La deputata uscente candidata nel collegio uninominale Cosenza/Tirreno rivendica le azioni di governo completate e considera il Reddito di cittadinanza una medaglia al valore: «Attenti a chi dice: paghiamo le bollette, pensiamo dopo ai diritti». E rispolvera la terminologia di Conte
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Ospite della redazione di Cosenza Channel, Anna Laura Orrico ha affrontato temi caldi ed argomenti non solo da campagna elettorale. Non è stata tenera nei confronti del Pd, definito un partito di sistema, ed ha spento le speranze di Gioia Tauro sul rigassificatore. Le terminologie usate dall’esponente pentastellato, già sottosegretaria di Stato al Ministero per i beni e le attività culturali nel governo Conte II, appartengono ad un lessico progressista.
Un programma a forte impatto sociale il suo, tinteggiato di green, e con quella che considera una medaglia al valore sul petto: il Reddito di Cittadinanza. È candidata nel collegio uninominale Cosenza/Tirreno: dovrà vedersela, principalmente, con Andrea Gentile e Vittorio Pecoraro.
Anna Laura Orrico, ci dia le tre parole chiave della sua campagna elettorale.
«Due sono sicuramente rabbia e amore. La terza è fiducia».
Molto personali, che rappresentano?
«La prima è figlia della generazione a cui appartengo, che dalla politica negli ultimi 30 anni non ha ricevuto niente se non precariato. La rabbia si trasforma però in amore per una terra, la Calabria, e per un paese, l’Italia. La fiducia è riposta negli italiani, spero che comprendano che ci sia un’alternativa valida».
Di cosa va fiera della sua esperienza a Montecitorio?
«Di essere stata sempre vicina ai più fragili e ai problemi dei cittadini. Mi sono occupata di emergenza abitativa, ho denunciato le condizioni delle carceri ed ho difeso più volte la Calabria da sfregi paesaggistici. La cosa di cui vado più fiera, però, sono i 90 milioni per il Centro Storico di Cosenza. Ho evitato che tornassero nelle casse dello Stato. Durante la pandemia, abbiamo strutturato un dossier che ha messo d’accordo tutte le realtà del territorio. Il Comune, la Provincia e il Segretariato regionale del Ministero della Cultura oggi indicono bandi e gare d’appalto».
Le va di fare autocritica pubblicamente su qualcosa? Dove poteva fare di più?
«Sui grandi temi che affliggono la Calabria: sanità e infrastrutture. Ci sono battaglie che ho iniziato e che vanno portate avanti. La nostra regione ha una pessima reputazione a Roma, costruita da chi in passato l’ha usata come merce di scambio. Sulla sanità abbiamo erogato 180 milioni per le nuove assunzioni, ma non è stato speso nemmeno un euro».
In un incontro con Cafiero De Raho è stato rilanciato il tema dei veleni della ex Legnochimica di Rende. Dalle tante parole dei decenni scorsi, domani come pensa di passare ai fatti?
«La differenza sta tutta nella presenza di due consiglieri del M5S in Regione. C’è sinergia e una maggiore attenzione sui temi ambientali e sulla bonifica dei cosiddetti siti orfani».
Gentile, suo avversario alle urne, ha detto che in Calabria c’è un quinto del gas italiano, ma Eni non paga le royalties. È d’accordo?
«Eni ha grandi responsabilità nella nostra regione, perché ci sono diversi impianti come quello di Crotone che hanno necessità di accorgimenti. Se volessimo estrarre tutto il gas presente in Italia, però, non riusciremmo a soddisfare nemmeno la metà del fabbisogno. Va effettuato, tuttavia, un ragionamento sull’extra profitto di Eni e delle altre multinazionali. Quando colossi del genere estraggono materie prime fondamentali da un territorio, dovrebbero restituire ad esso quanto dovuto sia per l’impatto economico, che sociale e paesaggistico».
Rigassificatore: Gioia Tauro ha speranze oppure la partita è già chiusa in favore di Piombino?
«La partita è chiusa perché il progetto di Gioia Tauro è troppo vecchio per soddisfare i requisiti moderni. Il match lo ha chiuso il governo Draghi».
Concorda con chi dice: “priorità alle bollette da pagare, discutere di diritti viene dopo”?
«No. Le cose devono andare di pari passo. Il caro bollette incide su alcuni diritti fondamentali, tra cui la stessa sopravvivenza. Ecco perché abbiamo varato misure come il Reddito di Cittadinanza. Tanto criticato, ma unico vero sostegno alle famiglie in difficoltà».
Conte l’altro giorno ha pubblicato l’esito di un sondaggio che vede il M5S resistere al meridione. Gli avversari politici riducono tutto al RdC. Cosa risponde?
«Secondo me è merito del fatto che in quattro anni e mezzo di legislatura i governi sono stati a trazione M5S e in questo lasso di tempo abbiamo realizzato l’80% dei programmi della campagna elettorale. Il RdC, dai dati che ci ha raccontato la Caritas di Milano, ha aiutato famiglie del nord a superare un momento terribile, tragico. La verità è che senza di esso sarebbe scoppiata una guerra civile».
Parla come Conte…
«Alcuni vivono un’esperienza ovattata e non hanno contezza di ciò che succede nella realtà. Io non provengo da una famiglia di politici o di imprenditori. Io ho studiato grazie alle borse di studio vinte per i voti che prendevo. So e posso comprendere quali siano i sacrifici che fanno le famiglie. L’altro giorno ho ricevuto un messaggio di una giovane che si è laureata grazie al RdC: è terrorizzata che Meloni voglia abolirlo. Non parliamo di guerra civile, ok. Parliamo allora di un disagio sociale da attutire tagliando ai ricchi per dare ai poveri».
Dopo le fuoriuscite di Di Maio e soci, la vostra collocazione è, per contenuti e temi, a sinistra del Pd. Perché secondo lei Letta ha preferito guardare dall’altra parte?
«Perché il Pd è un partito di sistema, abituato a governare anche quando perde le elezioni. Quindi hanno deciso di andare incontro al blocco di potere che ad ognuno di loro garantisce un posto in Parlamento e, probabilmente, anche nei ministeri».
C’è rammarico per come è finita?
«Non parlerei di rammarico, ma di delusione. Mi sarei aspettata di più da un partito con decenni di storia alle spalle, ma che non ha dimostrato visione. I provvedimenti più innovativi nell’ultima legislazione hanno la nostra firma: in primis comunità energetica e bonus 110%».
Tema candidature. Si aspettava maggiore riconoscenza in termini di posizionamento? Magari, ipotizziamo, Orrico al posto di Baldino nel listino…
«Chi accetta di candidarsi, accetta il regolamento. Lei ha preso più voti di me e, per il meccanismo dei capilista, sono finita in una posizione non favorevole. Sono contenta però di essere stata scelta per l’uninominale. Ho l’opportunità di spiegare il mio lavoro, chiedendo di poter continuare a farlo».
Il suo collegio di riferimento è Cosenza/Tirreno. Le priorità che, se eletta, porterà all’attenzione dei colleghi delle Commissioni in parlamento quali sono?
«Le infrastrutture. Dobbiamo cercare di rendere la Calabria più agevole e agibile. Morfologicamente è difficile, ma quelle che ci sono vanno ammodernate e rese degne di un paese democratico. Il secondo tema è rappresentato dai centri storici e dai piccoli borghi. Possono avere non solo una vocazione turistica, ma ospitare nuove aziende che, grazie alle nuove tecnologie e allo smart working, aprirebbero nuovi orizzonti».
La renderebbe felice un secondo posto davanti a Pecoraro?
«Io gioco per vincere ed è facilmente comprensibile dando un’occhiata a ciò che ho fatto a Roma. A prescindere, saprò di aver dato il massimo».