Il Lorenzo Speziali rampollo di un’importante famiglia di imprenditori, che ha anche rivestito ruoli di primo piano nelle istituzioni con il compianto patriarca Vincenzo, ha di recente deciso di impegnarsi in modo diretto in politica, assecondando un’antica passione. Al momento “soltanto” quale aderente a Coraggio Italia, il movimento costituito dal governatore della Liguria Giovanni Toti, ma forse con la volontà di fare ancora tanta strada.

A convincerlo, ulteriormente, a strutturare il suo impegno, dopo l’iscrizione della fine dell’inverno scorso nelle file di Cambiamo (antesignano per così dire di Coraggio), è stata la conoscenza di un esponente di spicco di questa nuova realtà quale il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. A riguardo, il diretto interessato ha spiegato: «A determinare il mio coinvolgimento, malgrado la simpatia che ho sempre nutrito nei confronti del centrodestra, è stata la prospettiva della creazione di un partito in grado di contribuire a offrire una casa ai moderati del Paese. Una collocazione che sento più vicina rispetto a quella in forze della coalizione maggiormente polarizzate, soprattutto su alcuni argomenti anche se in molti casi giustamente sintonizzate sul sentimento popolare, quali Lega e Fratelli d’Italia. Un soggetto in sostanza con una vocazione liberista, europeista, legata alle radici cristiane come ad esempio la “prima” Forza Italia, e in particolare interessato ai temi che mi stanno più a cuore. Su tutti le infrastrutture, che catturano la mia attenzione in qualità di operatore economico e osservatore. Basti pensare allo slogan, che però è molto di più di una semplice frase, “se riparte la Calabria, riparte l’Italia”. Non è poco, insomma. E poi, se il banco di prova da cui inizia il percorso del Movimento è la regione in cui sono nato e che amo in maniera viscerale, non posso sottrarmi. Ma, ripeto, decisiva è stata l’energia di un “uomo del fare” come Brugnaro».

Contenti per l’entusiasmo che palesa. Ma tra poco si vota per le Regionali e siete a rischio quorum.
«Io sono fiducioso. In tanti si avvicinano a noi e nella Circoscrizione Centro, che io conosco meglio per ovvi motivi di appartenenza territoriale, le ricordo, fra gli altri, la presenza in lista di due ex sindaci, rispettivamente di Filadelfia e Albi, quali Francesco de Nisi e Frank Santacroce. Come non bastasse il primo già presidente della Provincia di Vibo e il secondo consigliere regionale uscente. Quindi. E poi mi permetta di rivendicare con orgoglio la grande fiducia riposta dalla gente nel nostro candidato a governatore Roberto Occhiuto, degno erede dell’indimenticata Jole Santelli con cui ha a lungo lavorato in Fi, di cui sono sicuro si gioverà l’intero schieramento».

Secondo lei con quali numeri potreste sperare in un “premio di consolazione”, non superando la soglia?
«I consensi si contano e si pesano. Noi, però, nel gergo aziendale saremmo definiti una start up. Non esiste, in altri termini, un dato pregresso su cui ragionare in tal senso. Dovremo innanzitutto farci conoscere e apprezzare, portando i nostri dirigenti con le percentuali alla mano nei tavoli preposti. Allo stato, ricordiamo quanto fatto dal deputato di Coraggio Felice Maurizio D’Ettore che si è prodigato per sensibilizzare il governo Draghi affinché impiegasse subito non molto meno di un miliardo di euro, con addirittura un futuro impegno di spesa pari al doppio, per ammodernare una strada (la Statale in larga parte calabrese, ribattezzata della morte, ndr) come la 106».

Veniamo ora alla sua Catanzaro, dovendo chiederle lumi su qualche post di Facebook di aspra critica da lei rivolta al presidente del civico consesso Marco Polimeni e ad altri “alleati” di spicco. Malgrado sul secondo punto, lei abbia smentito. Che ci dice, però?
«Che la politica locale, quella del consiglio comunale, non mi appassiona più di tanto. Ci saranno a breve le consultazioni pure per il rinnovo dell’Amministrazione e ci occuperemo anche di questi personaggi. Ma la vicenda non ha un peso specifico. Ho espresso un giudizio ironico nei confronti del presidente, “definendolo sindaco dei bambini”, non in senso denigratorio bensì in ragione della giovane età di Polimeni. Ha iniziato del resto a fare politica a 21 anni, occupandosene totalmente. Bravo pertanto a giovarsi di un giovanilismo a un certo punto imperante. Ma, a mio avviso, se qualcuno ha pensato, o lui stesso ha ritenuto, di poter gestire un capoluogo di regione di una terra complicata come la Calabria, mi permetto di dissentire. Ma per un deficit d’esperienza, che invece si acquisisce con i capelli bianchi. È l’unica perplessità. Resta però un bravo ragazzo, con cui non ho questioni personali aperte. Credo di poter allora ribadire che sia stata una battuta presa male da chi l’ha ricevuta. Tutto qui».

Le chiediamo infine di commentare l’adesione di Sergio Abramo a Coraggio. Ultima spiaggia per lui?
«Semmai un nuovo inizio. Anzi, per discostarmi da tale cattiveria, le do una chicca. Lo stimo perché mio padre lo ha sempre giudicato “sveglio e capace”. Tanto che, già parecchi decenni fa, da presidente di lungo corso degli industriali catanzaresi (dagli anni Settanta a metà circa dei Novanta, ndr), lo lanciò alla guida dei Giovani Imprenditori. Lo apprezzava molto, dunque. E ci aveva visto bene, mi pare, alla luce delle sue quattro elezioni al vertice di Palazzo De Nobili. Ora l’ottimo Sergio ha condiviso i nostri principi e io ne sono assai lieto».