Stanno facendo discutere le elezioni di secondo livello per la provincia di Vibo Valentia. Non solo perchè, nonostante svariate sollecitazioni, il presidente Salvatore Solano non si è dimesso a seguito del rinvio a giudizio per corruzione e turbata libertà degli incanti nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Petrolmafie” e della conseguente richiesta di costituzione di parte civile nel procedimento penale da parte della stessa Provincia.

Ulteriore discussione nasce dall’assenza della coalizione di centrodestra, con i partiti “sovranisti” che con Solano (eletto nel 2018 su indicazione del centrodestra) hanno deciso di non metterci la faccia, a differenza del duo Giuseppe Mangialavori – Francesco De Nisi che hanno presentato rispettivamente la lista di Forza Italia e di Coraggio Italia.

Lega e Fdi "desaparecidos"

A lasciare cartabianca a Fi e Coraggio Italia è la Lega che tramite il commissario provinciale Michele Pagano ha giudicato «paradossale» quanto succede in occasione delle elezioni provinciali di Vibo Valentia. «Non si può affrontare una campagna elettorale provinciale quando si introducono argomenti importanti e fondamentali che attengono alla credibilità delle istituzioni; argomenti questi che devono imporre di fermarsi, analizzare e capire quale strada intraprendere. Non si può continuare con le frasi di rito e soprattutto occorre avere la consapevolezza che è la politica ad avere il compito di selezionare una rinnovata classe dirigente sciogliendo i nodi e le contraddizioni in un momento storico in cui si bada al potere fine a stesso».

«La Lega vibonese in perfetta autonomia politica e nel solco della tradizione legalitaria nazionale, si pone rispetto alle prossime elezioni provinciali che ruotano intorno “al palazzo delle nebbie” e devono essere un momento affinché  la politica tutta ritrovi il senso profondo della propria azione che è principalmente tutela delle istituzioni e dei cittadini», ha concluso. Insomma, niente Lega nemmeno all’opposizione di Solano.

Stesso leitmotiv per i meloniani. Subito dopo le regionali la vicecoordinatrice provinciale Maddalena Basile ed il coordinatore cittadino Salvatore Pronestì, unitamente al dirigente Pasquale La Gamba si erano detti pubblicamente soddisfatti per il risultato «straordinario» ottenuto da Fdi nella provincia.

«il partito continuerà a crescere, radicandosi e strutturandosi in maniera capillare all’interno di tutta la provincia. A tal proposito, abbiamo il dovere, come partito provinciale, di rafforzare la nostra proposta politica con idee serie che riguardino lo sviluppo del nostro territorio». Da allora non pervenuti.

Il caso Miceli che non piace al Pd

Il rassemblement di centrosinistra per le provinciali (costituito da Pd, M5S e Psi) ha presentato un’unica lista “La Provincia del Futuro” formata da “soli” 8 candidati. Il frontman della lista è il consigliere comunale di Vibo Valentia Marco Miceli, ex Pd e sostenuto anche dai pentastellati.

Eletto con i dem, il 1° giugno del 2020 Miceli ha lasciato il gruppo Pd in Consiglio comunale a Vibo Valentia in polemica con il capogruppo Stefano Luciano per formare il gruppo “Vibo Democratica” con gli eletti in “Vibo Unica”, Giuseppe Policaro e Laura Pugliese (quest’ultima, a sua volta, poi transitata nel misto e ritornata sotto l’ala di Luciano).

Una situazione che ha fatto storcere il naso ai suoi ex compagni di viaggio, dato che a inizio 2017, quando l’allora consigliere comunale del Pd Antonio Lo Schiavo formò il gruppo “Progressisti per Vibo”, Miceli sembrava pensarla diversamente in quanto uscì sulla stampa giudicando «inconcepibile» l’azione politica «cha ha visto una parte dei consiglieri del Pd abbandonare il gruppo di appartenenza per formare gruppo a se» perchè « tali consiglieri così facendo, vengono meno all’impegno preso con gli elettori».

A rimanere nel Pd come tesserato (tra l’altro molto attivo alle riunioni di circolo) è il padre, Michelangelo, già direttore sanitario dell’Asp di Vibo, un anno fa rinviato a giudizio per concorso in abuso d’ufficio per una vicenda inerente il conferimento di un incarico quinquennale di direttore del distretto sanitario unico dell’Asp di Vibo. «Se già ha 4/5 consiglieri di Vibo che lo votano, il padre è stato direttore Asp... lei pensa che qualche voto in provincia non lo raccatti?», confidano fonti dem dando per sicura la sua elezione.

Solano "sceglie" i candidati progressisti?

Ma vi è di più, pare che almeno fino al deposito delle liste vi sia stata una stretta interlocuzione e anche degli incontri tra i consiglieri di “Vibo Democratica” Giuseppe Policaro e Marco Miceli ed il presidente della Provincia Salvatore Solano, che ha espresso il suo gradimento per la candidatura dell’ex democrat.

Medesimo gradimento sarebbe stato espresso per il consigliere comunale del Pd di Rombiolo, Antonio Marasco, che le maligne fonti dem considerano «di diretta espressione di Solano», in barba a quanto espresso pubblicamente dal segretario provinciale Enzo Insardà per cui gli amministratori del Pd hanno scelto «di essere presenti nella competizione in un campo politico di centrosinistra ben delimitato e nettamente distante da Solano e dai suoi metodi».

Molto vicino a Solano è anche il consigliere comunale Riccardo Mercatante di San Costantino Calabro, eletto in Comune con la lista civica “Rinascita”