«La Costituzione parla chiaro che più chiaro non si può. E dice che nessuno può appartenere contemporaneamente a un consiglio regionale e a una delle Camere del Parlamento. Ma se l'articolo 122 della Carta è cristallino e non interpretabile, lo stesso non si può dire riguardo al comportamento di alcuni politici calabresi, che stanno sfruttando a loro favore le lungaggini delle burocrazie istituzionali regionali e nazionali per mantenere la doppia poltrona per più tempo possibile».

 

È quanto dichiara la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni. «Non condivido affatto - continua la parlamentare - quanto sta avvenendo in relazione alle posizioni di Francesco Cannizzaro e Wanda Ferro, entrambi eletti alla Camera ed entrambi ancora consiglieri regionali in carica. Le lente procedure di insediamento del Parlamento e della giunta per le elezioni, unite ai necessari iter da svolgere anche a Palazzo Campanella, permettono ai due politici di Forza Italia e Fratelli d'Italia di trovarsi, ormai da più di due mesi e chissà per quanto altro tempo ancora, in una specie di zona franca che consente loro di accomodarsi contemporaneamente su due poltrone fin quando non saranno costretti a operare una scelta; di percepire, è vero, una sola indennità di mandato ma anche di mantenere in piedi due staff di collaboratori, di accrescere la propria influenza politica per via del doppio ruolo, di sbarrare la strada ai consiglieri non eletti e di mantenersi una porta aperta in Regione qualora il Parlamento dovesse essere sciolto per le note difficoltà nella formazione di un governo».

 

«Inutile dire che si tratta, a mio avviso - conclude Dieni -, di un atteggiamento poco responsabile da parte di due deputati della Repubblica che dovrebbero sempre rispettare la Costituzione e le sue chiarissime regole. Mi auguro che Cannizzaro e Ferro, con le loro dimissioni da una delle due assemblee elettive, vogliano mettere fine al più presto - e senza aspettare lo scontato verdetto della burocrazia - a una situazione che certamente non fa bene alla credibilità della classe politica di questo Paese»