Tommaso Cerno, già direttore de l’Espresso e condirettore di Repubblica, senatore del Partito democratico dal 2018, eletto come indipendente, ha dimostrato di non farsi imbrigliare in logiche e litanie faziose o squisitamente partitiche, arrivando a tuonare contro il Ddl Zan, tanto caro ai dem e recentemente affossato in Senato. Non è esente nel risparmiare stoccate anche ai compagni di partito, con una verve ed una sincerità forse atipica per chi siede tra gli scranni parlamentari. In questa esclusiva a LaC News24, come un fiume in piena, ecco il "Cernopensiero" su Pd, Ddl Zan e dintorni.    

Senatore, in passato col Pd ha giocato un po’ a ping-pong, prima gruppo misto, poi flirt con Italia Viva. Che rapporto ha oggi col suo partito?

Io mi candido al Parlamento perché costretto a lasciare Repubblica da una impossibilità materiale di svolgere il mio compito di condirettore a causa della guerra su di me del direttore precedente. Cerco un luogo dove esprimere il mio pensiero di sinistra libero, radicale e mi reco dal segretario del Partito Democratico che allora era Matteo Renzi, il quale non era mio amico. Io ero direttore dell’Espresso, avevo attaccato la sua famiglia, avevo fatto copertine, ma che in qualche modo dice, forse proprio per questa ragione, che potevo candidarmi a Milano.

Vinco il mio seggio ed entro da indipendente in Parlamento, non avevo la tessera del Pd. Da quel momento vengo osteggiato da tutte le correnti. Da Renzi perché non ero un suo amico e dagli avversari di Renzi perché mi aveva candidato Renzi. Il Pd non considera il segretario il capo della sinistra, lo considera una persona che ha un nome e un cognome. In questo senso il Pd non potrà mai essere unito.

L’unica persona che ha unito il centrosinistra è stato Prodi che non era espressione di nessuna corrente di nessun partito che componesse l’Ulivo. Se io divento senatore del Pd pure indipendente perché il segretario mi ha candidato, ma il segretario è capo di una corrente quindi tutti gli altri ti isolano e lui stesso ti isola, tu sei da solo dentro il Pd. Questa è stata la mia situazione in questi anni, non sono mai stato chiamato a contribuire a nulla. Loro si consultano solo con quelli che dicono di sì.

Ha definito giorni fa il Pd come un partito omofobo, pensa che l’indignazione di queste ore sia solo facciata o frutto di un sentimento vero di costernazione all’interno del Partito?

Sono certo che Letta sia convinto che la legge Zan sia una buona legge, solo che nessuno l’ha letta. Se l’unico omosessuale che hai in Senato non può dire una parola sulla legge sui gay, questa è omofobia. Ci sono due componenti nel Pd: c’è un sentimento vero di quelli che credevano di aver fatto una buona legge e quindi pensano di aver subito un torto e quelli che sapendo che avevano fatto una legge terrificante si rendono conto che è stata distrutta dagli stessi che l’avevano fatta e non dagli altri. Se Salvini avesse 154 voti in Senato non ci sarebbe Draghi presidente del Consiglio, ci sarebbe lui.

Accuse incrociate tra Renzi e Letta. Dove si annidano i franchi tiratori della legge?

Nel centrosinistra. Nel Pd, probabilmente qualcuno di Italia Viva potrà averlo fatto e poi quelli del M5s di sinistra. Sono lì dentro perché la maggioranza della destra se esistesse in questo modo non avremmo avuto un Governo Conte 2. Quei numeri il centrodestra non li può esprimere. Quella è una cosa che è nata e morta dentro la sinistra. Mancavano almeno 35 voti perché conosco personalmente almeno 15 senatori del centrodestra che hanno votato la legge.

Ha contestato il Ddl Zan nel merito e da tempi non sospetti, preferendo il Ddl Maiorino...

Nel contestare il Ddl Zan ho anche detto che il modo in cui è nato questo Ddl è allucinante. C’era un buon testo di legge che stava per essere depositato. In una corsa ad ostacoli, in una supplenza Pd della Presidenza di Commissione fu infilato il Ddl Zan che era una versione già diminuita, già piena di errori, già piena di ambiguità, malfatta, per arrivare primi con il simbolo del Pd. In secondo luogo non si capisce perché visto che la situazione politica era evidente, perché non si sia andati a votarla prima al Senato e poi alla Camera. Si è scelto di preferire il simbolo ed il nome della legge al contenuto e agli effetti della legge.

Presenterà una sua proposta di legge alternativa?

Non c’è bisogno. Basta un emendamento alla legge Mancino, su cui avremmo avuto un’approvazione all’unanimità del Parlamento, rinviando la parte controversa della legge ad un dibattito più ampio per arrivare a una proposta da votare successivamente quando ci fosse stato il momento per farla bene e per farla passare. Avremmo tutelato i gay dalle violenze, dalle discriminazioni verbali, dalla propaganda d’odio e avremmo liberato la legge dalle sue storture e dalle sue ambiguità che son quelle che hanno portato il Parlamento a creare quel dibattito surreale che è finito con quel voto.

Il Pd l’ha ostracizzata, è vero che chiamava addirittura le trasmissioni televisive per non farle dire queste cose?

Ho i messaggi degli autori delle trasmissioni. Il Pd è infastidito nella sua forma sovietica. L’ufficio stampa del Pd manda sulle chat interne tutte le interviste che escono tranne le mie. Io sono un paria. Sono libero mentalmente, non ho mai chiesto niente a nessuno. Sono un vangelo apocrifo.

Sono il vangelo apocrifo nel protovangelo di Giacomo della sinistra: dico le cose come sono ma è meglio non leggerlo. Tu leggi tutte le interviste che mandano, spesso tutte uguali che derivano da un’unica idea. Ho smesso di dirlo perché ho capito che lo fanno a posta.

L’ufficio stampa del Pd telefona alle trasmissioni, l’ultimo caso tre giorni fa mentre ero già in collegamento, mi hanno telefonato per staccarmi mentre stava già cominciando, perché vanno a cercare dove sono per dire: “Lui non è del Pd, mettiamo un altro”. Ma mettete uno intelligente invece che mettere uno Xanax di questi che mettete in televisione che uno cambia canale e si addormenta.

Ad esempio chi?

L’ultima volta che mi è successo mi son trovato con Tommaso Cerno scritto sotto e poi c’era Fiano.

Chiudiamo con una nota di colore. Le dispiace un po’ per Alessandro Zan? Cosa vuole dirgli per rincuorarlo?

Alessandro Zan ha fatto tantissimo per i gay nella vita. Ricordo i primi gay pride a Padova 20 anni fa, ero con lui in prima fila. Lui voleva fare qualcosa in buona fede. Io non sono in Parlamento perché sono gay, ci sono per mille altri motivi. Lui probabilemente ha una tale naturale propensione al dialogo solo con il mondo dell’associazionismo gay e con il partito di cui fa parte che perde di vista il fatto che quando tu cambi una legge per far contento un senatore, poi quella legge rimane scritta e quando io la leggo, se scopro che è omofoba, dico che fa schifo, anche se sono nel tuo partito, anche se sono di sinistra, soprattutto per questo.

Io gliel’ho detto. Dopo di chè, il fatto che in Senato non abbiano coinvolto me deriva dal fatto che Monica Cirinnà viene considerata la depositaria della sapienza in materia di diritti civili. Se questo basta, se tutta l’idea di libertà può essere contenuta in un’unica persona, vuol dire che il partito binario d’Italia, è proprio il Pd. C’è Zan-Cirinnà, non ci sono i diritti civili, l’idea della società, l’idea di sinistra. Se è un partito di nomi e di cognomi, non si va da nessuna parte.