In queste ore il primo cittadino riunirà giunta e maggioranza per esporre la drammatica situazione in cui versano i conti dell'Ente dopo la decisione della Corte costituzionale di ridurre da 30 a 10 anni il tempo per il rientro dai mutui, che palazzo San Giorgio ha contratto per circa 300 milioni di euro
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Stavolta i margini sembrano inesistenti e lo spettro del dissesto economico che aleggia su palazzo San Giorgio da ormai lunghissimi anni potrebbe trasformarsi in triste realtà.
Proprio in queste ore il primo cittadino Giuseppe Falcomatà riunirà la giunta e la sua maggioranza per annunciare la decisione: delibera con cui dichiarare il dissesto dell’Ente che arriverà in Consiglio comunale per la definitiva approvazione.
Poi si avvierà l’interlocuzione con il governo che invierà una commissione per l’accertamento e la gestione del debito del Comune. A meno che non succeda nel frattempo qualcosa di straordinario come un intervento governativo per salvare i Comuni messi in ginocchio dalla sentenza della Corte Costituzionale. La Consulta, con una pronuncia di inizio anno, ha dichiarato illegittimi i piani di rientro trentennali, mettendo come tetto massimo 10 anni per la rateizzazione. Un incubo per tantissimi Comuni meridionali, Napoli e Reggio in testa. E, al momento, pare difficile che un governo trainato dalla Lega di Matteo Salvini possa fare “miracoli” per salvare Comuni del Sud amministrati da forze politiche opposte.
Il sindaco dopo essersi confrontato con i tecnici durante le scorse giornate esporrà i freddi numeri: i mutui chiesti dal Comune ammontano a circa 300 milioni di euro. In questi sono ricompresi i 187 milioni di buco accertati dagli ispettori del Mef prima dello scioglimento del Comune e le somme richieste ai sensi dell’ex dl 35 per pagare i debiti alle imprese. Difficilissimo farvi fronte in 30 anni, come dimostrato dalle condizioni in cui versa il Comune di Reggio attualmente, figuriamo in 10. Ma il dramma è che non sarebbe 300 la quota del debito del Comune. In questa cifra, ad esempio, non è stato mai inserito il debito per l’idropotabile che ammonta a 79 milioni di euro e tutti gli ulteriori debiti non accertati dopo il commissariamento sui quali più volte ha chiesto lumi la Corte dei Conti.
Ed allora l’unica strada percorribile è quella di dichiarare il dissesto e fare in modo che sia una Commissione straordinaria a gestire il debito, a decurtarlo, accettando le relative conseguenze. Tributi al massimo per 5 anni e divieto di nuovi indebitamenti. Nessun rischio ci sarebbe invece per i dipendenti comunali in quanto il Comune è sottodimensionato rispetto alla pianta organica.
Tanto che più di qualcuno dentro la stessa maggioranza di centrosinistra rimprovera al sindaco di non aver deciso per questa via fin dal suo insediamento. Le prossime giornate, insomma, saranno fondamentali per il Comune di Reggio anche se la strada che conduce al dissesto sembra ormai essere segnata.
Riccardo Tripepi