VIDEO | La crisi più pazza della storia della Repubblica si è concretizzata dopo 12 ore di discussione. Decisivo il vertice del centrodestra che ha scelto di togliere il sostegno al premier. La fiducia non basta a tenere in piedi Palazzo Chigi. Ritorno alle urne in autunno
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Tanto tuonò che piovve. Il governo Draghi è di fatto caduto anche se ha ottenuto la fiducia in Senato. Lo "sfarinamento" (come l'ha definito lo stesso Draghi) della maggioranza si è concretizzato dopo 12 ore di discussione. Il premier sale al Quirinale per presentare, presumibilmente, le dimissioni irrevocabili al Capo dello Stato. Ecco cosa è successo.
20 LUGLIO
20.12 - Senato approva fiducia: 95 sì, 38 no
Il premier Mario Draghi ha ottenuto la fiducia del Senato sulla risoluzione Casini. I sì sono stati 95, i no 38. Il Senato è in numero legale perché i senatori M5s erano presenti non votanti. Il centrodestra di Governo assente, FdI ha votato no. Solo 133 i votanti.
19.25 - Lega, M5s e Forza Italia non votano la fiducia in Senato
Stessa decisione annunciata da Forza Italia e Lega. Si avvicinano - così - lo scioglimento del Parlamento e il voto. È l'epilogo di una giornata drammatica vissuta tra Palazzo Madama, Palazzo Chigi e il Quirinale e della crisi aperta dal M5s.
19.15 - Letta: «Il Parlamento decide di mettersi contro l'Italia»
«In questo giorno di follia il Parlamento decide di mettersi contro l'Italia. Noi abbiamo messo tutto l'impegno possibile per evitarlo e sostenere il governo Draghi. Gli italiani dimostreranno nelle urne di essere più saggi dei loro rappresentanti». Lo scrive su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta.
19.05 - Draghi lascia il Senato
Anche Mattarella è sceso in campo per indurre il centrodestra a non far cadere il governo, parlando con i leader della maggioranza. Si trattava di accettare il nuovo patto proposto dal presidente del Consiglio: «Siete pronti? La risposta non dovete dare a me, ma agli italiani», aveva detto nelle comunicazioni della mattina.
«Il sostegno che ho visto nel Paese, mi ha indotto a riproporre un patto di coalizione e a sottoporlo al vostro voto, voi decidete. Niente richieste di pieni poteri», ha detto Draghi nella replica prima di chiedere la fiducia, che Forza Italia e Lega hanno annunciato che non voteranno, lasciando l'Aula. Non appena è iniziata la chiama sulla fiducia, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha lasciato l'Aula di Palazzo Madama.
19.00 - Casellati: «Mancherà il numero legale»
«Ma così manca il numero legale». La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, si è rivolta così al segretario generale di palazzo Madama dopo che la capogruppo M5S, Mariolina Castellone, che ha dichiarato in aula che il M5s non parteciperà al voto.
18.30 - Matteo Salvini: «Non votiamo la risoluzione di Casini»
Il leader della Lega in Senato conferma che il suo partito non voterà la risoluzione di Casini: «Certo che non la votiamo»
18.15 - Ciriani (FdI): «No a fiducia»
«Credo che abbiate superato ogni limite. Adesso basta, tiriamo una riga e andiamo oltre. Quello che accade, presidente, noi glielo avevamo anticipato mesi fa, una maggioranza troppo litigiosa». Così il capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato, Luca Ciriani. «Non le daremo la fiducia - ha concluso - e lo faremo con coerenza e chiarezza».
18.03 - Renzi: «O si va avanti con Draghi o andiamo tutti a casa»
«Questa crisi grottesca e assurda voluta da Conte e M5s cade in un momento ricco di problemi. Guardando al futuro, voteremo la fiducia al presidente Draghi, consapevoli che oggi è l'ultima puntata del reality show. Grazie presidente Draghi per questi 18 mesi. Oggi o si va avanti con Draghi o si va a casa». Così Matteo Renzi, leader di Italia viva, intervenendo in dichiarazioni di voto in Aula al Senato sulla fiducia al premier.
11.20 - Discussione in Aula dopo le comunicazioni di Draghi
11.10 - Di Maio: «Discorso ineccepibile di Draghi»
«Il discorso del presidente Draghi è stato ineccepibile, concreto, lungimirante. Adesso non ci sono più scuse: chi non vota la fiducia al governo volta le spalle agli italiani. Adesso non servono giochini, ma occorre agire con grande senso delle istituzioni». Così il ministro Luigi Di Maio
11.05 - Giuseppe Conte si è riunito con alcuni dei vertici del M5s
Dopo aver ascoltato il discorso del premier Mario Draghi al Senato, Giuseppe Conte si è riunito con alcuni dei vertici del M5s, fra cui i vicepresidenti e la capogruppo a Palazzo Madama Mariolina Castellone. Nel frattempo, in un altro ufficio, è in corso una riunione del gruppo dei senatori del Movimento.
10.34 - Riunione della Lega convocata da Matteo Salvini a Palazzo Madama
È in corso una riunione della Lega convocata da Matteo Salvini a Palazzo Madama: presenti parlamentari, ministri e sottosegretari. Lo si apprende da fonti del partito.
10.32 - Seduta sospesa fino alle 11
Seduta sospesa fino alle 11 nell'Aula del Senato per consentire al presidente del Consiglio Mario Draghi di consegnare il testo delle sue comunicazioni alla Camera.
10.30 - M5s e Lega non applaudono alla fine del discorso di Draghi
Nessun senatore M5S, e quasi nessuno della Lega, ha applaudito alla fine del discorso del presidente del Consiglio Mario Draghi. Rumore in Aula quando ha chiesto al termine del suo intervento ai partiti «siete pronti», aggiungendo di essere lì perchè gli italiani lo chiedono. Interviene il presidente Elisabetta Casellati, che invita al silenzio, ricordando a chi "replica" al premier che ci saranno «cinque ore e mezzo di discussione a disposizione nel pomeriggio». Nel frattempo Draghi finisce il suo intervento, sommerso dagli applausi dell'Aula.
9.38 - Renzi: «Penso finisca bene, vediamo la tempistica»
9.29 - Il ministro Patuanelli: «Ascoltiamo»
9.14 - Il ministro D'Inca: «Mi auguro che sia una buona giornata per il Paese»
8.50 - Salvini: «La Lega, unita e compatta, deciderà solo e soltanto per il bene e il futuro dell'Italia»
«Dopo la crisi di governo causata dai 5 Stelle - apre le danze Matteo Salvini sui social - dopo giorni di minacce e provocazioni, con decine di parlamentari che cambiano partito per salvare la poltrona e con un Pd che insiste a parlare di ius soli, ddl Zan e legge elettorale, invece di mettere al centro stipendi, bollette e lavoro, oggi si decide. E la Lega, unita e compatta, deciderà solo e soltanto per il bene e il futuro dell'Italia».
Il discorso di Draghi che ha aperto la seduta sulla fiducia
È un Mario Draghi deciso quello che è intervenuto al Senato per le "comunicazioni" intorno alle quali dovrà rientrare o compiersi definitivamente la crisi di governo, dopo cinque ore e mezza di discussione che ora seguiranno al suo intervento. Un Draghi tosto, che chiede al Parlamento se ci sta a continuare, ma alle sue condizioni: un chiaro patto di fiducia, senza concessioni a spinte centrifughe di carattere elettorale.
«Giovedì scorso ho rassegnato le mie dimissioni - ha premesso il premier dopo una breve incertezza tecnica del microfono -. Questa decisione è seguita al venir meno della maggioranza di unità nazionale».
«Una scelta sofferta ma dovuta»
«Le comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare a voi e agli italiani di una scelta sofferta ma dovuta. Questo governo è nato per affrontare tre emergenze: pandemica, economica e sociale. Un governo di alto profilo che non debba identificarsi con alcuna formula politica. Tutti i principali partiti decisero di rispondere positivamente a quell’appello. Nel discorso di insediamento feci esplicito riferimento allo spirito Repubblicano del governo. In questi mesi lo spirito di unità nazionale è stato la principale motivazione. Ritengo che un presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori deve avere il consenso più ampio in parlamento».
«A lungo le forze della maggioranza hanno saputo mettere da parte le divisioni, convergendo verso interventi rapidi ed efficaci per il bene di tutti i cittadini. Siamo riusciti a superare la fase più acuta della pandemia e dare slancio alla ripresa economica. Il sostegno alle famiglie e alle imprese ci ha consentito di uscire prima dal contesto pandemico rispetto ad altri paesi».
«Con il Pnrr avviato un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti in questo Paese»
«Il Pnrr approvato a larghissima maggioranza ha avviato un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti in questo Paese. Oggi tutti gli obiettivi del semestre del Pnrr sono stati raggiunti, abbiamo già ricevuto 49,9 miliardi e arriveremo a breve a 67».
«Abbiamo dimostrato come l’Italia debba e possa avere un ruolo guida all’interno della Ue e del G7»
«Con la reazione all’invasione Russa dell’Ucraina abbiamo dimostrato come l’Italia debba e possa avere un ruolo guida all’interno della Ue e del G7. Allo stesso tempo non abbiamo mai rinunciato alla ricerca della pace. Abbiamo lavorato per aprire uno spiraglio negoziale. I progressi fatti la settimana scorsa in Turchia sono incoraggianti. Abbiamo operato per liberarci dalla dipendenza energetica dalla Russia, frutto di scelte miopi del passato. In un anno e mezzo azzereremo la dipendenza. Abbiamo fatto massicci investimenti sul fronte delle energie rinnovabili e siamo intervenuti per difendere famiglie e imprese dall’aumento del costo dell’energia».
«Mai così orgoglioso di essere italiano»
«Lo abbiamo potuto fare grazie a una rinnovata credibilità collettiva. Il merito di questi risultati è stato vostro - ha detto rivolgendosi ai parlamentari -, della vostra disponibilità a mettere da parte le divisioni, la vostra è stata la migliore risposta alle preoccupazioni degli italiani per il futuro. E gli Italiani sono diventati protagonisti di questo miracolo civile. Penso alla straordinaria partecipazione alla campagna di vaccinazione, al coinvolgimento delle comunità locali al Pnrr, all’accoglienza dei profughi ucraini. Mai come in questo momento sono stato orgoglioso di essere italiano».
«L’Italia è forte quando sa essere unita. Purtroppo in questi mesi le forze politiche hanno posto un crescendo desiderio di distinguo, di divisione. C’è stato un progressivo sfarinamento della maggioranza sugli obiettivi iniziali. Le richieste di ulteriore indebitamento si sono fatte più fatto proprio quando serviva maggiore attenzione alla spesa».
«Armare l’Ucraina è l’unico modo per consentire agli ucraini di difendersi»
«Armare l’Ucraina è l’unico modo per consentire agli ucraini di difendersi. L’Italia è un Paese libero e democratico, davanti a chi vuole provare a sedurci con un modello autoritario dobbiamo rispondere con la forza dei valori europei».
«Serve un nuovo patto di fiducia»
«Il voto di venerdì scorsoi ha certificato la fine del patto di fiducia che teneva insieme la maggioranza. Non è possibile ignorarlo perché vuol dire che chiunque può ripeterlo, non è possibile minimizzarlo perché viene dopo mesi di strappi e ultimatum, l’unica strada se vogliamo ancora restare insieme è ricostruire da capo questo patto con coraggio, altruismo, credibilità. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. La mobilitazione di questi giorni di cittadini, associazioni è straordinaria e impossibile da ignorare. Ha coinvolto tutti i settori, si tratta di un sostegno immeritato ma per il quale sono enormemente grato. In particolare mi ha colpito l’appello di oltre 2000 sindaci. Autorità abituati a confrontarsi con le proprie comunità. Il secondo è l’appello del personale sanitario, gli eroi della pandemia. Dobbiamo capire oggi se sia possibile continuare rinnovando questo patto di fiducia».
«Dobbiamo tenere le mafie lontane del Pnrr, il modo migliore per onorare la memoria di Falcone e Borsellino»
«L’Italia ha bisogno di muoversi con tepestività. Con riguardo al Pnrr, entro la fine di quest’anno dobbiamo raggiungere 55 obiettivi che ci consentiranno di accedere ad una nuova rata di 19 miliardi di euro. È una questione di serietà verso gli italiani e i nostri partner europei; dobbiamo tenere le mafie lontane del Pnrr, il modo migliore per onorare la memoria di Falcone e Borsellino». Parole che hanno fatto scattare un lungo applauso con tutta l'aula in piedi.
«Voi siete pronti a un nuovo patto di fiducia?»
«Siete pronti a ricostruire questo Patto? Siete pronti a dispiegare lo stesso sforzo dell'inizio e che oggi si è affievolito? Oggi siamo qui solo perché gli italiani lo hanno chiesto. La risposta a queste domande non le dovete dare a me, ma a tutti gli italiani».