«Il problema di essere stato il partito di un po' e un po', riguarda ahimè molti settori e non solo la giustizia. C’è però un’attenuante generica: siamo stati sollecitati, se non costretti, a stare al governo in momenti particolari e difficili. Ma ora noi possiamo, dobbiamo e abbiamo il tempo del Congresso per scegliere posizioni nette e radicali».

Così Paola De Micheli, intervenuta nel corso dell’ultima puntata di Perfidia, il talk politico in onda su LaC Tv e condotto da Antonella Grippo che, di giustizia, ne ha discusso con l’ex magistrato Antonio Ingroia (Democrazia Sovrana e Popolare), Francesco Verderami, giornalista del CorSera, Francesco Maria Del Vigo vicedirettore de Il Giornale, Antonello Talerico (Area Moderata) presidente degli Avvocati del capoluogo, e Francesco Forciniti ex parlamentare eletto con i pentastellati e oggi tra le fila di “Alternativa”.

La candidata alle primarie del Partito democratico si è detta molto colpita dallo «stato confusionale» di Nordio. «Noi abbiamo assunto una linea pienamente garantista anche sul tema delle intercettazioni, che devono essere finalizzate esclusivamente alle indagini. Una linea coerente con il passato della sinistra e del cattolicesimo democratico che sono le due culture che hanno generato il Partito democratico»

Per lei è ovvio non mettere in discussione l’autonomia dei magistrati, ma è altrettanto chiaro che bisogna intervenire sul tema generale della giustizia. Farlo in un clima di mancata unità nel centrodestra, per la candidata alle Primarie, è anche un fatto sui generis che però non si discosta dalla narrazione degli ultimi anni: «Sono divisi su molti temi, sono stati capaci di fare una coalizione, ma è evidente che quando bisogna governare le contraddizioni esplodono, per ora in maniera pacata sulla giustizia. Ma quando ci sarà la consapevolezza tra i cittadini dell’incapacità di governare del centrodestra, queste contraddizioni esploderanno su tutte le materie».

Da candidata alle Primarie, De Micheli spiega la sua posizione: «Le intercettazioni devono essere funzionali alle indagini e non possono essere limitate solo ad alcuni reati. La giustizia ha bisogno di un salto di qualità tecnologico. Per quanto riguarda l’abuso d’ufficio più che di abrogazione siamo per una forte limitazione della discrezionalità dell’uso di questo reato».

Il discorso scivola sulla mancata unità all’interno del Patito democratico e Grippo provoca la De Micheli sulla primitiva matrice correntizia che sembra dominare i dem: «Ammesso che riusciremo a tornare al 25%, le correnti possono essere sane se c’è pluralismo. Il problema è che negli ultimi anni sono stati soltanto un esercizio di potere o un esercizio oligarchico. Io addirittura propongo di regolamentarle, incominciando a dire che le correnti devono dare qualcosa e non togliere al Pd, per esempio un numero di iscritti, delle risorse per finanziare i circoli e dieci giornate di formazione politica all’anno gratuita in giro per l’Italia».

Ma De Micheli si dice convinta del fatto che ci sia molto da lavorare anche sui comportamenti: «Se litighiamo tra noi invece di avere un sano confronto di idee le persone non si affideranno a noi. Esiste un problema di credibilità se non fai quello che dici e se non sei quello che dici di essere».