VIDEO | Intervista all'avvocato, candidata a primo cittadino per il centrodestra alle prossime amministrative: «Basta false promesse, iniziamo ad ascoltare i cittadini. A loro chiedo di starmi vicino e di sostenermi»
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«Ci provo, ci spero. So che i cittadini sono delusi ed amareggiati, ma è necessario ritrovare la fiducia e credere in qualcosa. Bisogna credere fermamente che ci si possa risollevare, perché lo meritano, lo meritiamo, lo merita Vibo Valentia. Chiedo loro di starmi vicino e di sostenermi». Rilassata, speranzosa, convinta di potercela fare già al primo turno. Tutt’altro che intenzionata a buttarla in caciara o a darsi alla zuffa: «La città soffre - dice Maria Limardo - ha bisogno di altro, di una politica che sappia essere credibile ed autorevole, non ha bisogno di persone che scadano nella polemica e nei personalismi». La foto di quella stretta di mano al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorda il periodo del suo ultimo impegno politico-istituzionale, prima di una lunga pausa di riflessione. Alle regionali del 2010 fu cocente la delusione: per poche manciate di voti mancò l’elezione a Palazzo Campanella; gareggiò praticamente sola, mentre l’apparato di Forza Italia fece quadrato e riuscì a fare eleggere Nazzareno Salerno. Da allora in poi Maria Limardo si dedicò preminentemente alla sua professione d’avvocato. Oggi, nove anni, a conti fatti, di pausa sabbatica. Poteva tornare in auge già nel 2015, ma quando il centrodestra fu chiamato a scegliere chi candidare alla carica di sindaco, camuffò le sue insegne sotto vessilli civici e preferì puntare su Elio Costa. Costa avrebbe poi fallito, come in precedenza D’Agostino. Così Maria Limardo continuò a restare in disparte. Nel frattempo la classe dirigente locale, figlia della Prima Repubblica, sarebbe scomparsa. E l’arresto di Nazzareno Salerno, nel febbraio 2017, diviene oggi la cartina di tornasole degli investimenti sbagliati del centrodestra e di Forza Italia nel Vibonese.
Nell’anno del Signore 2019, alla pasionaria del centrodestra, ex Alleanza nazionale, Futuro e libertà, Forza Italia, dirigente e donna di partito, non le si concede alcuna opportunità: semmai è lei che viene chiamata a restituire credibilità alla partitocrazia, ora che la politica ha preso atto del clamoroso fallimento del civismo ed è chiamata a riappropriarsi degli spazi di governo nell’interesse dei cittadini. Alle elezioni comunali di maggio sarà affiancata da almeno sette liste: quella di Forza Italia, quella di Vibo da Vivere (ovvero la costola del partito azzurro facente capo ad Alfonsino Grillo), la Lega, l’Udc, Rinasci Vibo, Liberi e Forti, Fratelli d'Italia e, naturalmente, la lista del sindaco. Punta alla vittoria al primo turno. Il primo sindaco donna nella storia della città di Vibo Valentia? «Già, lo prendo come un augurio… È un segno dei tempi che cambiano e se è possibile avere finalmente una donna sindaco, sono fermamente convinta - aggiunge la candidata del centrodestra - che questa città possa cambiare, ritrovando se stessa e la sua identità». Con un centrosinistra di fatto inesistente e un Partito democratico imploso ed incapace di proporre un’alternativa che abbia un minimo di costrutto, nel corso degli ultimi nove anni, civismo o meno, sempre il centrodestra ha governato il Comune. Perché ha fallito? Cos’è mancato a Nicola D’Agostino, prima, e a Elio Costa dopo? «Il dialogo con la città, la percezione dei suoi bisogni reali. La politica deve fare questo, ovvero ridurre le distanze tra i cittadini - spiega Maria Limardo - ed il Palazzo. Scavare un solco significa alimentare la sfiducia, sbagliare, fallire». Ecco, dunque - nella fase delle promesse a buon mercato, nella quale i buoni propositi si sprecano mentre i problemi si trascinano da lustri - che la pasionaria prova ad adottare un nuovo linguaggio: «È questa distanza che dobbiamo eliminare, quella tra il cittadino e chi amministra. Basta inutili promesse e buoni propositi, serve ascoltare i cittadini. Solo così eviteremo di fallire, solo così potremo strappare questa, che è una città bellissima e dalle straordinarie potenzialità, dal declino a cui sembra rassegnata».