«Se non siamo uniti sarà difficile vincere alle regionali. Sì a larga coalizioni, ma senza il Pd non si fa molta strada. Il voto a febbraio non ci convince, non ci sono le condizioni». Non ha dubbi, Nicola Oddati, coordinatore nazionale della segreteria del Partito democratico: le prossime elezioni in Calabria potranno vedere nuovamente al governo il centrosinistra, a patto che ci si allinei verso un’alleanza che tenga conto di quanto già avviene a livello nazionale. E se nomi ancora non se ne fanno, per ovvie ragioni di riservatezza, colui che guida l’iniziativa politica dei democrat non si nasconde anche dinanzi agli argomenti più spinosi e spiega a Lacnews24.it: «Castorina? Credo che farebbe bene a dimettersi da consigliere».

 Le alleanze

In queste ore si assiste al tentativo, da parte del Partito democratico calabrese, di costruire un’alleanza, per le prossime elezioni regionali, assieme al M5S ed al movimento guidato dal geologo Carlo Tansi. Ritiene che questa sia la strada giusta per provare a scardinare il centrodestra? Non teme che il Pd possa ritrovarsi in una posizione poi marginale al tavolo delle trattative con il resto del centrosinistra?

La nostra posizione, in tutta Italia, è quella di provare a costruire coalizioni larghe, coincidenti con l’alleanza che governa il Paese è che possa anche aprirsi al civismo progressista e alle specificità territoriali. Era la nostra idea anche un anno fa. Furono altri a scegliere strade diverse.

Come può essere marginale il primo partito calabrese e della coalizione? Noi sappiamo che se non siamo uniti, è più difficile vincere. È importante che anche gli altri capiscano che senza il Pd, nemmeno si può fare tanta strada. Comunque mi pare che il lavoro avviato da Graziano stia andando nella giusta direzione.

Il voto a febbraio

Pensa sia opportuno votare il 14 febbraio, periodo in cui probabilmente si sarà ancora in piena emergenza da Coronavirus?

Più volte abbiamo sollevato dubbi sulla data del voto. Il governo ha aperto una finestra elettorale e il presidente pro tempore, cui spetta decidere la data, ha deciso di utilizzare la parte più prossima di questa forchetta. Secondo me, più per impulso della sua parte politica che per assunzione di responsabilità riguardo alla situazione sanitaria. E invece deve essere la situazione sanitaria a guidare le scelte. Per questo in queste ore il nostro capogruppo promuoverà un’iniziativa verso Spirlì e verso il governo.

La nostra convinzione è che le condizioni per votare a febbraio non ci siamo. Nel frattempo, però, il lavoro politico per formare la coalizione, varare il programma e individuare il candidato presidente, vada avanti.

Le scelte del Pd

Alle scorse elezioni regionali il Pd scelse di sacrificare l’uscente Oliverio, per percorrere una strada di rinnovamento ed aprire al civismo. L’esito, come abbiamo visto, fu disastroso. C’è il rischio che questo copione possa ripetersi?

L’esito fu anche determinato dalla divisione del campo progressista. Oggi mi pare che le condizioni siano diverse e migliori. In ogni caso il rinnovamento deve proseguire.

 

Sempre in tema di rinnovamento, secondo lei il Pd in Calabria sta facendo abbastanza per costruire una classe politica giovane, ma in grado di offrire garanzie in termini di qualità e affidabilità politica?

Non è un lavoro facile, con scadenze elettorali continue e ravvicinate. Intanto dobbiamo fare molta attenzione alla composizione delle liste, puntare su donne e giovani, utilizzare l’importante novità della doppia preferenza di genere. Poi bisognerà celebrare un congresso e rinnovare e rivitalizzare il partito.

 

Perché il Pd calabrese sembra non riesca ad individuare una candidatura autorevole al proprio interno, dovendo così guardare fuori e rischiare di subire decisioni altrui? C’è un nome che il Pd ha già in mente?

Il Pd è assolutamente in grado di individuare candidature autorevoli e forti e al contempo di rinnovamento.  Non spetta a me fare nomi e soprattutto bisogna trovare convergenza con le forze che stanno costruendo l’alleanza politica ed elettorale. È chiaro che occorre un candidato che abbia un profilo riformista riconosciuto, e capacità di governo e che ci permetta di proseguire sulla strada del rinnovamento avviato.

Il caso Castorina

A Reggio Calabria, solo pochi giorni fa, il consigliere comunale del Pd Castorina, una delle nuove leve del partito e fra i giovani più promettenti, è stato arrestato con pesanti accuse di brogli elettorali. Questo episodio potrebbe mettere in discussione il ruolo dei partiti nella formazione delle liste e far sorgere dubbi sulle reali capacità amministrative?

I fatti contestati a Castorina sono molto gravi. Ovvio, speriamo, per lui, che possa dimostrare che non siano accaduti. Intanto però, oltre alla sospensione automatica, sarebbe un gesto di serietà anche rassegnare le dimissioni da consigliere. 

Le liste del Pd sono state fatte tenendo conto dei consiglieri uscenti e con innesti di persone giovani e di qualità. Nessuno poteva prevedere un’ipotesi del genere.

 

Ha sentito il sindaco Falcomatà e i vertici locali del partito dopo la vicenda Castorina? Ha intenzione di affrontare la questione direttamente per comprendere come sia potuto accadere un fatto simile?

Sì, ho sentito Falcomatà. Naturalmente questo episodio, qualora confermato, sia pur gravissimo, non incide sul risultato elettorale e sulla piena legittimità dell’amministrazione guidata da Falcomatà, che è stata riconfermata per il positivo lavoro svolto in questi anni. Dispiace che il centrodestra, proprio a Reggio, abbia provato a strumentalizzare la situazione. In ogni caso il Sindaco ha il nostro pieno sostegno e vada avanti con determinazione. Le sue doti morali e politiche non sono in discussione.

La situazione nazionale

Guardiamo un momento alla politica nazionale: quanto è concreto il rischio di una crisi di Governo?

Quando ci sono problemi è bene affrontarli. Il Pd ha una posizione chiara: c’è bisogno di collegialità, condivisione e concretezza. Il governo sta in piedi se fa cose, se lavora per il bene dell’Italia e degli italiani. Solo questo ci interessa, non rimpasti e giochi di poltrone.

 

In questi giorni i giornali parlano della possibilità, sussurrata da Franceschini, di una sfida Conte-Salvini alle urne. In tal caso, il centrosinistra potrebbe giocarsela. È d’accordo?

Questo lo vedremo quando si voterà. Ora pensiamo a uscire dalla pandemia e dalla crisi e ad utilizzare al meglio le risorse del next generati in Ue. Il sud ha una grande opportunità e deve usarle al meglio.

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