Si attende nelle prossime ore la comunicazione ufficiale, ma ormai il dado è tratto. Nicola Irto ha sciolto le riserve a ha accettato la candidatura a governatore della Calabria. Il suo nome era stato proposto dal Pd negli scorsi giorni dopo una riunione dei vertici a Lamezia, così come aveva spiegato il commissario regionale Stefano Graziano.

Dopo qualche giornata di riflessione, servita anche a fare il punto della situazione con i partiti alleati, l’ex presidente del Consiglio regionale ha definitivamente rotto gli indugi.

Irto ha deciso di accogliere l’appello di sindaci e amministratori che negli ultimi giorni si è fatto sempre più insistente per un suo impegno diretto nel governo della Regione.

La scelta è poi arrivata per stoppare l’azione di logoramento messa in campo dal Polo Civico Luigi de Magistris e Carlo Tansi che stavano criticando le modalità con le quali il Pd è arrivato all’indicazione del candidato governatore e anche lo stesso nome scelto in quanto considerato in continuità con il vecchio sistema, avendo ricoperto l’incarico di presidente del Consiglio durante la legislatura guidata da Mario Oliverio.

Irto, in buona sostanza, esce dall’angolo e rovescia il tavolo delle responsabilità. La proposta Pd è stata sottoposta al vaglio degli alleati ed ha avuto il sì di massima di Leu, Italia Viva, Versi, Psi, Iric nonché il sostegno di moltissimi amministratori. Mentre il nome di de Magistris sarebbe da considerare una sorta di autocandidatura.

Ed allora Irto accetta, ma sarebbe anche disposto ad una discussione nuova con il Polo Civico basata su un passo indietro proprio dell’ex magistrato e oggi sindaco di Napoli.

Ipotesi di scuola, ovviamente, soprattutto se la data delle regionali rimanesse ferma al prossimo 11 aprile senza ulteriori rinvii. Con uno slittamento a giugno o a settembre, invece, la ripresa di un dialogo potrebbe anche essere realmente perseguibile.

Per il momento, però, Nicola Irto è ufficialmente in campo insieme a Luigi de Magistris e i Cinque Stelle saranno chiamati ad un’altra decisione sofferta dopo quella sulla fiducia al governo Draghi.