L'ex candidata a sindaco nega il suo appoggio a Falcomatà e Minicuci e chiarisce: «Ricevute diverse richieste, ma non avrei la libertà di agire. Avrei rivoluzionato il sistema»
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«Quello che ti devo, Reggio, in termini di gratitudine e di coerenza: Siamo noi il primo “partito”! Mia cara Reggio è stato bellissimo battersi per te. L’ho fatto per i tuoi figli migliori, per le mamme, per i bambini, per gli anziani, per quelli che, pur amandoti, hanno dovuto lasciarti. La nostra campagna elettorale per la città ha profumato di fierezza e di orgoglio all’insegna della vera identità Reggina».
A scriverlo è l’ex candidata a sindaco Angela Marcianò, sul suo profilo Facebook.
«Ma, come ho sempre fatto, oggi più che mai devo ribadire quanto ho affermato in tutte le sedi pubbliche, senza arretrare di un passo davanti a niente e nessuno, anche quando il mio scomodo impegno mi ha comportato lo scotto di pesanti e ingiuste conseguenze personali. “Ndrangheta” e Massoneria deviata continuano a determinare le sorti della Città, ma stavolta, come mai prima è successo nella storia di Reggio, noi da soli, con il nostro solitario coraggio di persone isolate, le abbiamo svilite e umiliate, anche se ci è mancata la forza per sconfiggerle».
«Li abbiamo ridicolizzati»
«Abbiamo – continua – ridicolizzato tutti coloro che hanno cercato di sminuire la forza dirompente del nostro messaggio di libertà e di indipendenza. Adesso, a campagna elettorale finita, non posso che “ ringraziare” tutti coloro che hanno censurato ogni singola quotidiana iniziativa volta a far emergere un’alternativa per il bene della Città. Siamo stati circondati dall’ostilità e dall’ostracismo, non è stato pubblicato né mandato in onda nulla che ci riguardasse e divulgasse le nostre idee, se non e soltanto le offese volgari e gratuite che altri strumentalmente ci hanno rivolto».
«Non una parola è stata spesa o scritta sul nostro programma – aggiunge –, sulle nostre iniziative nulla è stato reso noto alla collettività, la strategia del silenzio è stata lo scenario utilizzato per vanificare a nostra eroica battaglia. Non nascondo la mia delusione nei confronti di chi si è prestato (e ringrazio i pochissimi che non lo hanno fatto) a certe bassezze elettorali, rendendo un pessimo servizio alla Città, e se non li scuso perché hanno tradito la loro deontologia, comprendo senza poterla giustificare, la loro condizione di sudditanza ai “poteri” politici forti che non li rende liberi. Rispondo poi con un sorriso di compatimento ai tentativi di vario tipo di sminuire la mia credibilità, assegnandomi, secondo la convenienza, etichette improbabili, di volta in volta, da parte della coalizione di centrodestra, di comunista organica al Pd e, da parte della coalizione di centrosinistra, di fascista. Per il ballottaggio invece andrei benissimo ad entrambe le coalizioni. Come dimenticare le persone che hanno fatto battaglie per me, e poi si sono prostituite e messe al servizio dell’attuale sindaco, impinguandone la rozza brigata, per la promessa di qualche briciola di pane, poveri mendicanti inginocchiati al tavolo di Epulone».
L'attacco pornografico
«Comprendo pure che, non potendo scontentare i padroncini di turno, sedicenti femministe e pseudocomitati per le pari opportunità (con esclusione di qualche voce singola) – prosegue Marcianò – hanno “dimenticato” di porgermi doverosa solidarietà, anche in un semplice comunicato, dopo l’attacco pornografico alla mia persona. Allo stesso modo in cui garanti dei minori, tali diventati senza nemmeno sapere di esserlo, ovviamente appena nominati, sono stati utilizzati per dire che la Marcianò sfrutta il suo bambino in campagna elettorale, e tanto perché era raffigurato in una foto, sorridente tra le mie braccia, quando indossava una maglietta reclamizzata, che era il dono spiritoso di miei parenti! Miserie morali di gente senza dignità che si illude o meglio finge di avere vinto».
«I manifesti che pubblicizzavano le mie iniziative – spiega ancora – sono stati puntualmente staccati appena affissi, sono state strappate centinaia di locandine per impedire che la gente venisse ad ascoltarmi, perché nessuno spazio doveva esserci per la Marcianò, “qui non vi dovete presentare” hanno detto o lasciato detto gli amici degli amici. Pure il video sul voto disgiunto è stato ignorato dai mezzi di informazione telematici locali e ciò ha portato alla conseguenza che migliaia di schede sono state annullate ed altrettanti voti alla mia persona non mi sono stati attribuiti per presunte irregolarità solo formali, in seggi elettorali composti da nuclei familiari indicati dagli attuali consiglieri comunali. Il risultato che gli avversari ostentano con orgogliosa sicurezza è stato soltanto il report di una solenne pessima figura di una accozzaglia malassortita di gente impaurita da una giovane donna che le ha riso in faccia con eleganza in ogni occasione e che l’ha ammutolita in ogni confronto».
I leader politici
«I leader politici nazionali, tali solo per caso, che sono arrivati a Reggio a spese dei partiti per sostenerli e sponsorizzarli – dice ancora – sono gli stessi che, a buona ragione, prima hanno sparlato di loro in mia presenza, anche in sedi pubbliche, sottolineandone le conclamate incapacità. I capetti locali dei partiti sia di destra che di sinistra, quelli che adesso dichiarano coram populo di essere soddisfatti e contano sul pallottoliere il loro “pacchetto” di voti, dicono di credere o meglio vogliono far credere alla gente di essere stati confermati dal consenso popolare, pur confessando implicitamente di essere gregge senza pastore, e non risparmiano il loro disprezzo al loro candidato a sindaco. Ma, se non ci è mancato il coraggio, purtroppo non abbiamo avuto il tempo e le risorse umane ed economiche per far pervenire a tutti il nostro messaggio. Se solo tanta gente fosse stata affrancata dalla necessità di un posto di lavoro, che ancora i neo eletti promettono senza provarne vergogna, tutto il vecchio establishment sarebbe stato polverizzato. Basta leggere i nomi dei candidati per constatare quanti di questi sono stati assunti o sono in attesa di assunzione o di qualche altro beneficio».
«Una voce girava in tutti gli ambienti, che cioè votare Marcianò era inutile perché al massimo sarebbe arrivata al 3 per cento dei voti; la città ha risposto ben diversamente, assegnandomi quasi oltre 13mila preferenze, quando concorrevo con quattro liste di supporto che nell’insieme, erano composte da appena un centinaio di candidati, ossia un sesto delle altre truppe cammellate, che schieravano più di seicento candidati. Ed allora è facile rilevare che il partito, che non era neanche tale, che ha ottenuto più voti non è ne Forza Italia ne il Pd, ma è il movimento ideale, senza ideologie, alla cui guida c’è una donna libera che si chiama Angela Marcianò».
«Ora che è finito il primo turno, memore delle esperienze passate, non cadrò di nuovo in errore, e resisterò ad ogni lusinga, rifiutando deleghe o assessorati, perché l’esperienza mi insegna che non mi verrebbe garantita la necessaria autonomia per poter cambiare questo apparato corrotto ed inefficiente. Da sindaco eletto avrei rivoluzionato il “sistema“ incancrenito, in qualunque altra veste credo che la mia battaglia verrebbe vanificata. Non mi fido e non voglio perciò espormi ad una nuova estromissione in corso di mandato, come è già successo ad opera del sindaco Falcomatà, solo perché ero animata da reale volontà di cambiamento e di ripristino della legalità. Per queste ragioni rifiuto ogni possibilità di apparentamento, a qualunque condizione».
«Mai cercati benefici personali»
«Confermo con questa scelta, se mai qualcuno ancora ne dubitasse – sottolinea –, che non ho mai cercato benefici personali durante la mia passata esperienza di amministratrice. Volevo invece il riscatto della mia città, che la passata gestione ha già dimostrato ampiamente di non volere né potere garantire. Un disastro amministrativo e sociale assoluto durato ben sei anni, caratterizzato solo da inefficienze e da un favoritismo impudente che non ha precedenti. Dall’altra parte politica era necessaria una scelta coraggiosa e dirompente per risanare il tessuto così brutalmente lacerato. Prevale ancora il trasformismo e l’ipocrisia, che emergono dal dato inoppugnabile della evidente discrasia numerica tra le preferenze date ai candidati consiglieri e quelle più basse per la designazione del sindaco, in entrambi gli schieramenti».
«Per chiarezza – evidenzia ancora Marcianò –, in questi ultimi giorni pur avendo ricevuto diverse richieste in tal senso, non ho volutamente incontrato nessuno per qualsivoglia trattativa o accordo di nessun tipo. Se ho ritardato a scrivere è solo ed esclusivamente perché ho ripreso a lavorare immediatamente ed i miei studenti mi aspettavano per fare esami. Per comprendere fino in fondo il sentimento che mi sta pervadendo nello scrivere queste parole, Vi invito per un solo istante a guardare il video del mio comizio finale a Piazza Duomo, una piazza affollata di gente meravigliosa e autenticamente libera e non truppe richiamate perentoriamente all’adunata come anonimi soldati senza dignità. Da noi e tra noi c’era solo gente felice, che ha pianto di commozione e di orgoglio, che ha pregato perché si realizzasse il sogno della rinascita della Città e non per pietire un’opportunità per il proprio portafogli! Su quel palco sono arrivata di corsa, quasi volando, perché mi sono sentita libera, leggera e felice di aver potuto dare un volto, un motivo e una speranza a tantissime persone per bene che hanno con convinzione dato la loro preferenza sul mio nome. 13.165 volte grazie e grazie anche alle migliaia di elettori che hanno sbagliato, per inesperienza, il voto disgiunto; quel voto per me vale comunque, perché é un voto per Reggio».
«I voti a me dati sono voti di stima, di cuore, senza clientela, senza voto di scambio, senza ricatti, senza sponsor, con la censura – dice – di quasi tutti gli organi di stampa e soprattutto senza massondrangheta a fare da regia. Noi abbiamo già vinto e ringrazio affettuosamente la mia squadra e il mio gruppo di lavoro, perché solo grazie a noi la città per la prima volta nella sua storia recente ha avuto ed ha scelto un’ alternativa, e almeno al primo turno ha fermato il “sistema”, mettendolo decisamente in crisi. Si è conclusa un’esperienza elettorale ma si apre un’avventura politica con un Impegno per Reggio di cui annuncio la nascita e che, in queste settimane, ha trovato la culla sicura in una comunità palpitante all’unisono e desiderosa di null’altro se non di intraprendere un percorso aperto e sciolto da sconvenienti compagni di viaggio. Resta adesso l’impegno consiliare, e su questo assumo l’obbligo di essere una sentinella vigile e instancabile in consiglio comunale. Il nostro progetto politico andrà principalmente avanti fuori dalle mura di Palazzo San Giorgio, forte del potere della libertà e dell’audacia dell’indipendenza».