La composizione della nuova direzione nazionale dopo l'elezione di Nicola Zingaretti ha aperto una fase nuova nel partito calabrese. E i renziani di Magorno provano a coalizzare tutti i dissidenti contro la ricandidatura di Oliverio. Da qui la dura reazione del segretario provinciale della federazione di Cosenza
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La guerra in casa Pd è servita. La nuova segreteria Zingaretti e le nomine all’interno della direzione nazionale sembrano in grado di spostare gli equilibri. E comunque hanno riaperto le vecchie divergenze fra i renziani di Ernesto Magorno e il gruppo che si riconosce in Mario Oliverio e Nicola Zingaretti.
Magorno ha pubblicamente parlato di “restaurazione” avviata da Zingaretti e ufficiosamente fatto trapelare che per nulla sono state gradite sia la sua esclusione dalla direzione che quella, ancora più grave per la sua area, di Luca Lotti.
Chiaro che adesso in nessun modo si potrà ipotizzare un appoggio dei renziani alla ricandidatura di Oliverio dalla quale avevano già preso le distanze nei mesi passati. Anzi il piano di Magorno è quello di coagulare il dissenso montante nei confronti del governatore riuscendo a coinvolgere anche i dissidenti dell’area Zingaretti (la lista formata da Carlo Guccione e Bruno Censore) e i sostenitori della mozione Giachetti.
Tanto da aver fatto sapere di essere disposto a formare una lista autonoma in caso di ricandidatura di Oliverio che dovrebbe chiamarsi “Un’altra strada per la Calabria”.
Tra le fila dei sostenitori di Mario Oliverio, in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione sulla misura cautelare che ancora costringe il governatore a San Giovanni in Fiore, la rabbia è ovviamente montante. Lo dimostra un post al veleno del segretario della federazione cosentina e neo eletto all’Assemblea nazionale Luigi Guglielmelli: «Consiglio al senatore Magorno di non tentennare e di uscire subito dal Pd – scrive Guglielmelli - La piaga d’Egitto delle cavallette ci ha già profondamente indebolito, ora è tempo di ricostruire il centrosinistra con Zingaretti. Del resto a Diamante e Belvedere stanno già praticando un’altra strada, quella della destra peggiore, affarista e trasversale».
Il senatore Magorno ha preferito non commentare l’invito a farsi da parte arrivato proprio da uno degli uomini più vicini al governatore, mentre Luigi Gagliardi sostiene che le parole del segretario provinciale «sono la prova della bontà della scelta, fatta negli scorsi mesi, di dimettermi dalla sua segreteria. Guglielmelli – prosegue - dimostra di non sapere accettare l’idea di un confronto democratico. Al Senatore Magorno - conclude Gagliardi - va tutto il mio sostegno con un pensiero: se c’è qualcuno che deve uscire dal Pd, quel qualcuno non è Magorno, ma chi, in questi anni, ha occupato il partito e la Regione solo per fini personali».