Vince, e non è una novità, l’astensionismo. In Calabria l’affluenza è stata del 20,3% per il referendum (20,9% in Italia) e del 59% per le Amministrative (60%).

Per il resto, il contesto regionale è parecchio frammentato e privo di un denominatore comune. Mentre i dati nazionali raccontano la sostanziale prevalenza del centrodestra unito – che vince al primo turno a Palermo (Lagalla), Genova (Bucci) e L’Aquila (Biondi) – in Calabria i risultati elettorali tra le varie città al voto sono politicamente discordanti.

A Catanzaro le coalizioni di centrodestra guidate da Valerio Donato, Antonello Talerico e Wanda Ferro, sarebbero maggioranza assoluta, se solo avessero unito le forze. Sarà invece ballottaggio tra il professore dell’Umg – sostenuto anche da liste ispirate da Lega e Fi – e Nicola Fiorita, unico candidato a sindaco supportato dal campo largo Pd-M5s.

Tutti i partiti del centrodestra ufficiale erano presenti a Palmi, ma è stata una performance disastrosa: Giovanni Barone è stato sbaragliato dal sindaco uscente Giuseppe Ranuccio, alla testa di cinque formazioni di ispirazione civica.

Palmi è l’unica delle grandi città al voto in cui non si svolgerà il ballottaggio. Ci sarà un secondo tempo ad Acri (l’uscente Pino Capalbo contro Natale Zanfini), Paola e a Catanzaro.

Il caso Catanzaro

Nel capoluogo di regione è andato in scena l’harakiri del centrodestra. Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e gli altri cespugli, insieme, avrebbero sfiorato il 70% e conquistato il Comune al primo turno.

La scelta di Salvini e Berlusconi di nascondere i propri simboli nelle liste di Donato, la scissione di Talerico da Fi e la corsa solitaria e identitaria di Fdi hanno invece tenuto in vita la proposta politica di Fiorita. Quest’ultimo ha beneficiato del voto disgiunto, che ha danneggiato Donato, e della buona performance della sua lista, Cambiavento (8%), seguita da Catanzaro azzurra (7%), la lista ufficiosa di Fi.

Fiorita, tuttavia, non sembra aver ricevuto una grande spinta del campo progressista. Alle precedenti elezioni, il prof, praticamente da solo, era riuscito a raggiungere il 23%. L’aiuto di Pd e M5S gli ha portato in dote solo 7 punti percentuali in più. Sufficienti per farlo accedere al secondo turno, ma non per far cantare vittoria ai coordinatori regionali Nicola Irto e Massimo Misiti, che forse si aspettavano un “campo” ancora più largo.

Il risultato catanzarese rischia insomma di non essere un buon viatico per l’alleanza progressista in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. Anche perché i partiti di Letta e Conte si sono affrontati come avversari ad Acri. Il 48% di Capalbo (Pd) sommato al 10% di Cofone (M5S) avrebbe permesso la vittoria del campo largo al primo turno.

Ma più che i partiti tradizionali, schierati solo in otto Comuni sui 74, si sono imposte necessariamente le liste civiche, rispetto alle quali sono state comunque forti presenza e influenza di uomini e donne dalla chiara appartenenza politica.

Gli altri centri

A Soverato vince Daniele Vacca, sponsorizzato dall’ex sindaco, oggi consigliere regionale del Pd, Ernesto Alecci. A Pizzo trionfa Sergio Pititto, su cui ha puntato il coordinatore regionale di Fi Giuseppe Mangialavori. A Caulonia si impone Franco Cagliuso, al cui fianco c’era Salvatore Cirillo, esponente di Cambiamo a Palazzo Campanella. A Bovalino viene riconfermato l’indipendente Vincenzo Maesano.    

Secco passaggio a vuoto per un altro big di Fi, Francesco Cannizzaro. Il deputato e coordinatore provinciale azzurro aveva imposto il nome di Marco Santoro a Villa San Giovanni e si era speso per il vicesindaco uscente di Bagnara Mario Romeo. In entrambi i casi hanno vinto due candidati civici vicini al centrosinistra: Giusy Caminiti e Adone Pistolesi. Cannizzaro mastica amaro anche per i risultati di Palmi (sosteneva Barone) e Campo Calabro (Nino Scopelliti), a differenza del Pd di Irto che, seppur senza simboli, sosteneva la corsa dei vincenti Ranuccio e Sandro Repaci.