I nuovi scenari che si affacciano sul palcoscenico nazionale dopo lo scontro nel M5s potrebbero rimettere in discussione la solidità dei patti tra Letta e l’ex premier, ecco perché
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La diaspora M5s rischia di fare danni anche in Calabria nel caso che il regolamento dei conti tra Grillo e l’ex presidente del consiglio dovesse sfociare in una conta suicida. È noto, infatti, che la scelta della candidata a presidente alla Regione, sia il frutto piuttosto che di un accordo tra il M5s e il Pd, di uno patto tra Letta e Conte. Qualcuno lo ha soprannominato il patto di Bisceglie, anche perché molti protagonisti della vicenda sono pugliesi: l’ex presidente del consiglio, l’ex ministro Boccia che, tra l’altro sta occupando il Pd calabrese manu militari, il presidente della Puglia Emiliano.
Nuovi scenari
Ma del patto di Bisceglie scriveremo poi. Quello che è certo, è che tale patto sta passando sulla testa di tutti e tutto. Sulle regole. Sulla democrazia interna. E sulla stessa possibilità di competere sul piano elettorale con la destra. Tuttavia, la politica corre, e i probabili nuovi scenari che si affacciano sul palcoscenico nazionale potrebbero rimettere in discussione la stessa solidità dei patti in questione.
Lo sponsor politico di Ventura
Ricapitoliamo. I retroscena sulla candidatura di Maria Antonietta Ventura ci consegnano una verità un po’ diversa di come l’abbiamo raccontata nei giorni scorsi. È un fatto che la candidatura, sia stata indicata dal M5s e, in particolare, caldeggiata dallo stesso Conte, il quale, per ben 2 volte si è espresso sulla bontà della scelta in occasione di due interventi nazionali. Tuttavia, il nome della Ventura all’ex premier pare l’abbia proposto l’ex ministro pentastellato Vincenzo Spadafora. L’ex responsabile del dicastero dello Sport però, è un dimaiano di ferro. Ciò conferma la circostanza che l’ex portavoce politico del M5s, continua a tessere la propria tela all’interno del movimento con il passo felpato del democristiano, piuttosto che, del rivoluzionario pentastellato. La mossa, infatti, rivela che la candidatura calabrese, sia espressione della sua strategia, piuttosto che, dell’iniziativa politica di Conte e Letta. Il giovane Di Maio ha imparato a fare politica. Il resto è abbastanza chiaro ormai. Spadafora proviene dal mondo dell’Unicef, la Ventura è stata Presidente Unicef Calabria.
Il patto di Bisceglie
Il patto di Bisceglie e tutto il resto, dunque, è stato costruito successivamente. Magari con lo zampino di un altro trasversalista seriale: Francesco Boccia. Ora potrebbe essere rimesso tutto in discussione dalla nuova fase politica. Allo stato, infatti, non è ancora dato sapere quale posizione assumerà Di Maio nell’eventualità che nel M5s si dovesse procedere in una conta tra “l’elevato Grillo” e l’ex premier Giuseppe Conte. Secondo alcune indiscrezioni di stampa, Spadafora, sembrerebbe pronto a seguire il comico genovese. Difficile immaginare che Spadafora non si sia consultato con il suo alleato di sempre. Nel corso dell’assemblea dei deputati pentastellati, infatti, non sono mancate le critiche a Conte anche da parte dello stesso Vincenzo Spadafora, il quale ha accusato l’ex premier di scarsa collegialità. «A Giuseppe Conte – ha proseguito l’ex ministro dello Sport - va riconosciuta certamente una visione politica nell’azione di governo ma non una propensione alla leadership M5s, che sono due mestieri differenti».
Di Maio sceglie Grillo?
I segnali dunque lasciano intravedere la possibilità che Di Maio rimanga nel movimento a fianco di Grillo, piuttosto che, seguire Conte. Se così dovesse essere, è lecito chiedersi che fine farà il “patto di Bisceglie” rifilato alla Calabria confezionato da Letta e Conte? Fra un paio di settimane dovrebbe scendere in Calabria Enrico Letta, è probabile che a quella data, la situazione politica potrebbe essere più chiara, e tuttavia, tutto sembra molto indefinito, e poggia su una impalcatura fragile, messa in discussione dalle dinamiche nazionali e dal dissenso interno soprattutto in quota Pd.
Maria Antonietta ci crede
Nel frattempo, Maria Antonietta Ventura sembra entrata nel ruolo con una certa determinazione e non sembra scomporsi più di tanto di fronte alla situazione nazionale e di fronte alle voci di dissenso che si sono levate contro la sua candidatura. «Hanno contestato il metodo, non me. - afferma in una intervista rilasciata a Repubblica -. Ma io vado avanti, raccoglierò le varie anime dell’alleanza intorno al mio progetto. È il momento dell’ascolto, ho scelto di restare. Mi candido prima da calabrese che da militante politica. Non sono certo io a dover gestire le dinamiche del Pd».
Al di là, della reale o presunta determinazione dell’imprenditrice, il metodo utilizzato per addivenire alla sua candidatura, alla luce della situazione che si sta determinando in casa cinquestelle, potrebbe rappresentare un problema serio anche in Calabria. Quello che emerge in tutta la sua drammaticità, è l’imbarazzante spregiudicatezza del Pd nazionale e la solita dose di cieco cinismo dei suoi dirigenti, a cominciare dallo stesso segretario nazionale. Appare chiaro che il Pd, o quello che rimane di una certa idea di sinistra, a questo punto, si ritrovi accanto al cumulo di macerie politiche che si lascia alle spalle un movimento, il quale ha rappresentato e continua a rappresentare un problema molto serio per il nostro paese.
L'analisi del filosofo
Una situazione, quella del Pd e il suo rapporto con il M5s, che ha descritto magistralmente su’ Il Riformista, da uno dei grandi filosofi della storia della sinistra contemporanea, e già parlamentare del Pci e del Pds, il prof. Biagio De Giovanni: «Ma qui viene un altro problema centrale, quello forse decisivo. Tra queste macerie si intravede il volto di ciò che resta della sinistra italiana, - afferma il filosofo napoletano - impersonata oggi essenzialmente dal Pd di Enrico Letta, la cui dichiarazione di ieri è destinata alla storia per originalità e profondità: “Seguo con rispetto il travaglio dei 5 stelle”. In serata ha anche opportunamente aggiunto che manifesta “preoccupazione”. E lo credo!! Se decidi di legare la sorte della sinistra, o meglio di ciò che resta di essa, al carro di Grillo e Conte, oggi diviso in due carri nemici, che cosa puoi immaginare di ottenere? Se fai legittimare la candidatura di Gaetano Manfredi a sindaco di Napoli davanti a una pizza (e va ancora bene per il palato…) ma con Conte, un privato cittadino, e Di Maio, a quale malora stai conducendo il partito? Il quale, nella vicinanza ai 5 stelle, era più ciò che prendeva da loro di quello che dava, e la cosa non sorprende; la sinistra italiana è in pezzi e non sa più ciò che vuole, non ha idee, se non le chiacchiere retoriche sugli “ultimi”, non ha progetti di sviluppo, non una idea di Italia».
Difficile aggiungere qualcosa di più e di meglio per l’epilogo di questo pezzo, alla valutazione chiara e netta di Biagio De Giovanni, sulla qualità della direzione politica di Enrico Letta e del gruppo dirigente nazionale.