Il dato dell’esito delle elezioni provinciali è chiaro: ha vinto il centrodestra. Presentatosi con o senza simboli di partito, è riuscito a “piazzare” i suoi uomini e comunque a dimostrare radicamento (e convincimento?) tra gli amministratori locali, anche in paesi tradizionalmente di sinistra.

È certamente un segnale politico chiaro, anche di disagio rispetto ad un estabishment alternativo alle destre la cui verve politica, evidentemente, non attecchische. Questo non vuol dire che tra i vincitori sia tutto rosa e fiori, anzi, tra contraddizioni e non detti, i problemi da risolvere si sono messi temporaneamente sotto il tappeto. A tracciare il quadro sono senz’altro le elezioni crotonesi, le uniche, oggi, ad eleggere un nuovo Presidente, Sergio Ferrari, dopo un percorso istituzionale travagliato e instabile che ha visto prima l’arresto del presidente Nicodemo Parrilla, nell’ambito dell’inchiesta Stige, poi dimissioni del successore eletto, Ugo Pugliese e, infine, i vari facenti funzioni che si sono susseguiti.

A Crotone asfaltato il civismo

Il Sindaco della città pitagorica Vincenzo Voce, espressione del movimento civico “Tesoro Calabria” di Carlo Tansi, ad un anno dalla sua elezione (con intermezzo la debacle delle elezioni regionali, con la “sua” candidata, Mimma Scida, che ha fatto flop anche in città) si ritrova ad aver perso in consiglio comunale quasi totalmente quella maggioranza bulgara che gli avevano offerto in dote i crotonesi. Il dato dei “grandi elettori” alle provinciali di Crotone città è chiaro: “solo” 16 consiglieri comunali (di questi, si sussurra, 2 sono della minoranza che gli funge da stampella) hanno votato per lui.

In più, l’ormai famoso “matrimonio” col Pd di Voce, che ha causato defezioni e scontri all’interno della maggioranza, alle urne si è dimostrato già in crisi, con Sindaci marcatamente dem, come Maria Grazia Vittimberga di Isola Capo Rizzuto e Annibale Parise di Mesoraca, che hanno votato per il competitor, Sergio Ferrari, di Forza Italia. Se questo porterà ad una separazione o un divorzio lo si vedrà. «Mi determinerò» ha chiosato Voce a caldo la sera dello spoglio.

Sta di fatto che la lista “per la città” espressione (almeno in parte) diretta del Sindaco ha eletto un solo consigliere provinciale, Domenico Lo Guarro. Niente da fare per la favorita, sostenuta dallo stesso Sindaco e dal gruppo “Stanchi dei soliti” (ma pugnalata dalla “compagna” di lista Paola Liguori), Dalila Venneri, che alle scorse regionali ha corso con Luigi De Magistris e contro la candidata di Voce (e, quindi, protagonista lei stessa del lento logoramento politico del primo cittadino). Sulla consigliera di “Tesoro Crotone”, va rilevato, in queste ore si sta ergendo sui social una mole di scherno a carattere squallidamente sessista sulla sua mancata elezione, ma, ricordo, rimane la donna più votata a queste elezioni provinciali.

La rivincita di Pedace su Sculco

Tra i vincitori di questa tornata provinciale pitagorica c’è senz’altro Leo Pedace, ex componente del Cda di Akrea e assessore comunale ai lavori pubblici, leader del gruppo comunale “ConSenso” e promotore della lista “Provincia Futura” a sostegno di Sergio Ferrari, che è riuscita ad eleggere ben 4 consiglieri, che con gli altri 4 della lista di diretta espressione del Sindaco di Cirò Marina “Ripartiamo con Ferrari Presidente” assegnano a quest’ultimo una maggioranza inedita.

A rimanere ai margini di questa competizione è Enzo Sculco, il leader dell’altro gruppo forte locale, “i DemoKratici”. La sua lista “Crotone protagonista” è stata una mera comparsa, non riuscendo ad eleggere nessun rappresentante e con il candidato di punta, il consigliere comunale Antonio Megna, che durante lo scrutinio pare si sia lasciato andare alla esternazione: «ma chi me l’ha fatto fare».

Una rivincita politica se si pensa che lo scorso maggio Enzo Sculco nei confronti di Pedace si lasciava andare a giudizi politici assai lapidari: «appare evidente che lui, molto più di Voce, è ancora più gravemente ossessionato dal sottoscritto. Per quanto mi riguarda già da tempo faccio fatica persino a ricordarne l’esistenza tenuto conto della sua irrilevanza politica». Lo additava, inoltre, come soggetto «dedicato a trame e camarille» e alla «transumanza politica» da sinistra a destra. Concludendo la sua esternazione dicendo che l’ex assessore: «è uno che “pia ccà e porta ddrà”»

Nel Pd non rinviabile la resa dei conti

E se a Crotone il Pd comunale e provinciale negli anni si è interrogato sull’annoso quesito “alleanza con Sculco si o no?” dividendosi (e a volte mascherandosi), oggi, come si è detto, buona parte delle amministrazioni targate Pd hanno virato ancora più a destra nell’eleggere Sergio Ferrari, espressione di Forza Italia. Non è certo una ambiguità sconosciuta, dato che il M5S esprime un assessore comunale, Ferdinando Alfì. nella giunta del primo cittadino cirotano e con lui era in prima fila nelle “photo opportunity” post scrutinio provinciale.

Nonostante questo, ad essere eletto è il consigliere comunale di Cirò Marina e segretario del Pd locale, Giuseppe Dell’Aquila che è riuscito a superare nella competizione interna politici di lungo corso e compagni di partito come Salvatore Codispoti e Antonio Barberio.

La stessa ambiguità tra i dem va evidenziata su Vibo Valentia. Se il “Pd ufficiale” con il capogruppo in consiglio comunale Stefano Luciano in primis, ha chiesto da tempo al Presidente della Provincia Salvatore Solano (a processo per corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Petrolmafie”), altra parte del Pd e degli alleati sul punto rimane silente.

Ad essere stati eletti nell’assise provinciale ci sono la vicesindaca di Briatico Maria Teresa Centro; Domenico Tomaselli, espressione diretta del Psi e consigliere comunale a Ricadi e Marco Miceli, consigliere comunale di “Vibo Democratica”. Su quest’ultimo si sarebbe espresso il gradimento diretto di Salvatore Solano che in questa tornata ha pescato (anche?) tra i progressisti, dopo essere stato eletto nel 2018 in un centrodestra che pare averlo disconosciuto.

E se, invece, su Cosenza il Pd regge mantenendosi in parità (ma c’è la variabile Italia Viva) sul centrodestra, su Catanzaro, invece, la risicata truppa progressista non fa rilevare eletti di stampo democrat. Ad entrare a Palazzo di vetro, infatti, è Raffaele Mercurio, legato al leader di "cambiavento" Nicola Fiorita, il sindaco di Gasperina Gregorio Gallello, vicino ad Ernesto Alecci e l’ex sostenitore di Luigi De Magistris, il girifalcese Mario Deonofrio, vicino all'ex candidato regionale dei dem Fabio Guerriero.

Donne ai margini

Un pessimo scenario, quello che si è replicato anche in questa tornata. Nonostante la legge imponga le “quote rosa”, ossia almeno il 40% di donne in lista, dato che per le provinciali la preferenza che gli amministratori si trovano ad esprimere è singola, numerose donne si sono prestate ad essere mere “riempilista” non votandosi nemmeno loro stesse.

E se a Vibo Valentia sia i progressisti che Coraggio Italia hanno eletto una donna (e quasi tutte si sono candidate per competere, come pure a Cosenza), su Catanzaro la lista “Venti da sud” rileva 3 donne che non si sono votate: Giuseppina Rizzo, Francesca Fodaro e Nancy Quinoz mentre la lista talliniana “Centrodestra per la provincia” ha tutte e 4 le donne presenti a voti 0: Sabrina Talarico, Anna Maria Schicchitano, Sara Scalise e Alba Miriello e la lista “Coraggio Italia” con Rosetta Rigillo e Maria Grazia Casalinuovo ha visto anch’essa le donne come mere reggenti formali della lista stessa.

Più marcata, invece, la situazione a Crotone, dove le liste di Voce hanno visto una sua consigliera (Paola Liguori) non votarsi pur di far perdere la osteggiata Venneri, mentre nella lista “Per il territorio”, oltre a Maria Grazia Fauci, c’è la consigliera provinciale uscente Gina Spina che ha deciso di azzerare il suo consenso a favore del cirotano Dell’Aquila.

Elisabetta Amasino, Carmine Macrì e Maria Carmela Sculco per Crotone Protagonista sono a voti 0, così come tutte le donne a sostegno di Sergio Ferrari nelle due liste: Francesca Larocca, Francesca Iocca, Maria Giovinazzi, Carmelina Comberiati e Vittoria Gentile, Giusi Pirito, Martina Piro, non si sono votate. Fatta eccezione per la presidente del consiglio comunale di mesoraca Teresa Ferrazzo, espressione di Azzurro Donna ed unica eletta. Insomma, uno scenario desolante dal punto di vista della rappresentanza e della cultura politica di genere all’interno dei partiti e dei movimenti, che pare, però, non balzare agli occhi delle varie istituzioni e comitati politici a presidio delle pari opportunità.