I senatori dem con Nicola Irto primo firmatario presentano un’articolata interrogazione con tutti i guasti e i ritardi sulla linea ferroviaria nazionale e chiedono al ministro se davvero la soluzione che ha in mente è cancellare il 15% delle corse. E la pentastellata Baldino lo attacca sul mancato avvio dei lavori sulla tratta Sibari-Crotone
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Il Pd calabrese ha aperto un doppio fronte sul trasporto ferroviario: uno nazionale e uno interno. Quello nazionale riguarda gli incredibili disagi che si stanno registrando sulla linea ferroviaria. Da inizio anno si sono verificate 104 fra interruzioni e ritardi e ieri si sono registrate sei ore di blocco alla circolazione in Calabria.
Quanto basta per far sbottare il segretario regionale, il senatore Nicola Irto contro il ministro Matteo Salvini. Irto ha annunciato di essere il primo firmatario di un'interrogazione indirizzata allo stesso ministro dei Trasporti in cui si definisce il traffico ferroviario una vera e propria emergenza nazionale.
L’interrogazione, molto corposa, riporta dettagliatamente tutti i disagi che si sono registrati alla circolazione ferroviaria. Si parte dal guasto del 12 gennaio con i problemi tecnici verificatisi alla stazione di Milano Centrale. Il giorno dopo, invece, ritardi e soppressioni sulla linea Milano-Genova. Il 14 gennaio si sono registrati guasti sull’AV Firenze-Roma, con forti disagi registrati in Calabria. Sulla linea Salerno-Reggio Calabria, per interventi tecnici causati da maltempo sono stati soppressi nove treni tra AV e Intercity. La sospensione della circolazione dei treni ha riguardato anche la linea Sapri-Lamezia Terme.
Ancora. Il 22 luglio c’è stato lo sviamento del treno merci a Cintola che ha provocato l’interruzione per quattro giorni del collegamento ferroviario tra Calabria e Sicilia e il resto del Paese. L’8 agosto, invece, alcuni roghi nei pressi di Anagni hanno determinato l’interruzione della linea alta velocità Roma-Napoli. Era il 15 settembre quando si è verificato un guasto tecnico vicino Piacenza che ha provocato forti rallentamenti sulla linea AV Milano-Bologna-Firenze. Il 2 ottobre è stata la volta di diversi “guasti tecnici” su diverse linee ferroviarie del Paese.
Questi, si legge nell’interrogazione, sono solo i principali problemi che si sono verificati sulla linea ferroviaria. Alla luce di tutto ciò i senatori del Pd, primo firmatario appunto Nicola Irto, chiedono al Ministro Matteo Salvini quali misure urgenti abbia adottato o intenda adottare al fine di risolvere tempestivamente la problematica dei “guasti” e delle interruzioni di servizio sull’intera rete ferroviaria nazionale, che hanno raggiunto una frequenza molto elevata nel corso degli ultimi mesi e quali misure abbia richiesto a RFI a garanzia del buon funzionamento dell’infrastruttura ferroviaria e per rafforzare la capacità di pronto intervento in caso di guasti ed interruzioni del servizio; se intenda effettivamente procedere al taglio del 15% delle corse quale soluzione per risolvere i problemi che affliggono il servizio ferroviario nazionale.
I senatori chiedono poi al Ministro quali misure abbia richiesto a Trenitalia, ad Italo e agli altri operatori del trasporto ferroviario per garantire una maggiore puntualità del servizio. Infine se intenda attivarsi per garantire un adeguato finanziamento del Fondo nazionale trasporti, la cui attuale dotazione risulta allo stato attuale del tutto insufficiente; se intenda, altresì, attivarsi per dare avvio ad una vera e propria “cura del ferro”, con investimenti mirati a potenziare il trasporto pubblico su rotaia.
Ma non è solo il Pd ad aver messo nel mirino Matteo Salvini. «Meloni prenda in mano il dossier treni, con Salvini siamo su un binario morto», ha detto Giuseppe Conte dopo il martedì nero dei trasporti ferroviari. «A che ora si dimette Salvini?», rincarava Matteo Renzi; «È al Mit o al Viminale?», attaccava Stefano Bonaccini.
Un altro attacco veniva dalla calabrese Vittoria Baldino, vicecapogruppo del M5s alla Camera. La deputata prima interveniva in aula per parlare di «Un ministro inadeguato e un governo che volta le spalle al Sud: questa è la realtà dei trasporti in Italia oggi. Nelle scorse ore abbiamo appreso la notizia che la tratta regionale Sibari - Crotone, sospesa per lavori dal 16 settembre, che sarebbe dovuta riaprire il 19 gennaio non riaprirà sicuramente prima di giugno perché i lavori lungo i circa 100 km di binario, finanziati con 60 milioni di euro, non sono ancora iniziati. In altre nazioni un ministro come Salvini si sarebbe già dimesso. Non ci fermeremo - ha concluso - finché non sarà garantito il diritto alla mobilità per tutti e finché non metteremo al centro le esigenze di ogni territorio, anziché i profitti ricavati da opere inutili per la comunità».
La mattina dopo la stessa Baldino, ospite della trasmissione Rai Agorà, ha rincarato la dose. «La tratta ferroviaria Sibari-Crotone, interrotta dal 16 settembre, doveva riaprire il 19 gennaio. Oggi scopriamo che dei lavori, per cui erano stati stanziati 60 milioni di euro, non si hanno notizie e la riapertura è rinviata a data da destinarsi. Avevamo già segnalato dubbi con una interrogazione in consiglio regionale lo scorso ottobre, della quale attendiamo ancora una risposta. Questa linea è garantita solo da un vecchio treno a gasolio che sembra provenire da un film degli anni ‘50: è l’unico collegamento che permette a molti calabresi di raggiungere il Frecciarossa Sibari-Bolzano. Ma in Calabria la realtà è questa: strade dissestate, aeroporti scollegati dal sistema ferroviario e un governo che continua a investire miliardi su un’opera inutile come il Ponte sullo Stretto, ignorando i veri bisogni del territorio. In aula, ho chiesto chiarezza: perché i lavori non sono mai partiti? Che fine hanno fatto i fondi stanziati? Quando riprenderà il servizio?”.
Un mistero anche perché Matteo Salvini sembra sempre meno appassionato di treni e ritardi. Al punto che non si è nemmeno presentato all’inaugurazione del nuovo piazzale che ospita l’accesso alla stazione Termini di Roma. Un’opera di competenza di Rfi e Anas, dunque del ministero dei Trasporti guidato da Salvini. Gli esperti segnalano anche che il Capitano da almeno una settimana non pubblica nessun contenuto social legato al suo incarico al ministero di Piazza di Porta Pia. Troppo scottato dallo stop della Meloni su un suo ritorno al Viminale, ma proprio quello stop oggi lo lascia al centro del mirino.