lui, con il patrocino di un pool di colleghi (Luisa e Anselmo Torchia oltre a Jole Le Pera), ha tracciato il solco lungo cui si sono incamminati gli altri aspiranti consiglieri esclusi. Comunque sia, Talerico attenderà adesso l’esito delle udienze fissate il 19 gennaio alle 9.30 (giudice Alessia Pecoraro) per il ricorso contro Comito e dello stesso giorno, ma alle 10 (giudice Beatrice Fogari), per quello avverso la Fedele.

Quarantotto ore prima toccherà invece a Silvia Parente - peraltro figlia dell’ex membro del consesso regionale Claudio, giunta quarta per numero di preferenze alle spalle di Talerico sempre con Fi ovviamente - cercare di ottenere l’esclusione degli stessi eletti. Nella medesima data, vale a dire il 17 dalle 11 in poi, sarà anche il turno di Alessia Bausone, che assistita da Giovanni Cilurzo se la vedrà invece con il pentastellato Francesco Afflitto. Il riferimento è al medico cirotano contro cui la Bausone ha oltretutto puntato il dito di recente riguardo la sua presunta ambizione di presiedere la commissione di Vigilanza, ma anche in merito alle qualifiche curriculari dei collaboratori. Schermaglie politiche che, però, nulla centrano con un confronto in aula tutto in punta di diritto. Che è, e resta, il tema principale dei ricorsi da cui deve rimanere fuori ogni altro ragionamento.

Ma in casa M5S, i guai non finiscono qui. Perché, sempre il 19 del mese venturo, si terrà l’udienza scaturente dall’atto presentato dal reggino Annunziato Nastasi contro la leader dell’opposizione di centrosinistra in Calabria, Amalia Bruni. Nastasi sarà rappresentato da Rossella Barberio, ovvero l’avvocato balzato agli onori delle cronache perché già capace di far tremare tutti i vincitori delle scorse Regionali (quelle in cui la spuntò la sfortunata Jole Santelli a inizio 2020) avendo adito il Tar con un’istanza finalizzata alla richiesta di annullamento delle elezioni a causa del mancato recepimento della normativa sulla doppia preferenza di genere.

Sempre lo stesso giorno, infine, si discuterà il ricorso del leghista Stefano Princi, anch’egli affidatosi al patrocinio di Anselmo Torchia e Jole Le Pera, avverso il preside Giuseppe Gelardi che l’ha preceduto nella Circoscrizione Sud nella Lega.