«La sai l’ultima sul Pd di Catanzaro?». Che detta così potrebbe sembrare una barzelletta. E invece non lo è affatto, considerato come le telefonate che si ricevono e le chiacchierate fatte con profondi conoscitori o rappresentanti di spicco del partito descrivono una situazione in continua evoluzione. Il mondo Democrat è insomma in… perenne divenire, muovendosi alla stregua delle placche tettoniche che sfregando fra di loro producono, solo talvolta per fortuna, attriti capaci di generare devastanti terremoti. Non mancano tuttavia le scosse di assestamento, quelle assai meno dirompenti ma tutt’altro che insignificanti.

La verità vera però, scusate il bisticcio di parole, è che a breve il soggetto Dem, almeno così come l’abbiamo conosciuto, potrebbe non esistere più. E quindi, c’è chi sui territori si sta già organizzando, pensando ad anticipare i tempi nella direzione di un diverso percorso da intraprendere pur restando ancora legato alla “casa madre”.

È il caso anche del capoluogo in cui il potente sisma provocato dalle scelte nella composizione della lista del partito in vista delle Regionali del prossimo inizio di ottobre, sui cui criteri di formazione si è molto discusso (eufemismo!), ha con ogni probabilità aperto una fase nuova. Anticipatoria del futuro, cioè. Perché in città si continua a parlare con insistenza di un gruppo di potere non precipuamente politico, che ha in animo di lanciare un’Opa sull’amministrazione comunale. Un piano che, se si paleserà sulla falsariga delle indiscrezioni da noi fin qui rivelate, determinerà uno sconvolgimento degli equilibri con oggettive difficoltà ad ambire alla maggioranza nel civico consesso per chiunque non appartenga a questa strutturata cordata.

Nel frattempo, però, si ragiona sull’esistente ed ecco allora che, in nome della ritrovata catanzaresità, gli storici esponenti Democrat dei Tre Colli vogliono puntare a portare uno dei loro a Palazzo Campanella. Ma c’è un problema. E pure bello grosso. Hanno l’imperativo categorico, per centrare tale complicato obiettivo, di fare squadra. Cosa che, detto francamente, gli riesce di rado. Quasi mai, per l’esattezza. Stavolta, però, saranno obbligati a mettersi insieme. Senza alternative, se vorranno arginare l’oggettiva forza di un rivale interno del calibro di Ernesto Alecci ovvero il giovane e rampante sindaco di Soverato a cui, oltretutto, i vertici romani Dem hanno dimostrato di tenere parecchio.

Ed è il motivo per il quale, una volta tanto mostrandosi almeno per ora lungimiranti in rapporto al progetto da realizzare, i Democratici locali hanno cominciato a fare quadrato, puntando dritto su Fabio Guerriero (magari in ticket, come si suole definire adesso l’abbinamento fra candidati, con una donna dello spessore di Giusy Iemma). Il sindacalista figlio d’arte e con alle spalle una famiglia che la politica la mastica fa dunque sul serio dopo che in passato ha sfiorato per due volte il seggio con tanto di lusinghieri risultati. Voti che fuori dalla competitiva lista del Pd lo avrebbero portato a vincere in carrozza in vari casi. Acqua passata, però, deve aver pensato il diretto interessato. Che, a dar retta ai rumors, si sarebbe assicurato il sostegno di Nicola Fiorita (fino a poco tempo fa dato invece vicino proprio ad Alecci) nell’ottica di uno scambio di supporto fra Regione e Comune con lo stesso leader di Cambiavento. Che spera di ottenere nel 2022 il placet del centrosinistra per essere l’aspirante sindaco dell’intera coalizione. Un “ok” che se ci fosse stato nel 2017 gli avrebbe di sicuro consentito di battere l’inossidabile Sergio Abramo.