Sono in molti, da tempo, a porsi domande sul movimento “6000 Sardine”, nato ufficialmente da un’idea di un ragazzo, Mattia Santori che lo scorso novembre, in vista delle elezioni regionali in Emilia Romagna ha organizzato con tre coinquilini una manifestazione dal valore simbolico: riempire la piazza significa stare stretti come “sardine”, pesciolini silenziosi che si contrappongono agli “urlatori” dei comizi politici.

 

Insomma, l’obiettivo sardiniano era quello di sgonfiare una Lega a trazione Salvini che viaggiava su percentuali da Pd veltroniano (oltre il 30%) e stava colonizzando le “zone rosse” italiane per eccellenza.

 

Era un’epoca fa, prima delle loro foto con Luciano Benetton, della comparsata (alla Renzi) da Maria De Filippi e il lockdown con i conseguenti obblighi di distanziamento sociale. In più, oggi la Lega è balcanizzata da battaglie interne con la leadership “moderata” di Luca Zaia in ascesa e una sequela di fallimenti elettorali al sud derivanti da autonome scelte politiche sbagliate (prima fra tutti, l’aver imbarcato una mole non indifferente di transfughi sui territori). Tant’è che le Sardine si sono dovute adeguare a questi cambiamenti. Da movimento spontaneo sono divenute una associazione “E.t.s.” (ente del terzo settore) con tanto di Partita Iva e sede legale a Zola Predosa, cittadina della provincia di Bologna.

 

Il Pd nuota tra le Sardine

Da più parti, anche al loro interno, si sono poste molte domande sulla democraticità del movimento divenuto associazione e sul principale quesito: sono eterodirette dal Pd?
In effetti, il “leader” Mattia Santori, come rivelato dal quotidiano La Verità, lavora per la rivista Energia, co-fondata dall’ex premier Romano Prodi. In più, ben tre “sardine apicali” (contestate da parte della base spontanea creatasi), Mattia Santori, Lorenzo Donnoli e Jasmine Cristallo, sono state invitate a relazionare alla festa dell’Unità nazionale a Modena. I maligni pensano che per l’impegno profuso di “testimonial anti-salviniani” verrà garantito loro un seggio blindato tra le liste della futura coalizione di centrosinistra alle prossime politiche (se Nicola Zingaretti, il cui leitmotiv è: «uniamoci tutti contro le destre», rimarrà segretario dei dem).

 

Le Sardine Calabriesi esistono?

A girare le televisioni nazionali nella qualità “referente movimento Sardine Calabria” c’è la “pasionaria di sinistra” Jasmine Cristallo. Ma qual è lo stato di salute delle sardine in Calabria? Da vari riscontri è emerso che tale movimento non ci sia effettivamente mai stato, tant’è che alla prima manifestazione (flop) del 30 novembre 2019 a Cosenza, la “referente nazionale” non è nemmeno andata.

 

Nel Gruppo Facebook “6000 Sardine Cosenza” successivamente alla manifestazione molte persone esprimerono dubbi, perplessità e delusione per la bassa partecipazione, soprattutto dei residenti, ma anche critiche sulla sua gestione. «Sono rimasta delusa. Una parte dei presenti erano intenti nel blackfriday e una parte da quello che ho capito se non organizzano loro non ci vanno. Eppure era importante» scrisse una utente del gruppo a cui ne fece eco un’altra che si chiedeva: «Mi domando i 5300 membri di questo gruppo dove fossero. Non capisco».

 

Ai quesiti risposero due partecipanti alla manifestazione. La prima, Irene Scarnati, scrisse: «Oltre alla pigrizia c’è stata molta supponenza da parte di certa sinistra settaria», mentre Davide Franceschiello spiegò: «Si è voluto agire separatamente e non unirsi al primo gruppo Stutamu Salvini e questo non è aiutato». In quella occasione intervenne ottimisticamente Davide Corigliano del Pd di Crotone dicendo: «Non potete paragonare le piazze fiorentine e napoletane alle nostre, siamo decisamente meno e decisamente mal collegati. Procediamo tutti uniti, compatti e tanto amore». Insomma, a Cosenza le Sardine “no pasan”.

 

E a Crotone? Le “Sardine pitagoriche” furono subito abiurate perché accusate di sessismo dopo un post in cui davano della “soubrette” alla Cristallo. Uno dei promotori era Pietro Infusino, già componente del Consiglio Federale Nazionale dei Verdi e attualmente reduce dalla campagna elettorale per le comunali crotonesi che lo vide al fianco del presidente dell’Ordine degli architetti locale Danilo Arcuri.

 

Contattato direttamente Infusino ha detto di aver sempre creduto che le Sardine: «Erano un movimento spontaneo libero, che aveva il compito di portare la politica tra la gente» aggiungendo di aver poi «avuto contatti duri con i vertici improvvisati di Bologna. Volevano gestire loro le nostre iniziative a Crotone. Abbiamo ricevuto molte pressioni» e alla domanda chi secondo lui eterodirige le Sardine risponde: «Il movimento si è spento. Anche perché dietro c’erano forze politiche chiaramente di sinistra. Mi riferisco a parte del Pd» concludendo confermando la tesi che «il movimento delle sardine in Calabria non esiste».

 

A Reggio Calabria, invece, le sardine sono scese elettoralmente in campo e si sono candidate con la lista civica “Reggio bene comune-Reggio non si Lega” a sostegno (incondizionato, come da loro dichiarato) del candidato Pd Giuseppe Falcomatà. La lista ha ottenuto in totale 439 voti e lo 0,5%. I referenti delle sardine locali che si sono candidati sono Fortunato Cucinotta che ha ottenuto 13 preferenze; Maurizio Marino che ha ottenuto 36 voti, mentre il “leader locale” Filippo Sorgonà ne ha ottenute 141. Quest’ultimo si era già candidato alle comunali nel 2007 con il Partito comunista dei lavoratori e nel 2014 con la lista “Per un’altra Reggio” a sostegno di Stefano Morabito. La stessa referente nazionale è intervenuta con un appello pubblico al voto “contro la vittoria sovranista” nella città dello Stretto. 

 

Su Facebook il gruppo “6000 Sardine Calabresi” che vanta oltre 10.000 membri tra gli amministratori ha gli esponenti di Reggio Calabria, la referente Jasmine Cristallo ma anche Marta Cubelli di Bologna e Ciro Zabini di Ferrara. Insomma, l’Emilia-Romagna tiene banco nella gestione accentratrice di questo movimento, divenuto associazione.


Cristallo gira le tv ma sulla Calabria fa spallucce

Jasmine Lucia Cristallo, la referente nazionale delle sardine e "leader" del movimento sardine Calabria ha un passato politico quale candidata nel 2011 al comune di Catanzaro con la lista “Catanzaro giovane e democratica” a favore del candidato Pd Salvatore Scalzo, ottenendo 38 voti. Successivamente si avvicinò all’estrema sinistra che poi, nelle sue svariate forme, prese il nome di Potere al popolo.

 

Il compagno della Cristallo (con cui convive da 10 anni, come da lei stessa reso noto pubblicamente) è l’avvocato Gianmichele Bosco, dirigente di Potere al Popolo e ex consigliere comunale del capoluogo dimessosi a seguito dell’inchiesta “Gettonopoli” che lo coinvolse insieme ad altri 28 consiglieri. È tramite lui che conobbe il xindaco di Riace Mimmo Lucano (che i maligni dicono che la sopporti più che supporti).

 

Nipote di un noto primario di chirurgia generale, la Cristallo è parente acquisita del pluriennale sindaco di Catanzaro espressione del centrodestra (al quarto mandato), Sergio Abramo. La sorella del padre della sardina calabrese, “Ninetta” Cristallo, sposò il fratello del sindaco, Walter Abramo, morto in un triste incidente d’auto nel 2005. La figlia, Antonia Abramo, cugina di Jasmine Cristallo, è presidente dei Giovani imprenditori Confindustria Catanzaro e direttrice, insieme alla sorella Ilaria, della società Ifm, fondata dal padre nel 1987.

 

Insomma, la Cristallo pur non vantando un curriculum professionale o accademico di peso, non si può certo qualificate come una ultima tra gli ultimi, nonostante il tanto decantato egualitarismo di sinistra “made in Sardine”. Sono tante battaglie in cui la Cristallo cerca (spesso forzatamente) di inserirsi, dalla parità di genere ai diritti Lgbt, alla lotta all’odio social (con tanto di difesa in Parlamento da parte di Laura Boldrini) fino al diritto alla salute con la creazione un anno fa di un comitato chiamato “Diritto alla Salute, Calabria” presentato alla stampa e mai più sentito nominare.

 

Sulle questioni ataviche che incidono negativamente sullo sviluppo e la crescita della Calabria, come il rapporto tra ‘ndrangheta e massoneria deviata, invece, mai una parola, né sulla maxi-inchiesta Rinascita-Scott di Nicola Gratteri, né su altro. Forse gli autoreferenziali “leader” sardiniani preferiscono la retorica qualunquista da talk show.  E sulla politica regionale? Le sardine hanno preferito attaccare frontalmente Vincenzo De Luca in Campania. «De Luca rappresenta quel modo di fare politica correntizio e personalistico che non appartiene alla nostra idea di comunità. Con le clientele e con le fritture non abbiamo nulla a che vedere» dissero le sardine a febbraio.

 

Mentre su Mario Oliverio in Calabria si preferì un approccio molto più soft e conciliante (nonostante il medesimo modo di fare politica correntizio, personalistico e clientelare), tanto da farsi politicamente inscatolare dal vecchio lupo della Sila che lesse in conferenza stampa proprio una lettera appello alla Cristallo per incalzare in extremis Nicola Zingaretti. 

 

Insomma, queste sardine in crisi di identità sul piano nazionale ed evanescenti in Calabria hanno ancora una ragion d’essere? C’è chi dice di sì perché probabilmente verrà fuori che il Pd zingarettiano ha promesso alla Cristallo in vista delle prossime politiche il seggio sicuro da capolista che fu della “eretica” Enza Bruno Bossio. Il che, probabilmente, risolverebbe ben più di un grattacapo all'attuale gruppo dirigente nazionale del Pd.