Andreotti diceva che a pensare male si fa peccato, ma qualche volta si indovina. E viene proprio da pensare male su quanto accaduto negli ultimi due giorni in Italia con questa incredibile vicenda della presunta manipolazione del decreto fiscale.
I fatti sono troppo noti per meritare un dettagliato riassunto, basterà ricordare che il vice premier Luigi Di Maio, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, ha lanciato una clamorosa accusa in diretta: qualcuno avrebbe manipolato il testo del decreto fiscale inviato al Quirinale per le valutazioni di rito del Presidente della Repubblica, ingigantendo in maniera mostruosa il condono, quello che i Cinquestelle con eccezionale sprezzo dell’eufemismo chiamano “intervento per la pace sociale”. Ebbene, la solita fantomatica manina – denuncia Di Maio in diretta da Vespa - avrebbe inserito nel testo la possibilità di regolarizzare i redditi non denunciati, cioè quelli in nero, versando un’imposta sostitutiva del 20%, avrebbe aggiunto la non punibilità per le dichiarazioni fraudolente o omesse e, infine, avrebbe previsto anche la “depenalizzazione” dei reati di riciclaggio e autoriciclaggio. Una cosa che neppure il Berlusconi dei tempi d’oro avrebbe mai osato.

 

L’accusa implicita ma non troppo è che a fare questo giochetto delle tre carte sia stata la Lega. Le reazioni sono istantanee e la bomba mediatica deflagra in tutto il Paese, in Europa e, la mattina dopo, nei listini di borsa e nei grafici che disegnano l’andamento dello spread, che nel corso della giornata tocca il massimo storico dall’era Monti, 347 punti (poi scenderà in chiusura attestandosi comunque sopra quota 300).

 

Le accuse incrociate tra Salvini («Noi siamo persone serie») e Di Maio («Io non sono un bugiardo»), continuano per tutta la giornata, con le seconde e terze file, da Conte a Giorgetti, che si inseguono e si accavallano con dichiarazioni dettate alle agenzie di stampa. Insomma un casino, che però pian piano si stempera. La questione sarà chiarita definitivamente oggi, sabato 20 ottobre, nel corso di un Consiglio dei ministri convocato d’urgenza.
Le ultime dichiarazioni dei leader fanno intuire che si troverà la quadra. Salvini probabilmente pretenderà tre cose: cancellazione del condono edilizio per Ischia (infilato senza logica apparente nella legge di conversione del Dl per Genova); abolizione della norma che avrebbe reso omogenee su tutto il territorio nazionale le tariffe per l’Rc auto e, infine, via libera al disegno di legge sulla legittima difesa. È questo il prezzo che il Movimento dovrà pagare per la sparata da Vespa.

 

Ma che ci guadagnano i Cinquestelle? È nella risposta a questa domanda, forse, la chiave di lettura di quanto accaduto. Ebbene, sempre oggi, va in scena a Roma la grande festa nazionale dei grillini. A decine di migliaia si raduneranno al Circo massimo per l’annuale kermesse Italia a 5 Stelle, la prima da quando sono al Governo.
Negli ultimi giorni si sono intensificati i timori di possibili contestazioni. Non solo da parte dei No Tap, il gasdotto che si farà nonostante la promessa elettorale di mandare tutto a monte, ma soprattutto da parte della platea molto più ampia di quegli elettori che proprio non riescono a mandare giù il condono fiscale, che è sempre stato osteggiato dalla retorica grillina, perché considerato emblema della disonestà impuntita.
Grazie a quanto accaduto, invece, Di Maio potrà disinnescare le contestazioni e consegnarsi al bagno di folla del suo popolo vestendo i panni di chi ha evitato l’imbroglio, il danno peggiore, di chi ha avuto il coraggio di andare in tv e denunciare in diretta che non c’è più spazio per furbetti e manine.

Alla fine saranno contenti tutti. Salvini potrà incassare provvedimenti che altrimenti i Cinquestelle avrebbero fatto fatica a concedere (soprattutto quello sulla legittima difesa) e il Movimento potrà far digerire meglio al proprio elettorato quel che resta del condono fiscale - pardon, della “pace sociale” - che a sua volta è una parte del prezzo che ha dovuto pagare per ottenere dall’alleato verde il reddito di cittadinanza.
Si fa proprio peccato a pensar male?


Enrico De Girolamo