Si allunga l’ombra del dissesto sul Comune di Reggio Calabria. La delibera n. 17 della Corte dei Conti, depositata in segreteria l'11 febbraio 2020 e appena notificata a palazzo San Giorgio, è pesantissima. In seguito alla pronuncia della Corte Costituzionale che si è espressa sul caso Napoli, i magistrati contabili riaccertano il disavanzo lo fanno salire ad oltre 320 milioni di euro, calcolato al netto disavanzo registrato dall’ente al 31/12/2014, e derivante la piano di riequilibrio finanziario pluriennale.

Più del doppio rispetto alla cifra prevista nel piano di riequilibrio e segnala una serie di pesanti criticità nei conti dell’Ente che sarà chiamato ad approvare il bilancio di previsione entro il 31 marzo. L’assessore al Bilancio Irene Calabrò fa il punto della situazione.

 

Gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale dopo il caso Napoli hanno avuto un effetto devastante sui conti comunali facendo lievitare l'extra deficit ad oltre 300 milioni rispetto ai 140 inizialmente certificati. Qual è la situazione?

«Una delibera che ci attendevamo perché la Corte dei Conti aveva sospeso il giudizio proprio in attesa della sentenza della Corte Costituzionale.  Prende atto della incostituzionalità della norma con cui il FAL (Fondo anticipazione liquidità) che altro non sono che prestiti che la Cassa Depositi e Prestiti aveva concesso al momento in cui è stato dichiarato il pre-dissesto e che ammontano a circa 180 milioni per poter pagare debiti commerciali. Questo fondo in base alla norma vigente per tempo consentiva all’Ente di accantonarla al fondo crediti di dubbia esigibilità. Oggi questa norma è dichiarata incostituzionale non esiste più e l’accantonamento che tale FAL produce determina maggior disavanzo. L’ammontare di quanto avuto dalla Cassa Depositi e Prestiti si aggiunge al disavanzo derivante dal riaccertamento straordinario per arrivare a circa 320 milioni. Va inoltre precisato debiti che l’Amministrazione ha contratto: si tratta di un prestito avuto all’epoca dei Commissari».

 

Una situazione che vivono la maggior parte dei Comuni del sud, a partire da Napoli da cui è partito il giudizio di costituzionalità della norma…

«L'anticipazione di liquidità è uno strumento che hanno usato anche i Comuni che non hanno problemi di liquidità per accelerare il pagamento dei debiti correnti. L'incostituzionalità tocca sia i Comuni in bonis che quelli in pre-dissesto…».

 

Senza l'intervento del legislatore però per i Comuni in pre-dissesto come Reggio Calabria sarebbe impossibile evitare il default…

«Certo è ovvio ripianare in 30 anni ulteriori 10 milioni l’anno sarebbe difficile. A questo si sta lavorando perché già Napoli, direttamente interessato dalla Sentenza l’accantonamento al Fal vale oltre un miliardo mentre da noi 180 milioni, ma anche tanti altri Comuni, soprattutto del Mezzogiorno, sarebbero messi in ginocchio da questa pronuncia della Corte Costituzionale».

 

Che intende con “si sta lavorando”?

«Il bilancio di previsione deve essere approvato entro il 31 marzo i sindaci e anche Giuseppe Falcomatà hanno iniziato l'interlocuzione tramite Anci con il governo nazionale ed è già in discussione alla Commissione Bilancio della Camera un emendamento che sicuramente entrerà nel decreto mille proroghe che anestetizzerà questo provvedimento. E' ovvio che quando una norma decade perché dichiarata incostituzionale si deve colmare il vuoto normativo. Non credo che il governo voglia assumersi la responsabilità di fare fallire i Comuni. E' un fatto tecnico: non ci sono responsabilità. Esisteva una norma che ci consentiva di operare in un certo modo e adesso non esiste più».

 

La delibera della Corte dei Conti rileva anche altre criticità, a partire dal conteggio non corretto dei debiti fuori bilancio e punta l'attenzione su quello relativo alla fornitura idropotabile che supera i 60 milioni…

«Fondamentalmente la deliberazione n. 17 della Corte dei Conti affronta questi due problemi e cioè il Fal e nella seconda parte il debito dell'idropotabile anche perché la Corte dei Conti ha attenzionato i conti della Regione Calabria e i crediti verso tutti i Comuni. Si tratta di un debito maturato dal 1981 al 2004. Questa Amministrazione, nel 2019 ha preso atto di questo debito che prima non esisteva. Avevamo chiuso su 64 milioni i conteggi di questo debito all'esito di una transazione tra Comune e Regione e che è stato ripartito in 20 anni. La Corte dei Conti sostiene invece che questo debito debba essere ripianato in 3 anni sulla base di una interpretazione data dalla Sezione Autonomi su un caso specifico. Va da sé che l'accordo tra le parti supera qualsiasi altra interpretazione. Su questo vedremo come agire».

 

I magistrati contabili evidenziano anche altri 36 milioni di euro da dover restituire al Tesoriere. Di che si tratta?

«Non v’è dubbio che i Comuni in pre-dissesto, specie quelli calabresi che mediamente incassano la tassa rifiuti e i corrispettivi del servizio idrico in misura media pari al 40% - anzi Reggio Calabria supera il 52%- fanno abitualmente ricorso alle anticipazioni di tesoreria, per garantire servizi pubblici indispensabili, che vanno restituite entro l'anno. Succede ogni anno, non avendo un flusso continuo di liquidità».

 

Secondo lei i margini per evitare il dissesto esistono?

«Siamo abituati a questi colpi di scena. Un Ente in pre-dissesto non ha mai vita tranquilla e  siamo già al lavoro per colmare questo disordine normativo creato a livello centrale. Bisogna rilevare che la situazione di Reggio Calabria, con i problemi quotidiani che i cittadini vivono ogni giorno, deve essere portata alla ribalta del governo non  è possibile che un Comune con piano di riequilibrio decennale che terminerà nel 2022 e che in questi 8 anni ha ripianato correttamente le quote di disavanzo si debba ritrovare a dover dichiarare il dissesto».

 

La delibera della Corte dei Conti sembra però più pesante rispetto a quelle del passato. Si parla di “dissesto fattuale” e si rileva quasi un monito verso gli amministratori a non incorrere in responsabilità che potrebbero esserci anche in capo a chi non ha causato direttamente i debiti, ma rende non trasparente il bilancio…

«Il linguaggio della Corte dei Conti è tecnico e rigoroso. In realtà quello che abbiamo fatto in questi anni è un lavoro di riordino e pulizia che sta continuando con altrettanto rigore. Quando si parla di responsabilità si devono individuare profili di dolo o colpa grave ed escludo nella maniera più assoluta che possano esistere in questo caso. In questi anni abbiamo pagato debiti e cercato di mantenere i servizi seppure ridotti all'osso, né abbiamo mai effettuato spese voluttuarie. Escludo che la Corte voglia intendere questo tipo di responsabilità. Credo che esistano responsabilità a livello centrale perché non si vuole affrontare il nodo degli Enti in pre-dissesto. Tutti gli Enti falliti che hanno dichiarato il dissesto alla fine del decennio successivo non si sono ripresi. La verità è che manca una struttura normativa che accanto al ripiano dei debiti cerchi di accompagnare i Comuni verso la normalità».

 

Che messaggio si sente di dare ai cittadini?

«La Ragioneria sta lavorando e sono fiduciosa che il governo intervenga. Mi auguro che gli 8 anni di sacrifici che hanno patito i cittadini, e anche noi amministratori, non siano vanificati. Subire una iattura come quella di dissesto dopo aver rispettato il piano di riequilibrio sarebbe uno schiaffo al senso di responsabilità di chi ha amministrato e per gli stessi cittadini. Noi combatteremo fino a quando ci sarà la possibilità di evitare il dissesto lo faremo perché riteniamo che non sia la soluzione giusta e specialmente perché non risolve i problemi finanziari dell’ente anzi li aggrava unitamente al disastro finanziario che ricadrebbe sul sistema economico e sociale del territorio».