Il leader di Cambiamo sulle alleanze: «Stiamo riunendo qui le migliori energie politiche e civiche all’interno di uno schieramento. Vogliamo allargarci ma deve essere una cosa seria»
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Giovanni Toti, presidente della Liguria e leader del movimento Cambiamo approda in Calabria n Calabria per partecipare a una serie di iniziative a sostegno del candidato presidente del centrodestra Roberto Occhiuto alle prossime elezioni regionali. A margine dell'incontro di questa sera a Reggio, ha rilasciato alcune dichiarazioni su alleanze e progetti.
A partire dal nodo di come stare insieme. Partito unico come proposto da Berlusconi o federazione della destra come vuole Salvini? «Io comincerei dalle esigenze del Paese e della Calabria in particolar modo. Abbiamo davanti alcuni anni decisivi, un Recovery plan che investirà 200 miliardi di euro, l’esigenza di far ripartire tutto un pezzo del Paese, come la Calabria, senza il quale non c’è benessere generale perché lo sviluppo deve ripartire dalle regioni che sono meno sviluppate e possono crescere rapidamente. Abbiamo risorse straordinarie: cultura, turismo… Dobbiamo metterle a frutto attraverso infrastrutture, tecnologia, molti investimenti in formazione delle persone in modo che il Paese possa davvero crescere».
Insieme ma ognuno con la propria individualità
E sulle prossime elezioni qui in Calabria dice: «Le elezioni regionali che si svolgeranno qui sono fondamentali, una pietra miliare, non sono elezioni qualunque: decideranno la giunta e il consiglio che governeranno i prossimi cinque anni, cinque anni in cui questa regione o decolla verso il futuro in modo definitivo e netto oppure perderà la più grande occasione che ha avuto dal dopoguerra a questa parte».
Riguardo alle alleanze, Toti dichiara: «Noi stiamo riunendo qui le migliori energie politche e civiche all’interno di uno schieramento. Ci stiamo allargando a un altro schieramento che si chiama Coraggio Italia, lo porteremo anche in queste prossime elezioni con un marchio che decideremo, perché la nostra idea è quella di dare a questa regione una classe dirigente, a fianco degli amici del centrodestra ma senza confondere le idee con altri partiti, nel senso che ognuno ha la sua peculiarità e individualità. Credo che la somma di queste peculiarità sia la forza del centrodestra, poi vedremo».
E aggiunge: «Non siamo affezionati ai marchi, alle sigle e alle poltrone, siamo per allargarci il più possibile ma deve essere una cosa seria, dove prima vengono i programmi, poi i progetti, poi i percorsi in comune, poi le regole dello stare insieme e poi si parla di stare insieme».
Puntare sui territori
Così poi spiega la sua idea di valorizzazione dei territori: «Sto venendo da Genova, uno dei luoghi in cui si producono più imbarcazioni al mondo e abbiamo tutto un Sud Italia che non ha delle marine resort pur avendo una costa straordinariamente bella. Se questo paese non inverte questa tendenza siamo destinati al fallimento. Oggi abbiamo le risorse e le capacità, occorre una classe dirigente in grado di applicarle».
L’Italia riparte dal Sud, afferma Toti, «perché qui ci sono margini di crescita e sviluppo giganteschi che sono stati sfruttati troppo poco». Margini di crescita che si trovano, ad esempio, nella sinergia che il Mezzogiorno può avere con le grandi industrie del Nord: «Noi vediamo yacht ma questi yacht vanno a navigare altrove perché non abbiamo infrastrutture dove ospitarli. Siamo un Paese che produce intorno al 10-12% di pil turistico quando potrebbe crescere molto di più». E poi cultura e sanità. «Di tutto questo dobbiamo parlare, poi che lo faccia un partito unico o tre partiti separati, l’importante che si faccia».
Porto di Gioia Tauro e non solo
E a proposito di infrastrutture. «Io vorrei che in tutte le regioni d’Italia si riuscisse a fare quello che siamo riusciti a fare in Liguria: investimenti mirati e fatti nei tempi opportuni – dice il leader di Cambiamo -. Tutto questo può avvenire anche qui. Il porto di Genova non è alternativo a quello Gioia Tauro. Gioia Tauro è il più grande porto italiano di transhipment: deve avere i treni, l’alta capacità ferroviaria, una scuola di formazione professionale perché nei piazzali non si lavora più come vent’anni fa, deve avere delle banchine con delle gru elettriche, deve avere tutto quello che serve per farne un grande porto. Genova vive se anche gli altri porti sono forti. Aggiungo: una regione come la Calabria deve avere anche un porto crocieristico, visto che siamo la prima industria del Mediterraneo per le crociere».