Qualcuno l’ha definito Masaniello, altri un guascone, ma il presidente della giunta regionale della Campania, è uno dei pochi che da tempo affronta il tema dell’autonomia differenziata dicendo anche cose sensate. Ieri il governatore Vincenzo De Luca ha indetto una conferenza stampa per chiamare a raccolta la classe dirigente meridionale, oltre i colori politici. Saranno fischiate le orecchie, ad esempio, a Roberto Occhiuto quando il suo collega campano ha detto senza infingimenti che «Mi auguro di trovare in questa battaglia al mio fianco anche i colleghi delle regioni meridionali che hanno governi diversi da quello della Campania. Penso alla Basilicata, alla Calabria e alla Sicilia, spero partecipino a una battaglia che è sui contenuti e non su basi ideologiche».

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Il riferimento alla Calabria non è frutto del caso bensì di strategia politica che qualcuno legge come una lotta sotterranea per la leadership politica del Mezzogiorno da due campi avversi. Lo stesso De Luca aveva in passato anche bacchettato Occhiuto sulla vicenda dei medici cubani. Ora lo scontro si è spostato su un argomento come l'autonomia differenziata. Se Forza Italia sulla questione balbetta per ordini di scuderia, si erge a garante del Sud, a vigile dei diritti, De Luca va giù dritto e definisce il Ddl Calderoli “Legge truffa”, basata sulla favola di un Meridione farcito di quattrini dal Governo e  dall’Europa.

De Luca cita i dati campani. «Ogni cittadino del Sud riceve come spesa pubblica 5000 euro in meno rispetto a un cittadino del Nord, per quanto riguarda i posti letto la Campania ne ha 1/4 rispetto alla Lombardia. Per quanto riguarda i dipendenti della sanità ogni 1000 abitanti noi abbiamo quasi la metà dei dipendenti dell’Emilia Romagna e della Lombardia». Spostando lo sguardo in Calabria siamo sicuri che i numeri variano di poco. Per questo l’appello, più che alle forze politiche a tutti i politici meridionali, è quello della mobilitazione che sta organizzando in Campania e non solo, fino ad arrivare al ricorso alla Corte costituzionale quando il Ddl verrà convertito in legge dello Stato.

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De Luca in conferenza stampa è vulcanico come al solito e come al solito non risparmia frecciate al suo partito, il Pd. «Ieri per la prima volta - sottolinea il governatore - in occasione del question time, dai banchi dell'opposizione è stato sollevato un problema concreto, ho avuto i brividi».

Un concetto figlio della scarsa simpatia verso la segreteria nazionale, ma che ha una base concreta sulla timidezza con cui i dem hanno affrontato finora la questione. Un atteggiamento che ha portato diversi analisti a parlare di un divorzio fra il centrosinistra e il Mezzogiorno, un’incapacità a capire il Sud; di interrogarsi sulle leve possibili del suo sviluppo; di intraprendere concrete iniziative.

Ora il vento sembra cambiato non fosse altro che per questioni di calcolo politico-elettorale. A suonare la carica ci pensa il segretario regionale calabrese, senatore Nicola Irto. «I parlamentari meridionali del centrodestra non siano indifferenti alle parole sull’autonomia differenziata del cardinale Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, e dei vescovi calabresi Checchinato e Savino. La coscienza di tutta la politica deve rivolgersi, indipendentemente dalle appartenenze, all’eguaglianza nei diritti, alla cancellazione delle ingiustizie sociali e al bene di ogni persona», ha scritto  in una nota.

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«Ho detto più volte che l’autonomia differenziata è un colpo micidiale ai diritti: toglie risorse al Sud per portarle al Nord, ai poveri per darle ai ricchi. Ora anche la Chiesa ha preso posizione e chiaramente al di fuori della dialettica politica. Il cardinale Parolin ha chiesto se valga la pena portare avanti il disegno di legge sull’autonomia differenziata, dato il divario esistente tra il Sud e il Nord. Monsignor Checchinato ha esortato a non schierarsi dalla parte dei ricchi e monsignor Savino ha invitato a rompere il silenzio, a non avere paura».

«Mi auguro – conclude Irto – che la coscienza dei colleghi parlamentari del centrodestra prevalga sulle ragioni di partito e sugli equilibri della loro coalizione, perché in questo caso è molto più importante l’eguaglianza e la giustizia sociale nel nostro Paese, che deve crescere nella parità e nell’unità dei cittadini».

Vedremo cosa prevarrà nei parlamentari calabresi di centrodestra. Finora più che l’interesse verso i territori è prevalso quello per la poltrona.