Mentre tutti i big degli altri partiti arrivano in Calabria il capo politico latita, alle prese con la crisi internazionale e i guai interni al Movimento. E Aiello deve vedersela da solo
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Chi l'ha visto Gigi Di Maio? Mentre tutti i leader nazionali si apprestano a far tappa in Calabria a supporto dei propri candidati, sul capo politico del Movimento 5 stelle non si hanno notizie certe. Verrà, non verrà? I parlamentari calabresi garantiscono che il ministro degli Esteri sarà qui il 19 gennaio e, forse, anche pochi giorni prima del voto.
Il suo arrivo non è ancora ufficiale, dunque l'unico dato certo è che il candidato «civico» sostenuto dai 5s, Francesco Aiello, per il momento dovrà cavarsela da solo, cercando di portare avanti una campagna elettorale senza il sostegno pubblico dei vertici pentastellati. Che sono in altre faccende affaccendati.
Le grane del capo
La Calabria, per Di Maio, rischia di essere una preoccupazione secondaria. In primo luogo perché il capo politico è anche (e soprattutto) il titolare della Farnesina. Le gravi tensioni internazionali, con l'acuirsi dello scontro tra Usa e Iran (stanotte la repubblica islamica ha bombardato due basi militari in Iraq), stanno catalizzando l'attenzione del ministro, che dunque potrà dedicarsi alle campagne elettorali di Emilia Romagna e Calabria in modo parziale e senza poter garantire la stessa “copertura” politica oggi assicurata dai big del centrodestra all'opposizione.
Come se non bastassero i droni di Trump e i missili di Khamenei, Di Maio deve anche fare i conti con i (gravi, ma non seri) problemi interni al Movimento, da cui potrebbero riverberarsi effetti negativi sulla tenuta del governo. Ieri il collegio dei probiviri (composto da Fabiana Dadone, Jacopo Berti e Raffaella Andreola) ha aperto un processo interno contro i 47 parlamentari accusati di non aver restituito una parte della loro indennità, circa 2mila euro al mese. Le sanzioni per chi non si rimetterà in regola – dal richiamo alla sospensione, fino alla espulsione – dovrebbero essere decise il prossimo 20 gennaio.
Tra gli “imputati” c'è anche la deputata calabrese Dalila Nesci, che ha già dichiarato pubblicamente di non voler più rendicontare sulla piattaforma Rousseau e che potrebbe essere a un passo dall'addio al Movimento (forse approderà al gruppo Misto come i colleghi Angiola, Rospi e, da ultimo, Cappellani).
A preoccupare maggiormente Di Maio sono però i cinque “ribelli” a rischio espulsione del Senato. Qui la maggioranza può contare solo su 164 voti, tre in più rispetto ai 161 necessari per governare. I numeri ballerini costringono dunque il capo pentastellato a cercare una soluzione indolore attraverso lunghi e dispendiosi (in termini di tempo) compromessi.
Calabria non prioritaria
In uno scenario del genere, la Calabria non può certo essere una priorità. Lo staff di Di Maio, rispetto alla due giorni prevista in precedenza, avrebbe perciò confermato solo la data del 19 gennaio. In quell'occasione, il capo pentastellato dovrebbe partecipare a incontri pubblici a Cosenza, Vibo e Crotone.
Possibile che il ministro torni in Calabria anche per la chiusura, verosimilmente il giovedì o il venerdì prima del voto. In questo caso, Di Maio potrebbe fare tappa in provincia di Reggio, forse nella Locride. Il capo del Movimento si farà quindi vedere solo nell'ultima settimana, quando la campagna elettorale sarà ai titoli di coda. Per Aiello non è una notizia positiva. Ai suoi avversari sta andando decisamente meglio.
Oggi il segretario del Pd Nicola Zingaretti è di nuovo in Calabria per supportare la candidatura di Pippo Callipo, mentre il centrodestra di Jole Santelli si prepara ad accogliere Matteo Salvini e Giorgia Meloni, domani impegnati in diverse iniziative politiche nelle province di Catanzaro, Cosenza e Crotone. L'arrivo di Silvio Berlusconi è invece previsto tra una decina di giorni per la chiusura della campagna elettorale al fianco di Santelli.