Dopo lo strappo operato nel Pd locale dal prof Valerio Donato rispetto all'ipotesi Fiorita sindaco, c'è attesa per capire se nel pomeriggio si registrerà pure il distacco di un altro pezzo del centrosinistra
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Un “telegramma”, quello inviato da Aldo Casalinuovo agli organi di informazione qualche giorno fa, in cui si avvisa della convocazione di una conferenza stampa incentrata «sulla situazione politica locale e le elezioni previste a primavera prossima». L’incontro con i giornalisti è fissato per le ore 17 odierne nella Casa delle Culture. Ma questa, con il dovuto rispetto per lo stimato professionista promotore della “riunione”, sarebbe una notizia di importanza relativa. Che assume però tutt’altra connotazione alla luce di un elemento forse addirittura fondamentale per il futuro del favoritissimo - almeno al momento - centrosinistra (cosiddetto Nuovo) nell’ormai imminente campagna elettorale.
Perché tale coalizione - che si giova delle condizioni "abbastanza disastrate” dello schieramento rivale per definizione, fiaccato da laceranti lotte intestine difficilmente sanabili prima del decisivo appuntamento con le urne di giugno e privo del fin qui inaffondabile Sergio Abramo alla sua guida per limite di mandati consecutivi da primo cittadino raggiunto - se si divide (come pare) offre scarse garanzie di successo. A riguardo, basti pensare a come la somma di Pd, M5S, Cambiavento (aggregatosi in virtù della candidatura a sindaco del lìder maximo Nicola Fiorita) e pochi altri partiti(ni) e associazioni non è che dia l’idea, quantomeno sulla carta, di avere prodotto una squadra invincibile. Anzi, semmai il contrario.
Ecco allora che l’unico requisito per mantenere inalterati i favori del pronostico consiste nella conservazione dell’unità. Un’unione che tuttavia, dopo la già sorprendente presa di posizione del prof Valerio Donato - intenzionato a “concorrere alla successione”, non da solo of course, di Abramo - potrebbe definitivamente tramontare con un’ulteriore scissione: quella casalinuoviana, appunto. Ma in proposito è doveroso riepilogare la vicenda che ha portato a questo precario stato nel fronte a trazione Pd.
L’origine della possibile, stavolta inattesa, crisi incipiente è da rinvenirsi in quanto deciso dall’assemblea degli iscritti di Catanzaro del partito svoltasi a ridosso dell’ormai trascorso periodo natalizio, da cui è come premesso scaturita l’indicazione di “Fiorita primo cittadino” anche e soprattutto in nome e per conto dei Dem. In altre parole il casus belli: la causa della spaccatura in seno ai Democratici. Una crepa profonda che, non a caso, ha determinato subito la risposta dell’ufficializzazione della candidatura Donato antitetica, senza se e senza ma, al progetto di governo del collega docente universitario Nicola.
Uno scenario molto complicato, quindi, che corre però il serio rischio di ingarbugliarsi ancor di più con la contrarietà al metodo attraverso cui era stata affermata la linea fioritiana di un altro nutrito drappello di oppositori interni (chiamiamoli così) vicini all’avvocato Casalinuovo, socialista doc e peraltro figlio del compianto Mario negli anni ’70 e ’80 presidente del consiglio regionale e poi parlamentare di lungo corso e addirittura ministro (oltreché nipote dell’omonimo zio, pure lui deputato e in particolare giurista di levatura nazionale).
Non dimenticando che anche Aldo (di professione penalista con oltretutto una breve esperienza da consigliere comunale del capoluogo nel periodo della sindacatura Olivo, interrottasi per le dimissioni dovute ai sempre più pressanti impegni dell’attività lavorativa svolta) abbia manifestato l’intenzione di spendersi per la città natale, proponendosi per la carica di sindaco a condizione di essere sollecitato in tal senso dalla propria area di riferimento.
Input che è puntualmente arrivato, sebbene il diretto interessato - anche esprimendo forti perplessità rispetto alla strada imboccata dai Democrat dei Tre Colli - non ha finora seguito la via battuta da Donato, dunque non accelerando verso un’effettiva discesa in campo. Decisione che invece - secondo i soliti rumors - potrebbe essere annunciata, o quantomeno evincersi con chiarezza dal tenore di certe dichiarazioni, proprio oggi pomeriggio.
A quel punto, tuttavia, si potrebbe innescare una sorta di effetto domino. E sì, perché chiunque cullasse il sogno, ancora tenuto nascosto per la verità, del Grande Centro potrebbe iniziare a uscire allo scoperto. E lo si dice dal momento che, con un centrodestra non nelle condizioni di ricompattarsi nel giro di una manciata di mesi e un centrosinistra (vecchio o Nuovo, ma ancora una volta incapace di fare gruppo e produrre una sintesi efficace fra i pretendenti alla poltrona di primo cittadino, non ravvisabile di sicuro in una sorta di raffazzonato e malcelato “colpo di mano”), appare sufficiente gettare un ponte fra i due traballanti fronti per costituire un eventuale terzo polo molto competitivo sulla scia dell’esperimento tentato nel 2006, però con qualche errore di valutazione rivelatosi decisivo, con la Nuova Alleanza per la Città.