La tanto attesa separazione è arrivata. Un divorzio annunciato da tempo, ma che ora apre scenari incerti per il futuro del Movimento 5 Stelle. L’ex premier ha deciso di non rinnovare il contratto di consulenza al fondatore del Movimento, ma questo taglio netto rischia di far implodere i pentastellati
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
La tanto attesa separazione tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo è arrivata. Un divorzio annunciato da tempo, ma che ora apre scenari incerti per il futuro del Movimento 5 Stelle. L’ex premier ha deciso di non rinnovare il contratto di consulenza al fondatore del Movimento, ma questo taglio netto rischia di far implodere i 5 Stelle.
La rottura era nell'aria da mesi, forse anni. Non è certo una sorpresa che Giuseppe Conte abbia deciso di non rinnovare il contratto da 300mila euro che legava Beppe Grillo al Movimento 5 Stelle. La tensione tra i due era evidente da tempo, e il conflitto, a tratti sordo e a tratti fragoroso, ha accompagnato la vita politica del Movimento negli ultimi anni. Ma ora che la separazione è ufficiale, la domanda è una sola: che ne sarà dei 5 Stelle senza il loro "Garante" comico?
La prima impressione è che questo possa essere definito un delitto perfetto, o quasi. Conte, che negli ultimi anni ha saputo rafforzare la sua presa sul Movimento, sembra aver pianificato ogni passo con grande attenzione. Prima ha tagliato i legami con Davide Casaleggio, rompendo con la piattaforma Rousseau. Poi ha visto una scissione dopo l'altra, come quella con Luigi Di Maio, che ha svuotato il partito degli storici volti pentastellati. E ora, con un colpo netto, chiude la porta a Grillo, che per anni è stato la colonna portante del Movimento.
La rottura | Scontro nel M5s, Conte licenzia Grillo: «Qualcosa si è incrinato in maniera irreversibile»
Non rinnovare il contratto di consulenza è stato la ciliegina sulla torta in una strategia di allontanamento cominciata già tempo fa. Conte stesso ha parlato di “atti di sabotaggio” da parte di Grillo, sottolineando come l’Elevato, con la sua personalizzazione da santone indiano, sia stato un ostacolo al rilancio del Movimento. Un'accusa pesante, ma che pone la questione centrale: se Grillo è fuori dai giochi, chi rappresenterà lo spirito originario del Movimento?
Una crisi di identità che ora bussa con forza alla porta del M5S. Grillo non era solo il fondatore, ma anche l’elemento di coesione e il volto del cambiamento radicale che aveva conquistato milioni di italiani. Se Conte ha cercato di dare una nuova direzione al Movimento, trasformandolo in un partito più istituzionale, la domanda è se la base storica lo seguirà. Il rischio, ovviamente, è che i 5 Stelle diventino un partitino da prefisso telefonico, uno di quei piccoli gruppi che vivacchiano senza mai contare davvero nelle dinamiche politiche del Paese. Uno spazio politico già occupato da altre forze a sinistra del Pd, che difficilmente lasceranno margini di crescita.
Cosa resta del M5S? La rottura con Grillo, dunque, non è solo simbolica, ma strutturale. Il Movimento 5 Stelle era nato con l'idea di essere qualcosa di diverso, un esperimento di democrazia diretta che avrebbe dovuto rivoluzionare la politica italiana. Due mandati, niente compromessi, niente leader a vita. Ora, invece, si sta trasformando in un partito come tanti altri, con un leader ben definito (Conte) e un apparato che cerca di istituzionalizzarsi.
La vera sfida sarà mantenere il sostegno della base. Grillo è ancora molto amato tra i militanti storici, e la sua uscita di scena potrebbe lasciare un vuoto difficile da colmare. E poi c’è la questione delle nuove regole: la fine della regola dei due mandati è solo uno dei cambiamenti in arrivo, ma sarà accettata dalla base? Il rischio, è inutile girarci intorno, è quello dell’implosione.
La fine del contratto di consulenza è il segnale più forte di una frattura insanabile. Ma ora, senza Grillo, il Movimento riuscirà a tenere insieme i pezzi? Molti parlamentari sono schierati con Conte, è vero, ma la base è un’altra storia. E lo vedremo già nel prossimo weekend con le elezioni regionali in Liguria. La stessa assemblea costituente prevista per novembre potrebbe essere un banco di prova per capire se la nuova traiettoria disegnata da Conte troverà o meno il consenso della maggioranza.
In molti vedono questo momento come l’inizio della fine per il Movimento 5 Stelle. Un partito nato per essere diverso, ma che ora rischia di diventare una copia sbiadita delle forze politiche che ha sempre combattuto. Conte ha davanti a sé un cammino difficile: trasformare il Movimento in un partito solido e strutturato senza perdere quella scintilla di ribellione che lo aveva reso unico.
Nel frattempo, Grillo resta alla finestra. Il fondatore del Movimento è ormai fuori dai giochi, anche se promette fuoco e fiamme, ma difficilmente rimarrà in silenzio. È probabile che continuerà a dire la sua, magari attraverso nuovi canali o alleanze inaspettate. La vera domanda è se tenterà un ultimo colpo di coda o se, al contrario, si ritirerà in buon ordine lasciando il campo libero a Conte.
La verità è che il destino del Movimento 5 Stelle è appeso a un filo. Conte ha compiuto il suo delitto perfetto, ma ora dovrà dimostrare di saper costruire qualcosa di duraturo. Grillo, dal canto suo, resterà probabilmente a guardare, pronto a intervenire se le cose dovessero mettersi male. Una cosa è certa: il futuro del M5S sarà molto diverso da quello che avevamo immaginato solo qualche anno fa.