Nella nostra regione le risorse per mettere in sicurezza parte del territorio ci sono, ma sono ferme da anni. Con quei fondi si dovrebbero finanziare 347 interventi ma a oggi i progetti sono pari a zero (ASCOLTA L'AUDIO)
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Sono terribili le immagini che in queste ore arrivano dalla Turchia e dalla Siria. Intere città ridotte a cumuli di macerie, palazzi che si sbriciolano d’un colpo come cenere di sigaretta. Il sisma è stato talmente forte che ha avuto ripercussioni anche da queste parti con l’allerta tsunami lanciato dalla Protezione civile e il traffico ferroviario che è stato fermato per un’ora a scopo precauzionale. Certamente quelle immagini portano con forza alla mente la questione mai risolta della difesa del territorio, soprattutto per una regione “fragile” come la Calabria.
Purtroppo anche in questo settore nella nostra regione si registrano ritardi incredibili. Le risorse per mettere in sicurezza parte del territorio ci sono, ma sono ferme da anni. Basta guardare il cruscotto di Opencoesione per avere contezza. I dati sono implacabili. Il commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria ha a disposizione ben 478 milioni di euro per 347 interventi. I fondi risalgono a molti anni fa ma ad oggi i progetti conclusi sono pari a zero, i progetti liquidati solo l’1%
Longform | Calabria terra che cammina
Se volessimo, poi, fare un esempio concreto possiamo prendere come parametro il fiume Crati, uno dei più grandi della Calabria e anche dei più complicati. Le statistiche dicono che sul lato destro si registra un’esondazione ogni quattro anni circa. Anche per la sua messa in sicurezza erano state stanziate delle risorse. L’importo totale è di 7,8 milioni. Ad oggi però sono stati spesi poco più di 60.000 euro. La cosa curiosa è che l’inizio previsto per i lavori era novembre 2019 e tutto si sarebbe dovuto concludere entro giugno 2020. Ad oggi però non hanno finito nemmeno la progettazione.
Circostanza ancora più curiosa è che al piano di sotto dell’ufficio del commissario c’è quello della Protezione civile. Quando piove con una certa intensità subito allerta i sindaci interessati per attivare il Coc, centro operativo comunale. Una scena che si ripete in maniera quasi ciclica. Il problema non può essere l’attuale commissario, il commercialista Giuseppe Nardi. Nel corso degli anni la Regione ne ha cambiato almeno sei, quasi tutti validi professionisti. Non a caso chi ha fallito in Calabria è invece riuscito a raggiungere ottimi risultati ad esempio in Sicilia. Il problema è che i commissari non hanno una struttura, sono senza dipendenti. In Sicilia, giusto per tornare all’esempio di prima, nella struttura del commissario lavorano 50 professionisti. In Calabria zero. Forse per questo, anche su spinta dei sindaci esasperati dalle lentezze, la Regione ha deciso di trasferire le competenze relative alla
realizzazione dei progetti ai Comuni.
Ma il rimedio si è rivelato peggiore del male perché i Comuni si sono dimostrati in gravi difficoltà nel gestire questa partita anche loro per mancanza di capacità di progettazione. Ad esempio Curinga è interessata da un movimento franoso importante. Come rimedio tampone nel 2017 erano stati stanziati 2,8 milioni. Dovevano essere l’antipasto di un intervento risolutivo che vale circa 50 milioni. Dopo cinque anni però siamo ancora nella fase della progettazione. Insomma il problema è identico a quello della depurazione. I fondi ci sono, i Comuni non riescono a spenderli e Bruxelles continua a comminarci sanzioni pesantissime per le infrazioni ambientali. Un quadro che di certo non lascia tranquilli se pensiamo in prospettiva al Pnrr. In questo caso però il problema è molto più delicato perchè in gioco, in fondo, ci sono vite umane.