Crea un certo imbarazzo leggere le ultime note di Carlo Tansi, leader del movimento Tesoro Calabria, candidato senza successo alle elezioni regionali. L’ex capo della Protezione civile regionale, noto per il suo temperamento fumantino, sembra affermare tutto e il contrario di tutto nello stesso scritto.

Come l’ultima nota inviata alle redazioni dei giornali, nella quale contemporaneamente ammette di aver sbagliato ad allearsi con de Magistris, ma poi rimarca che non avrebbe dovuto lasciarlo e, poco più avanti, afferma di aver sbagliato a non correre da solo. Allo stesso tempo, dice di aver sbagliato a sostenere Amalia Bruni insieme al Partito democratico, salvo qualche rigo dopo affermare che «Amalia è un’eccellenza mondiale nel campo della Medicina che con la sua competenza poteva risollevare le sorti della nostra Sanità».

E così via. Continuare significa correre il rischio di apparire intenzionati a infierire. Meglio dunque riportare la sua nota integrale, lasciando a chi la legge ogni ulteriore considerazione:

«Elezioni regionali, a mente lucida ho compreso gli errori che ho commesso per la mia inesperienza politica. Eccoli.

1) Ho sbagliato a sostenere Amalia Bruni insieme al Partito Democratico. Purtroppo, anche a causa di una parte del sistema d’informazione calabrese nelle mani della ‘ndrangheta che ha distorto la mia comunicazione, non sono riuscito a far capire ai Calabresi perché sostenevo Amalia, nonostante per tutta la campagna elettorale mi sia impegnato con tutte le mie forze per farlo comprendere. Non sono riuscito a far capire ai Calabresi che:

- Amalia è un’eccellenza mondiale nel campo della Medicina che con la sua competenza poteva risollevare le sorti della nostra Sanità.

- Amalia non era la candidata del Pd ma una candidata civica, presentatasi non con il Pd ma con una sua lista civica, che dopo le elezioni ha scelto di aderire in consiglio regionale al Gruppo Misto. Io ho sostenuto Amalia e non il Pd. E questa mia presa di distanza dal Pd è risultata evidente alle elezioni comunali di Cosenza, quando non ho appoggiato il candidato voluto e sostenuto dal Pd Franz Caruso, neanche al ballottaggio, ma ho sostenuto una candidata civica.

- Avevo imposto fortemente il Codice Etico che - vietando la candidatura di consiglieri regionali con più di due mandati completi, o con condanne penali anche in primo grado e persino rinvii a giudizio, o figli, coniugi o fratelli, di consiglieri uscenti – ha evitato, come è risultato evidente, quello che è successo nel centro-destra: l’elezione di figli e parenti di vario ordine e grado di consiglieri uscenti, o di “impresentabili” o di dinosauri della politica calabrese.

- Con Amalia e con le sue liste si potevano vincere le elezioni e governare la Calabria nei prossimi 5 anni con la prospettiva della pioggia di miliardi del Recovery Fund da sottrarre alla destra affarista responsabile del fallimento della regione, che avrebbe consentito di riscrivere la storia della nostra Terra e favorirne il decollo, dando speranza alle nuove generazioni.

I Calabresi non avendo compreso questi concetti non mi hanno più visto come quello che voleva rompere il sistema, ma come quello che era entrato a far parte di quello che avevo sempre combattuto, con i fatti, soprattutto quando guidavo la Protezione Civile: il Put, il Partito Unico della Torta. Volevo combattere il Put da una postazione di comando e non da una posizione marginale.

2) Ho sbagliato ad accettare di aderire, a inizio febbraio, all’accordo con de Magistris che - a differenza di me che avevo raccolto per ben tre volte le firme per la presentazione delle liste, convinto che le elezioni fossero imminenti al momento dell’accordo – sapeva, da sue amicizie romane, che si sarebbe votato non a febbraio-aprile ma in autunno. Decisione favorita anche dall’azione ricattatoria di certa stampa illegale che denigrava quotidianamente il mio operato influenzando anche l’operato di molti miei candidati e fondatori del movimento civico Tesoro Calabria di cui sono presidente. Azione cessata dopo che ho fatto l’accordo.

3) Ho sbagliato ad uscire dalla coalizione con de Magistris. Nonostante gli innumerevoli motivi che mi avevano portato alla rottura - molto simili a quelli che dopo qualche mese hanno portato alla rottura anche il movimento Equità Territoriale di Pino Aprile - avrei dovuto controllare la mia passionalità e la mia irruenza, e continuare, “ob torto collo” (contro voglia), il progetto TanDem.

4) Dopo che sono sceso dal TanDem ho sbagliato, poiché malconsigliato, a non avviare una proposta politica e una coalizione con Lino Polimeni (al quale chiedo scusa), persona popolare e molto stimata dal popolo calabrese, che avevo incontrato a cena proprio la sera in cui si è consumata la rottura con Dema per definire operativamente i termini del progetto in vista delle elezioni.

5) Era sottinteso ma è bene rimarcarlo dopo alcune vostre giuste reazioni a questo post punto: ho sbagliato a non andare avanti da solo.

5) Ho sbagliato a rompere frettolosamente, per il mio solito carattere impulsivo, i contatti con alcuni miei candidati e sostenitori di Tesoro Calabria della prim’ora, ai quali chiedo scusa.

6) Ho sbagliato a portare avanti una comunicazione forse un po' troppo aggressiva, frutto della passionalità e della schiettezza con cui mi sono rapportato al mondo politico. Purtroppo questa aggressività comunicativa troppo spesso ha offuscato le nostre tante proposte programmatiche di cambiamento. Voglio ricordare che eravamo l’unico soggetto politico ad aver prodotto un programma di governo della Calabria frutto di tre mesi di lavoro con vari esperti dei vari settori.

Alla guida della Protezione Civile regionale avevo dimostrato con i fatti che in Calabria cambiare si può, persino nell’istituzione più disorganizzata e corrotta della Regione. Come ho cambiato la Protezione Civile avrei voluto contribuire a cambiare la mia Calabria.

Se potessi tornare indietro non rifarei questi errori. Però vorrei con tutto il mio cuore far capire ai Calabresi che, a differenza di molti, non campo di pane e politica (ho il mio lavoro di ricercatore da 32 anni con molti anni di docenza universitaria), non ho mai fatto politica in vita mia, se non da due anni a questa parte, e che tutto ciò che ho fatto, frutto della mia inesperienza politica, l’ho fatto in buona fede e solo per amore della mia Terra e dei Calabresi.

Alla luce del recente insuccesso, sto pensando seriamente di ritirarmi dalla politica, perché non ho esperienza politica e perché il mio carattere passionale è incompatibile con le regole comportamentali della furba politica calabrese. Questa politica non fa per me».