Sarà un’altra prima volta per Nicola Irto. E probabilmente anche la più importante. Quella del 25 settembre prossimo, d’altra parte, sarà una sfida doppia. Personale e politica. Uno di quegli appuntamenti che se centrati hanno il potere di consacrarlo quale vero leader del Partito democratico calabrese, di cui ad inizio anno è diventato segretario regionale.

Le premesse, per il politico reggino, ci sono tutte. D’altra parte fino ad ora Nicola Irto si è giocato le sue carte in maniera impeccabile e seguendo un percorso che con la rinuncia alla candidatura alla presidenza della Regione alle elezioni di ottobre scorso – dove pure era stato sostenuto dalla spinta di cento amministratori locali -, gli ha fatto strappare prima il ticket per guidare i dem calabresi e poi la candidatura a Montecitorio.

Tuttavia, per il quarantenne Irto, il compito rimane gravoso, essendo chiamato a presentare candidature di alto profilo in tutta la Regione e a confermare, se non a migliorare, le percentuali nazionali del partito per una competizione che si annuncia difficilissima per i dem – ma non solo – tenuto conto del fatto che sono stati dimezzati i posti per approdare in Parlamento.

La base di partenza è rappresentata dagli oltre 10 mila voti che gli hanno consentito di essere eletto per la terza volta a Palazzo Campanella. L’esperienza non gli manca di certo, avendo ricoperto più ruoli istituzionali: consigliere comunale dal maggio del 2011 – con una parentesi di vicesegretario del Pd calabrese nel 2014 – Irto è approdato a Palazzo Campanella nella decima legislatura del Consiglio regionale ricoprendo prima il ruolo di presidente di Commissione e poi dal 28 luglio 2015 fino alla fine della legislatura quello di presidente dell’Assemblea legislativa. Nella parentesi sfortunata della presidenza Santelli, Irto è invece stato eletto vicepresidente del Consiglio regionale, dove ha ricoperto fino all’aprile scorso il ruolo di capogruppo dem di questa XII legislatura.

E tuttavia questa esperienza potrebbe non bastare, sottolineano gli scettici. Il compito del segretario non è certo facile, e la ri-generazione a cui è sottoposto il Partito democratico calabrese, recependo le linee guida del suo programma da segretario regionale, è tuttora in corso e ancora distante dal traguardo di mettere insieme le varie anime di un partito da sempre balcanizzato a queste latitudini.

La prudenza con cui ha affrontato le ultime elezioni amministrative, in linea con il Letta pensiero, propendendo per coalizioni civiche e rinunciando al simbolo, ancora non attrattivo come potrebbe, fanno pensare ad un “buon inizio”. Ma proprio questo nuovo inizio potrebbe riservare delle insidie, come spesso accade. Anche perché l’altra sfida, personale e politica, Irto la giocherà rispetto alla propria candidatura alla Camera.

E non sarà proprio facile trovare un collegio blindato e su misura per lui. E c’è anche chi pensa che alla fine il Nazareno possa chiedergli di mettere la faccia nell’uninominale di Reggio, magari mettendo in scena un braccio di ferro con l’altro volto più rappresentativo della politica locale, quel Francesco Cannizzaro che fa della rete di amministratori un punto saldo della propria forza politica ed elettorale.