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«Anche se mi dovessero dare la scorta io non la accetterò». Il neo eletto deputato alla Camera Giuseppe D’Ippolito di quel proiettile avvolto in un suo facsimile elettorale intercettato in un centro meccanografico lo scorso 21 febbraio non vuole più parlare.
Preferisce lasciarselo alle spalle e di scorta non vuole nemmeno sentire parlare. Il punto di incontro sul corso è aperto e ad animarlo ci sono i pentastellati storici. Il gruppo con cui i grillini a Lamezia sono nati e a cui si è unito sin dall’inizio l’avvocato. D’Ippolito, candidato nel 2015 alla fascia tricolore, non si mostra sorpreso per la sua elezione e per come i Cinque Stelle abbiamo fatto incetta di voti. Quello che, ammette lo ha sorpreso un po’, è stato «che il successo sia stato così travolgente da spazzare via la classe dirigente del centrodestra».
La sua campagna elettorale non è stata ‘animata’ solo da quel proiettile al suo indirizzo, ma anche da uno scontro aperto con Mimmo Tallini, fatto anche a colpi di video e fotomontaggi. E dopo le querele, racconta D’Ippolito, passerà ora ad un’azione civile.
Assume l’incarico nel collegio di Catanzaro – Lamezia raccogliendo le aspettative maltrattate di una città al suo terzo scioglimento per infiltrazioni mafiose e in cui la gestione commissariale sta chiudendo le saracinesche di impianti sportivi e teatri. «Lamezia - dice - è stata vittima di uno schieramento di potere che ha cercato di svendere tutte le sue potenzialità. La mia elezione serve proprio a costruire e a ridare centralità a questa città».