Dopo la rottura che si è consumata alla Provincia autonoma di Trento, alleanze in frantumi sui territori in vista della prossima tornata elettorale che riguarda anche Abruzzo e Piemonte
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Si può fingere di andare d’accordo fino a un certo punto, ma poi alla fine i nodi vengono al pettine. È quello che sta accadendo in queste ore al centrodestra che è andato in frantumi sui territori in vista delle imminenti regionali. Sardegna, Basilicata e Abruzzo andranno al voto a marzo, mentre in Piemonte si voterà a giugno. Sembrava tutto facile per un centrodestra che sembra giocare da solo e invece non è andata così. Il casus belli è stata la provincia autonoma di Trento e Bolzano dove Fratelli d’Italia ha deciso di uscire dalla giunta. A provocare la rottura sarebbe stata la scelta del presidente leghista Maurizio Fugatti di non nominare come sua vice la meloniana Francesca Gerosa scegliendo al suo posto il fedelissimo della sua lista civica Achille Spinelli. I cinque consiglieri meloniani sono decisivi per la maggioranza di centrodestra e questo ha creato una fibrillazione che a raggiera si è estesa anche altrove.
In particolare in Sardegna dove la Lega vorrebbe riconfermare l’uscente Christian Solinas. Ma la Meloni ha più di un dubbio sul successo di questa proposta e vorrebbe candidare il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. Di più: la mette come unica condizione per ricomporre la frattura che si è aperta in Trentino. Ma è evidente che la Lega non ci sta e parla, tramite il solito Andrea Crippa, di un accordo che stabiliva la ricandidatura di tutti gli uscenti. Una linea che non piace affatto a FdI che attraverso Fabio Rampelli fa sapere che in politica nulla è scontato e le candidature debbono essere conquistate sul campo. Le diplomazie per evitare uno scontro dannoso per tutti hanno messo sul piatto la proposta di candidare Solinas alle Europee e dare la presidenza della Basilicata, governata dal forzista Vito Bardi, al Carroccio. Naturalmente Forza Italia non ci sta e difende il suo Governatore. Ma qui sta il problema degli Azzurri che sembrano cocci d’argilla in mezzo a due vasi di ferro. Tajani non può permettersi di apparire indebolito proprio alla vigilia delle Europee, ma sa anche che non ha grandi spazi contrattuali.
Alcuni giornali riportano un commento di uno scafato deputato meloniano che avrebbe detto che quelli della Lega non hanno ancora capito che il 30% della coalizione ce l’ha Fratelli d’Italia, non più il Carroccio. Il senso è che FdI vuole portare all’incasso, governando quante più regioni possibili, la messe di voti che ha portato il centrodestra al Governo. Anche in questa direzione va interpretato il no dei meloniani alla legge sul terzo mandato. In questo modo salterebbe la ricandidatura di Luca Zaia in Veneto e di Giovanni Toti in Liguria nel 2025. Insomma il centrodestra si prende il lusso di litigare perché tanto sa che il centrosinistra è più una nobile intenzione che una realtà e di certo non li spaventa. Allora chi davvero rischia tanto è il più debole della coalizione ovvero Forza Italia. Se dovesse perdere la Basilicata ai forzisti, in questo giro elettorale, resterebbe solo Cirio in Piemonte. Non un buon viatico per affrontare la complicata partita elettorale delle Europee.