Un’azienda del gruppo industriale calabrese che fa capo alla famiglia dell’imprenditrice scelta da Pd e M5s per la corsa alla presidenza, sarebbe stata colpita dal provvedimento. Segreterie in fibrillazione
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Nuova interdittiva antimafia per un’azienda del gruppo industriale Ventura, che fa capo alla famiglia della candidata Pd-M5s alla presidenza della Calabria, Maria Antonietta Ventura.
Riscontri indiretti alla notizia vengono dal nervosismo che si percepisce nelle stanze romane della segreteria nazionale del Pd, dove è palpabile l’agitazione dei dirigenti del partito di Letta, che in queste ore si sono attaccati al telefono per capirne di più. Il Pd ufficialmente non conferma, né smentisce.
Non sarebbe la prima volta che il gruppo industriale calabrese, specializzato nella realizzazione di infrastrutture ferroviarie, viene colpito da un’interdittiva antimafia. E il nuovo provvedimento scaturirebbe proprio da quello già scattato nell’aprile scorso, in Puglia, per la Fersalento srl (azienda della galassia Ventura) «per la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi d’impresa». In quella circostanza, a chiedere il rilascio di un’informazione antimafia erano stati l’Agenzia delle Entrate e la Italferr spa. Nel consiglio di amministrazione della Fersalento siedono anche le sorelle Marcella, Maria e Alessandra Ventura, con la madre Angela Raffaella Perrone. Fersalento risulta socia del consorzio Armatori, di cui fa parte anche Francesco Ventura costruzioni ferroviarie.
Le indagini erano state fatte nell’ambito di un’inchiesta sulla Nicofer, società riconducibile alla ‘ndrangheta, in particolare alla ‘ndrina Arena-Nicosia a sua volta alleata alla potente cosca Grande Aracri. Tra le società che hanno avuto rapporti commerciali con la Nicofer S.r.l. Costruzioni Ferroviarie la stessa Fersalento. Anche a carico dell’altra società facente parte del Consorzio Armatori, la Francesco Ventura costruzioni ferroviarie, sono state svolte indagini per corruzione aggravata (in questo filone è stato patteggiato un anno di pena), violazione delle norme sul finanziamento dei partiti politici e turbativa d’asta.
La nuova interdittiva antimafia potrebbe essere un colpo mortale per la candidatura targata Pd-M5s. Una situazione che aggrava ulteriormente l’imbarazzo della fragile alleanza tra dem e Movimento, quest’ultimo alle prese con la scissione interna tra grillini e contiani.