L’ex sindaco ha spiegato anche perché non teme che la sentenza della Corte d’Appello del 21 ottobre possa inficiare la sua corsa alla fascia tricolore e dice: «Le mie liste nulla hanno a che fare con le regionali»
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“Per Lamezia”, è questo lo slogan con il quale Paolo Mascaro ha inaugurato ufficialmente la sua campagna elettorale. In un noto hotel cittadino l’ex sindaco ha presentato la sua squadra, i componenti delle due liste che lo accompagneranno in questo percorso di riscatto personale ma non solo, ha spiegato. Tre dovevano essere le liste, due sono diventate valutando che alcuni candidati «avrebbero abbassato l’asticella della qualità». E in queste due compagine, ha tenuto a precisare Mascaro, sono confluite persone provenienti da sinistra, destra e centro, scelte solo in base alle loro qualità. Liste che, ha rimarcato, «non sono state costruite per le regionali».
A chi potrebbe non vedere di buon occhio il fatto di riproporre alcuni membri del consiglio comunale sciolto, l’avvocato ha risposto: «chi ha operato positivamente ha il diritto di continuare la sua esperienza. Non si può buttare il bambino con tutta l’acqua sporca».
C’è poi l’ipotesi incandidabilità, quella spada di Damocle attesa per il 21 ottobre quando si pronuncerà la Corte d’Appello. Ma per Mascaro non ci sono elementi ostativi alla sua corsa a questa competizione elettorale. Diverse le motivazioni. Da un lato, ha precisato, c’è una sentenza di primo grado che si è pronunciata a favore della sua candidabilità, dall’altro i decreti e le sentenze relative allo scioglimento non gli dedicherebbero una sola riga. Ma Mascaro ha poi spiegato che anche se il 21 ottobre la Corte d’Appello si dovesse pronunciare contro, l’incandidabilità diventerebbe effettiva solo dopo i tre gradi di giudizio e dalla tornata elettorale successiva. Concretamente, l’ex sindaco non si potrebbe ricandidare dal 2025 in poi.
Ma non solo. L’avvocato si è detto sicuro del fatto suo e di potere vincere al primo turno. Poi la parentesi sullo scioglimento. «Lamezia si è fermata al 24 novembre 2017, il Psc non è stato né modificato né portato a termine, io ho acquisito 21 beni confiscati alla mafia. Dopo di me questo capitolo non è stato più nemmeno aperto».