È una rivoluzione quella che promette Paola De Micheli qualora venisse eletta segretaria nazionale del Pd nel corso della nostra trasmissione “Dopo la notizia” condotta da Pasquale Motta. Una rivoluzione che parte proprio dal modello organizzativo del partito che per la De Micheli deve smettere di essere oligarchico ma deve garantire una partecipazione compiuta ovvero in grado di incidere sulle scelte finali.

«Non possiamo continuare con un partito in cui sei o sette persone al chiuso del Nazareno decidono il destino di una intera comunità. Serve rimettere i nostri iscritti al centro del progetto». Il problema è capire se questo progetto ha ancora una sua ragion d’essere. Ovviamente la De Micheli è convinta di sì. A patto di rompere con un certo atteggiamento del passato, caratterizzato da una sorta di subalternità alla modernità.

«Non solo il Pd - ha detto la De Micheli- ma tutta la sinistra europea pensava che la globalizzazione avrebbe garantito opportunità per tutti. Non è andata così, già con la crisi del 2008 si è visto che le disuguaglianze vanno limitate diversamente. Su questi temi dobbiamo ragionare ascoltando soprattutto le persone».

In realtà esiste un problema più profondo ovvero le correnti che da sempre sono un tappo alla partecipazione concreta degli iscritti. Per la De Micheli il problema non sono le correnti ma i motivi che le muovono: «Ben vengano le correnti se offrono contributi di idee e riflessioni, molto meno se sono solo centro di aggregazione di potere. Io ho intenzione di normare le correnti nello statuto del partito prevedendo un numero minimo di iscritti per istituire la corrente, prevedendo un contributo di 50mila euro alle casse de partito, garantendo corsi gratuiti di formazione politica a tutti gli iscritti. Aggiungo che la mia candidatura nasce fuori dalle correnti. Per questo sono stata snobbata da diversi notisti politici, convinti che sono le correnti a decidere i congressi. Io mi candido senza anche come sfida positiva a tutti gli iscritti che invito ad una partecipazione effettiva a questo nostro congresso».

Al di là dei temi del partito, l’occasione era troppo ghiotta per non parlare delle infrastrutture e Motta, ovviamente, non se l’è lasciata scappare. Sul punto De Micheli ha rivendicato di essere stata uno dei ministri che ha investito di più in Calabria: «Abbiamo stanziato i fondi per realizzare uno studio di fattibilità tecnico-economica della Alta velocità per evitare che potesse passare l’idea di svolgere semplici interventi di manutenzione straordinaria della storica rete ferroviaria. Avevamo anche inserito nel Pnrr nazionale il finanziamento del primo lotto. Il mio successore Giovannini ha istituito il fondo aggiuntivo al Pnrr che finanzia l’opera per gran parte».

«Da quello che so Italtel, delegata agli studi di fattibilità, sta per completare i suoi lavori e poi partiranno i dibattiti pubblici in cui tutte le persone interessate possono avanzare idee, proposte, osservazioni migliorative sui progetti. So bene che l’investimento non è remunerativo, ma noi siamo di sinistra, investiamo risorse non per avere un ritorno economico ma per recuperare gap sociali perché è dimostrato che dove passa l’Av porta ricchezza. Spero che questo modello del dibattito pubblico vada avanti anche per le altre opere che finanziammo con quel governo ovvero la Ss 106 anche se il Governo ha spalmato i finanziamenti in 15 anni. Da parlamentare mi impegno a vigilare al massimo affinché vengano rispettati questo impegni», ha concluso Paola De Micheli.

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