La coordinatrice regionale spiega la linea politica pentastellata attaccando Occhiuto: «È un grande comunicatore, ma la qualità della vita è immutata dal 2021». Poi anche un messaggio a Caruso: «Le fughe in avanti non funzionano». Per il seggio conteso da Andrea Gentile decisivo il 17 gennaio
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Un 2025 intensivo sui territori con un punto fermo: l’opposizione al governo Meloni e alla presidenza Occhiuto in Calabria. I propositi della parlamentare del M5S Anna Laura Orrico, che è anche la coordinatrice regionale del partito, sono dinamici e forse bellicosi. Ma hanno la stella polare della nuova linea politica del (rinnovato) Movimento che guarda a Left in Europa e parla di temi sociali. In primis tutela della salute, rafforzamento della sanità pubblica e lotta contro le disuguaglianze.
Anna Laura Orrico, attesa già il 17 gennaio dal nuovo e forse ultimo atto della vicenda-Gentile, si occuperà in prima persona delle elezioni di Lamezia Terme e di Rende («È finito il tempo dei Principe») ed è già proiettata in ottica regionali dove lancia un messaggio a Franz Caruso e a tutti i possibili alleati progressisti («evitiamo fughe in avanti, non funzionano»). Nel frattempo è un susseguirsi di incontri dal Pollino allo Stretto. «Per fare un esempio - spiega - ad Amantea costituiremo un gruppo territoriale che guarderà al basso Tirreno cosentino. Tocco con mano un rinnovato entusiasmo».
Anna Laura Orrico, lei parla di rinnovato entusiasmo, ma un recente sondaggio, relativo all’anno 2024, parla di ulteriore 5% perso in favore di Pd (4%) e Avs (1%). Perché l’elettorato non vi segue più come un tempo?
«La fase in cui abbiamo conquistato la fiducia degli esuli del centrosinistra è terminata. Stanno tornando a casa. Adesso stiamo cercando di intercettare chi non va a votare, perché è lì che abbiamo costruito il nostro consenso in occasione dell’exploit del 2018. È fondamentale lavorare per definire al meglio la nostra identità. I governi con Lega, Pd e Draghi hanno destabilizzato i nostri iscritti, inutile affermare il contrario. Hanno fatto perdere la bussola della visione che il M5S ha del Paese. Oggi siamo nell’alveo progressista, ma restiamo indipendenti. Interloquiremo con Pd e Avs senza fare alleanze a scopi elettorali, ma vogliamo dialogare sui temi per trovare una linea condivisa e lottare uniti».
I maligni dicono che è finito l’effetto del Reddito di Cittadinanza.
«Il Reddito di Cittadinanza è stata una grande riforma di Welfare che andava implementata. Italia e Grecia sono le uniche due nazioni a non avere misure universali contro la povertà. In Italia ci sono 5,7 milioni di cittadini al di sotto della soglia di povertà: la Caritas ha certificato il fallimento del governo Meloni. Si rivolgono a loro non solo chi non ha occupazione, ma anche chi ha un salario da fame. Questo è il Paese reale dove viviamo, non quello che descrive la destra a suon di spot».
Parliamo dalla nuova vita del M5S. L’addio a Grillo sembra indolore. Lei e gli altri parlamentari calabresi avete brindato al nuovo corso.
«L’assemblea costituente ci ha dato l’opportunità di ridiscutere l’organizzazione che Conte aveva già dato e di analizzare anche i futuri orizzonti. Le nuove generazioni rischiano di essere ingabbiate nel lavoro precario e nel lavoro povero. La nostra, oltre alla Sanità, è una linea che guarda a grandi temi come l’Istruzione affinché il diritto allo studio sia accessibile a tutti, a prescindere dalle condizioni economiche di provenienza».
Andrea Gentile tornerà in Parlamento. Per effetto domino perderà il seggio Elisa Scutellà. Avete dato battaglia in giunta per le Elezioni.
«La battaglia non è finita. Il 17 gennaio ci sarà la seduta pubblica della giunta per Elezioni. Ribadiremo che le regole non si possono cambiare a match in corso. Un asse, che non ci sorprende, tra centrodestra e centrosinistra ha determinato un recupero di Gentile, mentre con le norme del 2022 il ricorso sarebbe stato archiviato: avrei mantenuto un minimo vantaggio di circa 50 voti. Ribadiremo che se in un collegio emerge un dato anomalo di schede bianche pari al 10%, c’è qualcosa che non va. Chiediamo di fermare il ricorso e di interessare la magistratura, perché ne va del rispetto della democrazia».
Lei è coordinatrice regionale del M5S, in consiglio avete perso un eletto che si è reso indipendente.
«Afflitto non ha mai brillato per attaccamento alla maglia. Spesso ci siamo ritrovati davanti ad un voto difforme rispetto alle indicazioni del capogruppo Tavernise. Non ci sorprende che sia passato nel Misto, ma gli auguro il meglio».
Intanto Occhiuto ha annunciato la sua ricandidatura a Governatore.
«Sì, ho letto. Sembrava scontato, anzi fui sorpresa quando dopo il primo anno affermò il contrario. Il gusto del governo è tipico della classe politica a cui appartiene. Ha dimostrato di essere un grande comunicatore, ma i dati su economia e disuguaglianze sociali sconfessano sue parole. I fondi del Pnrr per Sanità spesi sono pari a zero: nessun c’è alcun rafforzamento sulla medicina territoriale e della sanità locale. Si concentra sulle norme che tutelano i manager anziché rafforzare servizi per la gente».
C’è il tema della sanità privata…
«Ha diritto ad esistere, ma avanza grazie ai fondi pubblici».
Altri appunti da rendere pubblici?
«In Calabria aumenta la disoccupazione. Il dato più allarmante è tra gli under 35: quasi il 50% è escluso dal mondo del lavoro perché la nostra regione vanta la percentuale più alta di domande di lavoro inevase. In Calabria, inoltre, il 43% delle scuole è scarsamente raggiungibile e più del 15% risulta inaccessibile se non con mezzi privato. Dati alla mano, dove è migliorata la qualità della vita?»
Anche Franz Caruso vuole candidarsi. Ormai non ne fa più mistero. A due anni dal voto il centrosinistra ha virtualmente chiuso la partita?
«No, il tavolo sul quale andremo a trovare le linee di convergenza non è neppure partito. Credo sia fondamentale dire cosa vogliamo fare per la Calabria, poi bisognerà trovare una squadra e da questa un candidato che incarni le sfaccettature. Il M5S dovrà avere un ruolo propulsivo, così come le Europee hanno indicato. Daremo il nostro contributo, ma vorrei evitare fughe in avanti. Fa piacere che ci siano diversi sindaci a dare disponibilità, ma in Calabria le fughe in avanti non funzionano».
Perché?
«Perché si parlerebbe solo di nomi e non di temi. Basta con questo leaderismo spinto, in base a cui trovare una figura che ci dovrebbe portare fuori dallo stallo. La buona politica la fanno le squadre. Donne o uomini soli al comando non fanno bene a nessuno, nemmeno al percorso».
Per lei, pertanto, qual è l’identikit ideale?
«Non c’è. Perché lavorerò per ribaltare questa concezione tipicamente calabrese.Partiremo da una squadra per arrivare ad una sintesi».
Senta, nell’immediato si voterà a Rende e Lamezia Terme. Principe è il grande favorito, sul Tirreno si fanno i nomi di Lo Moro e Speranza.
«Mancano all’appello due generazioni politiche. Ciò che si prospetta a Rende con la probabile candidatura di Principe, emerge anche a Lamezia con le autocandidature di chi ha già governato da tempo in quei territori come Lo Moro e Speranza. Faccio un appello a chi ha tra i 25 e i 50 anni affinché si metta in gioco. Noi siamo aperti ad accogliere chi ha guardato con interesse alla politica, ma non ha fatto passi in avanti perché intimorito. Su Rende spero che si possa virare su un profilo giovane qualora l’intento sia ragionare da coalizione progressista. Io non posso pensare che l’unica alternativa sia Principe, con tutto il rispetto per lui e per la sua storia. Così come ho massimo rispetto per la storia e le persone di Lo Moro e Speranza a Lamezia. C’è stato un tempo per i “Principe”, ora c’è tempo a disposizione per altri. A loro dico di farsi avanti».